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25/06/2015

Le Sentenze della Corte Costituzionale ed il Pd

La sentenza della Consulta sulla riforma pensionistica Monti-Fornero ha messo in moto una pericolosa azione del Pd (che non manca un’occasione per dimostrare di essere la punta di lancia contro la Costituzione e dar prova della sua natura di destra antipopolare) che potrebbe avere conseguenze molto peggiori di quelle già nefaste oggi dichiarate.

E’ stato presentato un disegno di legge (primi firmatari i senatori Pd, Linda Lanzillotta e Paolo Guerrieri) che prevede che quando la soluzione della questione di costituzionalità possa implicare maggiori oneri o minori entrate per i bilanci pubblici, “la Corte possa chiedere all’Ufficio parlamentare di bilancio una relazione sugli effetti finanziari dell’eventuale dichiarazione di illegittimità costituzionale”.

In questo modo, la Corte valuterebbe tenendo presenti gli effetti finanziari delle proprie decisioni e considerare anche l’opportunità di non rendere retroattivi gli effetti della sentenza, così come è già accaduto per la cd. Robin Tax, dice il disegno di legge. Peccato che il precedente della Robin Tax invocato dalla Lanzillotta abbia avuto tutt’altre motivazioni che non c’entrano con la contabilità dello Stato.

Inoltre: il disegno di legge, prevede che possa essere data pubblicità all’eventuale posizione di minoranza in seno alla Corte (fatto sin qui mai accaduto, perché la Corte si è sempre presentata come entità unitaria).

Le due cose vanno lette insieme: si tratta di un tentativo di pressione per indebolire la Corte e piegarla agli orientamenti dell’esecutivo che potrebbe anche reiterare in altro modo una legge caducata, tanto non dovendosi pagare gli arretrati, il gioco potrebbe essere ripetuto all’infinito. La pubblicazione del dissenso avrebbe poi l’effetto di indebolire politicamente le decisioni della Corte.

Inoltre si tratterebbe di un precedente non irrilevante su un piano giuridico generale: in questo modo, qualsiasi diritto economico, nei confronti dello Stato, sarebbe subordinato alla parità di bilancio stabilita dall’art. 81 con la recente modifica costituzionale voluta da Monti (vedete come Monti, Letta e Renzi rappresentino la stessa linea politica?). Questo significa che il governo si riserva anche il diritto di decidere in quali tempi dare esecuzione alle decisioni della Corte. Ad esempio, se la sentenza giungesse in un certo momento dell’anno, si potrebbe sostenere che le leggi di spesa sono già impostate e, pertanto, per l’applicazione della sentenza se ne riparlerà l’anno successivo, quando poi, un altro pretesto potrà rinviare ancora di qualche tempo.

Di fatto, siamo alla degradazione dei diritti soggettivi a meri interessi legittimi: e ci voleva un governo di “centro sinistra” per fare questo grande passo nella nostra cultura giuridica?

Poi, la ciliegia sulla torta: a breve si dovrebbero eleggere tre nuovi giudici costituzionali (uno aspetta già da un anno, il secondo da febbraio ed il terzo scadrà il 5 luglio) e, come spesso accade, si fanno già i nomi dei possibili candidati, fra questi appare quello di Franco Bassanini, un illustre giurista che, dopo aver militato in area cattolica, nel Psi, nella Lega dei Socialisti, nella Sinistra Indipendente, nel Pds-Ds-Pd (è stato anche ministro) è stato presidente della Cdp (le Poste) incarico appena scaduto, per cui non sia mai che resti disoccupato. Ma, soprattutto, chi è Bassanini? Il marito dell’on Lanzillotta, la proponente del disegno di legge di cui abbiamo appena detto.

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