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25/06/2015

La parabola del Circolino (e della sinistra), dai circoli operai al business

Bergamo. C’era una volta la Sinistra e il Partito Comunista Italiano, formazione politica che nel decennio 1960 – 1970 raccoglieva tra il 23 e il 26 percento alle elezioni politiche nazionali.
In quel decennio il Partito Comunista nella provincia bergamasca, nonostante in città non raggiungesse le percentuali di voto del resto di Italia, fu capace di aggregare le fasce deboli della popolazione e fungere da collettore per i quartieri operai, creando direttamente o ricevendo in dono dagli operai stessi i circoli del popolo, la Malpensata su tutti.
La scomparsa del partito che fu di Gramsci è storia di vent’anni fa, affossato dai colpi di Occhetto e dal cambiamento del mondo tutt’attorno alla Sinistra stessa. Oggi prende il posto del PC il centrosinistra, che si approccia ai cittadini e alla rappresentanza politica in una diaspora di sigle. La più importante (il PD) dal partito comunista si discosta vistosamente: tecniche comunicative, sensibilità e approccio alle controparti decisamente differenti.

A Bergamo dal crollo del PC i Democratici di Renzi qualcosa però ereditano: non certo il logo, le teorie o l’approccio solidaristico verso le classi subalterne, bensì tutto il patrimonio immobiliare che via via negli anni il PC fu in grado di costruire e accumulare.
Questo patrimonio, in terra orobica ha un nome e cognome e si chiama Fondazione Gritti Minetti. Gestita egemonicamente dalle forze della sinistra democratica (PD su tutti), annovera tra i vari amministratori Gianfranco Costelli (consigliere PD di Romano di L.dia), Matteo Rossi (presidente della Provincia di Bergamo) e tanti altri vicini alla sfera di influenza del partito.

La Fondazione Gritti Minetti amministra un patrimonio immobiliare del valore di 6 milioni di euro. Tra questi, ventotto immobili sono affittati come sedi territoriali del PD.
Uno di essi si trova in via Luzzati 6/B ed è conosciuto come “il Circolino” della Malpensata, uno dei circoli ricreativi costruito dagli operai del quartiere per gli operai stessi e poi donato al PC.
La Gritti Minetti però non gestisce direttamente il Circolino, anzi ne acquista la proprietà solo recentemente; ne affitta però le mura alla cooperativa Paci Dell’Orto, di fatto titolare della ditta, delle attrezzature e di tutto ciò che vi è all’interno del locale in Malpensata.

La cooperativa Paci Dell’Orto è nata nel 1961 con un forte spirito antifascista, tant’è che deve il suo nome a Ferruccio Dell’Orto e Dante Paci, partigiani uccisi, ricordati soprattutto per non aver ceduto alle torture fasciste, mantenendo così al sicuro i propri compagni della Resistenza.

Dal 1961 la cooperativa Paci Dell’Orto gestisce in proprio il bar del Circolino; dopo il 1998 le sue scelte divergono da quelle precedenti. Il Circolino viene affittato ad un’ulteriore azienda. Cosi facendo, la cooperativa decide di assicurarsi un guadagno certo, sacrificando però lo spirito originario del Circolino Basso. Dal 1998 sino ad oggi la Paci Dell’Orto paga alla Gritti Minetti 12.000 euro l’anno e incassa l’affitto di 31.000 euro da parte del gestore, contabilizzandolo però come contributi dei soci (quindi esentasse): ciò assicura così 19.000 euro di guadagno all’anno, senza inutili contrattempi e senza l’onere di dover gestire il bar attenendosi alla sua funzione originale, un servizio culturale e ludico al quartiere.
In questi giorni il Circolino finisce sui massimi quotidiani cittadini: la cooperativa che aveva in gestione il bar (coop. L’innesto ONLUS) recede dal contratto di affitto di azienda e la Paci Dell’Orto si trova cosi ad un bivio: tornare a gestire la cooperativa direttamente, assumendosi così il rischio d’impresa e i conseguenti utili, garantendo però il posto di lavoro a chi fino a quel momento all’interno del Circolino ci ha lavorato, oppure affittare nuovamente l’azienda a qualcun altro e speculare.

Vince la scelta che assicura un guadagno assicurato. Per il circolino viene quindi indetto un nuovo bando, dove viene specificato che chi subentra non ha alcun obbligo verso i quattro dipendenti. Sarebbe bastato far subentrare nel precedente affitto la nuova gestione per rendere obbligatorio l’assunzione di tutti i dipendenti; ma la Paci Dell’Orto preferisce altri lidi: chi subentra in un presidio della sinistra può non assumere i dipendenti, può non fare politiche di prezzi, può non rivolgersi al quartiere con una funzione sociale. Il mercato vince, il circolino perde.

La nuova sinistra con il brand partigiano può tranquillamente sacrificare il destino di quattro persone in nome del business e della speculazione. La catarsi della Sinistra bergamasca è compiuta.

Negli anni '60, i padri fondatori del Circolino crearono un punto di riferimento per il quartiere e le persone sfruttate. Oggi la nuova sinistra preferisce accumulare in tempi di crisi invece che riprendersi in mano il circolino e tornare a fare cultura e aggregazione in un luogo storico del movimento operaio. Ma nessuno provi a sfiorare le coscienze di chi la Paci Dell’Orto la amministra e decide le sorti di quattro persone. In periodo di crisi d’identità, dalla crisalide della Sinistra del 2015 non nasce alcuna farfalla. Con buona pace di Ferruccio Dell’Orto e Dante Paci, partigiani morti per una Bergamo più equa.

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