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29/04/2015

Burundi - Proteste contro il terzo mandato di Nkurunziza

di Federica Iezzi

Terzo giorno di feroci proteste nella capitale del Burundi. Secondo i dati dell’Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari (Ocha), dopo l’annuncio della candidatura, alle prossime elezioni del 26 giugno, dell’attuale presidente Pierre Nkurunziza, i partiti di opposizione e i leader della società civile hanno organizzato manifestazioni in tutto il Paese.

Nkurunziza vinse le ultime elezioni presidenziali con l’88% di preferenze. Salito al potere nel 2005, dopo aver guidato un gruppo di ribelli durante la guerra civile di 12 anni che ha annientato socialmente ed economicamente il piccolo stato africano, è rimasto poi in carica per due mandati. Oggi il tentativo di cercare un terzo incarico appare incostituzionale e contrario allo spirito dell’accordo di pace e riconciliazione di Arusha del 2000, che ha chiuso un decennio di guerra civile nel Paese.

Gli Accordi di Arusha, hanno accompagnato all’epilogo il sanguinario conflitto, che ha ucciso più di 300.000 persone, tra l’esercito di minoranza tutsi e i gruppi ribelli hutu. Essi limitano la funzione presidenziale a due mandati e prevedono la condivisione del potere tra i gruppi etnici del Paese.

L’ultimo rapporto di Amnesty International segnala violenze pre-elettorali, aggressioni e intimidazioni da parte dei membri dell’Imbonerakure, ala giovanile del CNDD-FDD (Conseil National pour la Défense de la Démocratie-Forces de Défense et de la Démocratie), partito di Nkurunziza.

Per l’impunita condotta di abusi, 20.408 burundesi hanno cercato rifugio in Rwanda nel corso delle ultime due settimane, secondo gli ultimi dati dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr). Almeno 16.000 rifugiati, sono stati spostati dai due centri di accoglienza di Bugesera e Nyanza, nel Rwanda orientale e meridionale, al nuovo campo profughi Mahama, nel distretto orientale di Kirehe. I numeri dell’UNHCR, in rapida crescita, parlano di 4.000 civili burundesi rifugiati nella Repubblica Democratica del Congo e poco più di un centinaio in Tanzania.

L’esercito governativo del Burundi ha arrestato 157 persone durante le ultime proteste. Secondo Human Rights Watch, la polizia, guidata da André Ndayambaje, ha usato gas lacrimogeno, cannoni ad acqua e proiettili veri contro i manifestanti.

Le emittenti locali, come Radio Isanganiro, parlano di almeno sei morti. Le autorità hanno posto restrizioni ai media locali, già bloccate le trasmissioni di tre stazioni radio popolari. Linee telefoniche tagliate. Scuole, università e negozi del centro di Bujumbura sono chiusi. Le proteste si sono concentrate nei quartieri periferici. Cortei di studenti anche nella città di Gitega, sulla linea della campagna dell’opposizione “Stop the Third Term”.

Già qualche settimana fa, erano state arrestate 65 persone che manifestavano contro un terzo mandato dell’attuale Presidente, notizia tenuta celata dalle autorità locali. Nel mese di febbraio era stato licenziato, dopo soli tre mesi di lavoro, il leader dell’intelligence del Burundi, Godefroid Niyombare, apertamente schierato contro il terzo mandato di Nkurunziza.

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