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28/01/2015

Perchè il M5s deve votare Prodi

Leggo sui giornali che si stanno tenendo le consultazioni online del Movimento 5 Stelle per la scelta di una rosa di nomi per il Quirinale. Come già detto nei giorni scorsi, le “consultazioni” di Renzi sono solo manfrina e tali si stanno dimostrando in queste ore.

L’opposizione al nazareno un nome non lo ha e deve costruire una candidatura, ma non ci vuol molto a capire che, così stanti le cose, l’unico nome che può essere speso, per incidere profondamente nel Pd è quello di Prodi. Potrebbe avere i consensi di Bersaniani, Cuperliani e Civatiani, ma potrebbe anche raccogliere nell’area cattolica di Fioroni e fra singoli notabili (Bindi, D’Alema), un blocco che potrebbe superare i 200 voti. Certo 200 voti sono parecchi e, con l’aggiunta di Sel, potrebbero salire a circa 240, ma ancora troppo pochi per far decollare la candidatura fuori del partito. Per fare questo occorrono i 140 del M5s, raggiungendo così i 380 voti, su cui poi, forse, potrebbero convergere le opposizioni di destra (i quasi 100 fra Lega, Gal, Fd’I, Fittiani) in funzione anti Nazareno. E si arriverebbe poco sotto i 500. Ad un passo dall’elezione, ma con concrete possibilità che i “nazareni” ce la possano fare lo stesso anche se per pochissimo.

Il punto, però è un altro: se fra la seconda e la terza votazione iniziasse un’onda montante per Prodi – che dovesse raggiungere i 250-300 voti – Renzi sarebbe seriamente nei pasticci. Infatti avrebbe due sole scelte: o adattarsi rapidamente alla situazione convergendo su Prodi, che così diventerebbe Presidente (e per Renzi sarebbero dolori), o tentare il tutto per tutto ed insistere sul patto del Nazareno, però pagando prezzi altissimi. Prodi è il fondatore del Pd, ed anche se se ne è allontanato da qualche tempo, è pur sempre una importante figura di riferimento tanto per i quadri del partito quanto – e soprattutto – per gli elettori, per di più, mentre il candidato del Nazareno rischierebbe una elezione risicatissima, Prodi, con l’appoggio del M5s supererebbe facilmente i 600 voti.

Dunque, l’unica ragione per sbarrargli la strada sarebbe quella di rendere esplicito il progetto strategico sin qui inconfessato, anche se evidente già da tempo agli addetti ai lavori. In queste condizioni, la permanenza della sinistra nel Pd sarebbe praticamente impossibile ed, in ogni caso, questo costerebbe a Renzi almeno il 6-7% dei voti, oltre quelli già persi in questi mesi. E, con un Pd al 26-27%, un centro che si e no mette insieme il 4 ed una Forza Italia ridotta alla metà dei voti attuali, dopo l’uscita dei fittiani, il progetto di Partito della Nazione nascerebbe già moribondo.

Inoltre, una scissione del Pd metterebbe in discussione il cammino delle riforme istituzionali ed elettorali (in particolare la riforma del Senato difficilmente avrebbe i numeri e, comunque, non quelli per evitare un eventuale referendum di ratifica) e potrebbe anche sfociare in elezioni anticipate già in primavera che si terrebbero con il sistema elettorale proporzionale con preferenze disegnato dalla Corte Costituzionale. Il che non sarebbe poco.

Il pallino sta in mano al M5s, che oggi ha l’occasione di pesare in modo determinante. Il M5s deve decidere se restare esterno al sistema, puro ed ininfluente o se accettare di “sporcarsi le mani” (ma “sporcarsi”, poi, perché?) ma pesare e  battere il Nazareno. Certo, Prodi non è il candidato naturale del M5s: è l’uomo dell’Euro, è un uomo di Palazzo sin dall’adolescenza, è stato sfiorato da diverse vicende non esaltanti (caso Cirio, sede Nomisma a Mosca), continuerà a lavorare in sintonia con Merkel e Draghi e sicuramente non sarà grato al M5s dell’appoggio ricevuto. Tutto questo lo sappiamo ed è inutile ripetercelo: deve essere chiaro che il M5s darebbe i suoi voti ad un nemico, ma non tutti i nemici sono uguali.

Vorrei ricordare che, due anni fa, per restare opposizione incontaminata al sistema, il M5s poi determinò la rielezione di Napolitano e, con essa, abbiamo avuto i governi Letta e Renzi, i ripetuti tentativi di demolire la Costituzione (compreso quello quasi riuscito ora in corso), il patto del Nazareno e tante altre delizie che non sto qui ad enumerare.

Capisco perfettamente le ragioni della parte più radicalmente ostile al sistema che non vuole compromessi ad adattamenti tattici di sorta, e capisco anche l’esigenza di tenersi le “mani libere”, il timore si sentirsi rinfacciare l’elezione di un uomo che sicuramente farà cose molto diverse da quelle che il M5s vorrebbe. Ma conviene fare una riflessione molto attenta sulle prospettive: il M5s, forse è in calo, sicuramente non è in crescita ed è molto distante dalla soglia della vittoria.

Dunque, decidere di restare sull’Aventino, puro e congelato, significa candidarsi ad un lungo periodo di impotenza, in cui ci si limita a fare solo propaganda. Un partito del genere può esistere, ma perde rapidamente tutta la parte degli elettori che pretendono che esso faccia sentire il suo peso sin d’ora, cogliendo le occasioni che si prospettano. Se si va in Parlamento, si va per fare qualcosa, non solo comizi, per i quali basta la piazza. E se, nonostante si sia preso un sonante 25% si resta del tutto ininfluenti, una grossa fetta di elettori pensa che votare quel partito è inutile e guarda altrove. Attenti a non confondere gli attivisti con l’elettorato: fra i primi le posizioni “radicali” sono molto più forti che fra i secondi.

Questo significa che, in un tempo non brevissimo, ma sicuramente non lungo, il M5s si ridurrà ad un misero 5-6%, in attesa che un giorno la gente si rivolti al sistema portando sugli scudi a Palazzo Chigi Grillo. Anche questa può essere una scelta nobile, anche se nessuno può garantire che poi vada così, l’importante è fare una scelta consapevole. I bordighisti aspettano da 80 anni che arrivi il giorno della rivoluzione…

Bisogna essere coscienti che, in attesa del radioso giorno della vittoria, si sta andando incontro ad una brutale sconfitta elettorale ed al rischio di scomparire. Potrebbe essere un suicidio.

E’ ovvio che anche la scelta opposta, votare Prodi, ha dei rischi perché scontenterebbe una parte degli elettori del movimento, ma con due differenze: le perdite sarebbero decisamente inferiori al caso precedente e le prospettive per il futuro prevedibile sarebbero decisamente migliori e più ampie.
Pensateci su.

Fonte

Vizi e virtù del tatticismo...

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