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26/01/2015

Ma il quantitative easing è di sinistra?

L’annuncio del quantitative easing (QE) da parte di Mario Draghi - ovvero l’acquisto di bond pubblici, azioni private e crediti in sofferenza da parte della Bce per oltre 1000 miliardi fino a tutto il 2016 - ha lasciato spazio a molte interpretazioni. Prevedibile il trionfalismo, specie da parte dei quotidiani ufficio stampa del governo come Corriere e Repubblica. Ma c’è anche chi ha pensato che il QE avesse caratteristiche di “sinistra” per due motivi. Uno, si tratta di una immissione di liquidità da parte di un soggetto pubblico (la Bce); due, si tratta di una misura di stimolo all’economia.

Naturalmente non è così. Ma andiamo per gradi. Prima di tutto cerchiamo di capire se il QE è utile all’economia che viene definita come reale ovvero quella produttiva. Anche qui la risposta è negativa. Per una serie di motivi. Vediamone qualcuno.

- pochi giorni prima del QE la Banca d'Italia rivede al ribasso, di quasi un punto, le stime di crescita per il 2015. Segno che allo stimolo economico della manovra di Draghi ci hanno creduto giusto a Repubblica o al Corriere. O al Manifesto quando hanno titolato che Draghi sconfiggeva i falchi.

- uno degli obiettivi del QE è la lotta alla deflazione aumentando la velocità di circolazione della moneta (come da mandato Bce). Non sarebbe male dare un'occhiata agli esiti dei 3 QE americani a quello giapponese e a quello inglese dalla crisi del 2008 ad oggi. In tutti questi casi, da statistiche ufficiali, la velocità di circolazione della moneta, dopo il QE, è diminuita. Accadrà anche con quello della BCE. Perché l’inflazione si aumenta facendo crescere i salari. Mentre qui si vuol combattere la deflazione facendoli scendere (le famose “riforme” invocate da Draghi).

- il super QE dei giapponesi, le ondata di immissione di liquidità nei mercati decise dal primo ministro Abe, ha portato a una diminuzione del Pil secondo gli ultimi dati. A naso qualcosa dovrebbe ricordarci: si tratta di un QE aggiunto ad un aumento delle tasse. Basta guardare alle renziane clausole di salvaguardia (tra cui l'Iva al 25 per cento) per rendersi conto quali sono i rischi che corriamo. Una liquidità immessa in una economia contratta che finisce per alimentare le bolle.

- il QE ha stimolato il PIL negli Usa ma per un motivo: le aziende si finanziano direttamente dalla borsa in modo maggiore, e più capillare, rispetto che da noi. Giusto Ezio Mauro può pensare che i soldi che girano finiscono per le imprese che finanziano la "crescita". Il mortifero sistema bancario nazionale, per fermarsi a noi, non è in grado di fornire alle imprese quel genere di capitale che invece arriva dalla borsa come in USA

Più che un QE di sinistra si tratta quindi di un clamoroso fallimento delle politiche di destra. Ovvero della centralità della politica monetaria, e della governance finanziaria, nelle politiche economiche. E’ una nuova puntata delle crisi capitalistiche, con le banche centrali che non sono elemento di regolazione, come da mitologia di sinistra, ma strumento di crescita delle borse a qualsiasi costo. Anzi, diviene non più possibile speculare con le bolle finanziare senza i QE delle banche centrali che gonfiano questo genere di bolle. Dinamica che, come giustamente hanno detto in molti, trasforma le banche centrali in hedge-fund. Ovvero istituti che devono creare rischi, di ogni genere, nei mercati per far crescere l’indice delle borse. Niente male per una manovra “di sinistra” come quella della Bce.

Siccome il FMI, non Battaglia Comunista, ha segnalato che la mancata sincronia tra banche centrali è fattore di instabilità segnaliamo che se la Federal Reserve decide di alzare i tassi (come previsto da molti analisti), i capitali finiscono verso il dollaro e dalle nostre parti ci sono problemi proprio per questa fuga. Come se il QE non ci fosse stato. E se la banca centrale svizzera ha deciso di sganciarsi dall'euro, sacrificando un terzo del valore della borsa di Zurigo in un giorno, per rimanere attaccata al dollaro qualche ragione in queste previsioni sulla mancata sincronia (dove una banca centrale alza i tassi quando una li abbassa) ci sarà proprio. Ma a cosa serve allora il QE?

Ad abbassare l’euro favorendo una economia delle esportazioni e quindi, per quanto riguarda il nostro paese ma non solo, un mancato allargamento del mercato interno (quello che si riduce perché trova tutto più caro). Molto poco di sinistra davvero. Poi serve, e parecchio, a ritirare un sacco di titoli pubblici che oggi non servono a nulla. Quali? Quelli acquistati dalle banche con l’operazione LTRO, un rifinanziamento delle banche voluto dalla Bce in un momento di crisi di liquidità, e che ora non rendono più. Si capisce quindi che la Bce prima (2011) ha finanziato le banche ora fa il QE che acquista i loro titoli, anche attraverso l’operazione ABS (acquisto titoli in sofferenza da parte della Bce) quando non servono più. In entrambi i casi l’operazione è stata fatta sull’onda dell’emergenza e con il pretesto di fornire liquidità all’economia “reale”. Tutti gli opinionisti mainstream insistono, come facevano tre anni fa, sul fatto che le banche adesso non hanno scuse per non fornire liquidità alle imprese. C’è un però: non sono obbligate a farlo. E infatti, specie in Italia, non lo faranno. Anzi, basta guardare alla legge Renzi che obbliga le banche cooperative a divenire azionarie favorita dal solito banchiere Serra, quello con il fondo alle Cayman che sponsorizza il presidente del consiglio, per capire che si apre una nuova ondata di speculazioni finanziarie contro l’economia “reale”.

Una banca centrale che prefigura un QE che richiede “riforme”, tagli e intervento sul costo del lavoro, che favorisce un’economia dell’export a deterioramento del mercato interno, che serve alla borsa e alle banche, fa sicuramente politiche di destra. Ma si tratta di istituzioni di destra per il semplice fatto che, costitutivamente, sono costruite per favorire le concentrazioni da capitale. A prescindere da qualsiasi cosa accada. Poi se nel lessico politico di oggi le istituzioni sono classificate come “né di destra né di sinistra”, se alcune manovre di Draghi vengono classificate come “di sinistra” se in entrambi i casi prevale il delirio rispetto al reale, noi non possiamo farci niente.

Certo, resta la questione tedesca. Ma la Germania, che ha la questione dei fondi pensione che con questi tassi di interesse bassi non riescono a fare profitti, si trova con una borsa di Francoforte molto alta. E’ la speculazione dovuta alla manovra delle banche centrali, bellezza.

Il mito di un Europa che cavalca un toro è tipico del periodo pre-ellenistico. Poi c'è quello di Europa che cavalca il toro di borsa. Nel primo caso si dimentica che Europa fu indotta a cavalcare il toro per un inganno di Zeus. Nel secondo l'Europa che cavalca il toro, specie a Francoforte, deve molto agli artifici delle banche centrali.

Redazione, 25 gennaio 2015

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