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23/11/2014

The Endless River


E' stato piuttosto atipico l'approccio che mi ha condotto a dedicarmi a The Endless River.

Essendo ormai del tutto scollegato dal chiacchiericcio "popolare" e di mercato non ho prestato alcuna attenzione all'ultima uscita di quel che resta dei Pink Floyd, cui mi sono accostato solo dopo aver sviscerato sufficientemente i suoi due predecessori: A Momentary Lapse Of Reason e The Division Bell.

Dando per scontato che i Pink Floyd (e Gilmour nello specifico) non hanno nulla da dimostrare a nessuno con la carriera blasonatissima che si trovano alle spalle, ancor prima di quelle sonore, sono le stesse note biografiche a fare di Endless River un'uscita che vive esclusivamente in funzione di ciò che è venuto prima, e questo in parte stempera la questione di "disco tributo", che almeno a mio parere ha poco senso se viene messo insieme con gli scarti di un album pubblicato 20 anni prima e a molti anni dalla dipartita di Wright che si vorrebbe omaggiare.

Per farla breve il tutto poteva sembrare meno una marchettata se al posto di concretizzasi come uscita a se stante, fosse magari stata inserita in una ristampa di Division Bell; ma è certo che l'operazione, a livello di mercato, sarebbe stata meno "pagante".

Scritto questo, il disco com'è? Meno peggio di quel che mi aspettassi dopo aver ascoltato Louder than words, in assoluto uno dei pezzi promozionali meno azzeccati con cui mi sia confrontato.

Trattandosi di avanzi (per altro di fine carriera), in Endless River non c'è, ovviamente, nulla che faccia gridare al miracolo e nemmeno che catalizzi particolarmente l'attenzione durante l'ascolto.

Il maggior pregio del disco è quello di scorrere senza invadenza. E', insomma, una valida colonna sonora di sottofondo per momenti riflessivi o in cui si ha bisogno di spegnere i pensieri per far riposare mente e anima.

In questo senso è perfettamente in linea con la narrazione di Divison Bell che trattava il tema dell'incomunicabilità tra gli esseri umani con tutte le frustrazioni conseguenti, in modo decisamente più "lenitivo" rispetto a The Wall, rimarcando la distanza netta tra quelle che sono state le due anime principali del gruppo dopo l'estromissione di Barrett: Waters e il già citato Gilmour. Almeno personalmente trovo il primo più carico d'inquietudine e turbamento mentre il secondo lascia più spazio a un approccio maggiormente empatico alla questione, probabilmente anche per motivazioni schiettamente anagrafiche dei due autori in rapporto alle rispettive pubblicazioni degli album.

Personalmente, dunque, non consiglierei l'acquisto di Endless River, che considero funzionale esclusivamente alla (ri) scoperta dei due album che l'hanno preceduto e soprattutto alla riflessione su due talenti artistici umanamente così diversi.

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