Presentazione


Aggregatore d'analisi, opinioni, fatti e (non troppo di rado) musica.
Cerco

23/11/2014

Dai gattini di Facebook alle Nike: la pubblicità del plusvalore

Da una chiacchierata tra due studenti (anche via chat), a volte, si può imparare molto. Di seguito una conversazione che mostra le contraddizioni della società in cui viviamo, dalle domande del primo agli #spiegoni del secondo, una lampadina si accende per entrambi. QUI è possibile scaricare il pdf di questa chat.

Cosimo: boia, che pesata, Facebook non mi dà tregua. Mi piazza sempre la pubblicità delle Nike, l’app dell’ATAF e altre cose del genere. Tra questo e le foto dei gattini che posta la gente, sto andando via di cervello!

Daniela: ti capisco ma, tullosai, Facebook vende informazioni alle aziende affinché queste possano battere la concorrenza mondiale e vendere il maggior numero di prodotti possibili. Poi dalle fabbriche in Vietnam a qui, basta un click su Amazon.

Cosimo: spiegati meglio…

Daniela: il punto è che facendo lavorare i lavoratori a gratis, rubandogli tempo, si ottengono una gran massa di merci dalla vendita delle quali arrivano i profitti! Più tempo si riesce a rubare, più oggetti vengono prodotti: per riuscire a venderli tutti è necessario quindi un enorme spam pubblicitario.

Cosimo: vuoi dire che per fare le scarpe che ho addosso è stato “rubato” il tempo, ma cosa significa?

Daniela: significa che gli “operai” hanno lavorato 8 ore in un giorno, producendo 2880 paia di scarpe, ma sono stati pagati solo per 4 delle ore lavorate e hanno prodotto 1440 paia a gratis. Chi le vende si intasca i profitti perché non ha pagato la totalità delle ore lavorate. Tutto ciò che viene prodotto in questo tempo, chiamiamolo plus-tempo, è il plusvalore: i’ busco che fanno.

Cosimo: mmm aspetta, aspetta, fammi ragionare. Stai dicendo che da lì è possibile arrivare ai profitti dell’1%?

Daniela: sì, è proprio la fonte di tutto! Con i soldi che fanno, a furia di far così, accumulano non semplice denaro, ma capitale. E quindi diventano dei drogati di plusvalore, perché senza quello non possono avere nuovo capitale da investire in borsa, in macchinari, come nell’acquisto di nuove aziende.

Cosimo: un attimo, mi gira la testa. Ma questo che c’entra con Facebook?

Daniela: c’entra c’entra; perché con la concorrenza nel mercato mondiale le aziende devono convincerci che il loro prodotto è migliore di quello degli altri, quindi hanno bisogno di sapere chi siamo, cosa vogliamo e quando lo vogliamo. Per questo, tra un gattino e l’altro, vedi le pubblicità della Nike o dell’ATAF.

Cosimo: beh scusa, mi sembra giusto, così funziona tutto meglio e i lavoratori possono lavorare di meno, se la merce arriva prima.

Daniela: eh no, purtroppo non funziona così: dato che i padroni sono drogati di plusvalore, quindi di profitto (una delle fonti del plusvalore) e siccome più ne viene prodotto e più profitti fanno, hanno bisogno di produrre tante merci e venderle il più veloce possibile. Altrimenti non fanno il cash. Quindi Facebook gli serve non per snellire il processo produttivo, ma per spremere i lavoratori: da quelli delle fabbriche, in Vietnam come qui, perché devono produrre di più in meno tempo, a quelli di Amazon, i facchini, che di per sé non producono valore, ma sono indispensabili. Senza questi, i pacchi con le merci non arriverebbero in tempo e Amazon ci perderebbe, quindi ci perderebbe pure la Nike, avendo anticipato un po’ di quel plusvalore proprio ad Amazon per battere la concorrenza.

Cosimo: e le aziende come Amazon o Nike perché spremono così solo i lavoratori per avere più denaro? Non hanno altri modi?

Daniela: certo, le vie del capitale sono (quasi) infinite ! Solo che queste hanno un costo: i lavoratori sono infatti “capitale variabile”, Renzi li chiamerebbe i “gufi”, mentre le macchine sono “capitale costante”. Queste due voci, per le aziende, sono dei costi che, assieme a quello che spendono per Amazon, la pubblicità, le tasse e l’energia, riducono il loro plusvalore, quindi il loro capitale. Allora succede che quasi sempre si rivolgono alla finanza (ormai aziende, banche e finanza sono pappa e ciccia) e usano un jolly chiamato credito.

Cosimo: come le carte di credito, no? La mi mamma infatti le usa perché sono comode.

Daniela: più o meno, cioè: le aziende chiamano le banche amiche e quelli che nel mercato globale hanno i capitali, si fanno prestare capitale – denaro e questo gli costa un’altra quota del famoso plusvalore. Se sommi tutte le quote che spendono per arrivare alla fine, energia e tasse comprese, e le unisci alla concorrenza fra tutte le aziende nel mondo, vedrai che i loro profitti calano, tendenzialmente. Come tra Apple e Samsung: se fanno uscire 2/3 modelli di smartphone all’anno, li possono anche vendere a 800 euro all’inizio, ma se poi le persone non glieli comprano sono costretti ad inventarsi qualunque cosa pur di “darli via”. Infatti i prezzi calano, vedi lo smartphone di Google a 300 euro o quello di Amazon a 1 dollaro in abbonamento. O così o niente plusvalore, quindi meno capitale e buena.

Cosimo: continuo a non capire bene eh, scusami ma questi pipponi saranno chiari a te che ti ci sei infognata, a me continua a non tornare perché questi colossi spremano così tanto chi lavora.

Daniela: perchè, se i lavoratori non si organizzano per lottare in base a come è organizzato e diviso il lavoro nel mondo, non tanto a livello nazionale, ma nel mondo, le aziende (specie se grandi) tagliano la prima cosa che possono decidere di tagliare da sole: i salari. E quindi far lavorare più tempo per meno salario; i lavoratori stessi, licenziandoli, e quindi far lavorare di più, anche nella stessa quantità di tempo, quelli rimasti; o addirittura, cosa che succede in particolare nell’est e in Asia, tenerli a lavorare 13 come 14 ore. Come nell800.

Cosimo: si va beh, l800, Daniela sei sempre la solita esagerata, con questi toni da cinica…

Daniela: ma non sono mica cinica, è la realtà ad esserlo! Scusa ma lo sai anche te che l’energia ha un costo, specie perché le risorse sono limitate, quindi se consideri questo insieme alle tasse che in ogni parte del mondo vengono fatte pagare, hai il quadro completo. Il punto è che per queste due robe, si devono muovere gli Stati, e in genere ci vuole un po’. Quindi le aziende se la rifanno coi lavoratori e, col tempo, vedono che gli conviene delocalizzare alcune produzioni ed espandersi: investono cioè del capitale per diventare, per l’appunto, multinazionali.

Cosimo: come ha fatto la FIAT di recente?

Daniela: esatto! Ora però si chiama FCA ;) e guarda caso, dopo aver licenziato, aver spremuto i “pochi” rimasti a lavorare per loro in Italia, hanno comprato la Chrysler, messo la sede fiscale in Inghilterra e quella legale in Olanda, così da risparmiare parte dei costi. O la ThyssenKrupp, che ricatta gli operai di Terni per avere i salari pagati in cambio della fine dello sciopero, dicendo che il problema in Italia è rappresentato da… energia più cara del 30% che in Germania e tasse troppo alte. Come vedi i padroni sono uguali in tutto il mondo.

Cosimo: boia che casino Daniela, è difficile come capire in che lingua hanno scritto lo slogan della pubblicità sopra la mia testa. Vodafone ichrbgtte.ra?! Ma che è?

Daniela: vedi, anche qui. La pubblicità funziona come lo spam di Facebook: flussi di capitale. Te la trovi sull’autobus perché molti immigrati o stranieri lo prendono (i fiorentini solo in piccola parte) e allora eccoti quel cartellone sulle sim Vodafone per chiamare in Albania e Romania. ATAF si fa pagare da Vodafone un tot di cash, così Vodafone ha dei costi che spera servano per avere più clienti, vista la concorrenza delle app come Viber, Whatsapp e lo stesso Facebook per chiamare gratuitamente. E dato che un autobus quando gira rappresenta un costo per ATAF, questa deve inventarsele tutte, visto che è una Spa, per non far calare i suoi profitti. E infatti come li fa? Coi biglietti, con le pubblicità e costringendo gli autisti a guidare “15 minuti in più” al giorno.

Cosimo: non mi sembra un gran sacrificio, dai, non te ne va bene una Dani…

Daniela: anche Renzi lo dice, come Marchionne fa le pulci sui 10 minuti di pausa a cui rinunciare. Ma se tu moltiplichi 10 o 15 minuti per ogni lavoratore, e converti il tempo in denaro come unità di misura, capisci perché i padroni e i loro sponsor facciano così tanta attenzione al tempo. Perché l’autobus, quando gira, si usura, consuma benzina. Così come le macchine nelle fabbriche. Siamo noi, le persone che lavorano, hanno lavorato e un giorno dovranno lavorare, che dobbiamo organizzarci. Altrimenti si finisce come in Matrix, ma con altri esseri umani che ci spremono tempo ed energia. E ci siamo già, quindi cosa aspettiamo?

Cosimo:  non ci avevo pensato, per te a quale modello dovremmo ispirarci?

Daniela: ciccio, non ce ne è uno come il menù al ristorante. Dobbiamo intanto prendere atto del fatto che le cose stanno così, questo è poco ma sicuro, confrontarci e capire come agire, per i nostri fini e non per quelli che ci dicono i media dei potenti, e poi organizzarci di conseguenza.

Cosimo: bella storia, io ora scendo in S.Marco, è stato un piacere Dani, stasera provo a rompere le palle ai miei e vedo che succede.

Daniela: vai, sei proprio il boss, dovremmo discutere più spesso insieme. Altro che #buonascuola, così prende da 10!

Nessun commento:

Posta un commento