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27/10/2014

Il governo obbedisce alla Ue e alza le tasse


In casa leone, in Europa micetto... Avete presente la parte che Renzi aveva recitato per le telecamere, dopo l'incazzatura di Barroso & co. per aver pubblicato la lettera “strictly confidential” della Commissione Europea sulla legge di stabilità (“pubblicheremo anche i bilanci Ue, ne vedremo delle belle...”)? Si scherzava, mica penserete che facesse sul serio...

Il governo italiano ha risposto stamattina ai rilievi della Ue, che poneva il problema degli “scostamenti significativi dagli obiettivi di bilancio”, dicendosi «impegnato ad adottare misure aggiuntive per rafforzare lo sforzo fiscale già delineato nella bozza del piano di bilancio» e centrare l’obiettivo di un aggiustamento strutturale dello 0,3% del Pil nel 2015. Nella prima stesura della legge di stabilità aveva posto come obiettivo un ben più misero 0,1%; brutalmente, fanno 3 miliardi di differenza, che il governo dovrà trovare tra nuove tasse e/o ulteriori tagli.

Anzi, visto che c'era ha deciso di collaborare anche di più, mettendo nero su bianco misure che valgono complessivamente 4,53 miliardi. Vengono “spostati” 3,3 miliardi che dovevano coprire il fondo previsto per l’alleggerimento del carico fiscale; 500 milioni arriveranno versando meno, come quota nazionale, ai Fondi di coesione europei ed esclusi dai tetti del patto di stabilità interno applicato alle Regioni. Altri 730 milioni dovrebbero arrivare dall’estensione del cosiddetto “meccanismo di reverse-charge” anche alle vendite al dettaglio. Cosa significa? Il reverse-charge, in italiano, è un particolare meccanismo di versamento dell'Iva, per cui non è più il venditore ad emettere fattura indicando l'Iva, ma il compratore ad integrare la fattura. In linea teorica per il fisco non dovrebbe cambiare nulla, in pratica si pensa possa essere un meccanismo che rende più difficile l'evasione fiscale. L'entrata dei 730 milioni è dunque una “previsione”, che potrebbe anche non verificarsi. In questo caso, voilà, c'è un'apposita “clausola di salvaguardia” che comporterà un eventuale aumento delle accise sulla benzina e altri generi assimilati. Più tasse, insomma, ma indirette (che pesano di più su chi ha meno reddito).

Non è mancata la giustificazione per lo “scostamento”, ancora una volta addebitato alle “circostanze eccezionali”. «Il Pil è sceso di oltre il 9% dal 2008. L’economia è al suo terzo anno di recessione e davanti a un serio rischio di deflazione - o di un prolungato periodo di inflazione molto bassa - e di stagnazione». Se si va avanti così, recita la risposta firmata dal ministro Padoan, avremmo un quarto anno di recessione che farebbe piombare il paese in un pozzo da cui poi diventerebbe molto difficile uscire. Naturalmente questa eventualità «renderebbe più difficile da mantenere la sostenibilità del debito pubblico».

“Per fortuna”, spiega la lettera, il governo sta preparando “riforme strutturali” così gravose per i cittadini che l'Unione Europea non potrà davvero lamentarsene. I lavoratori, indubbiamente, sì.

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