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29/09/2014

Renzi e i “poteri forti”.

A quanto pare, persino il diretto interessato si è accorto che i poteri forti vorrebbero sloggiarlo da Palazzo Chigi. Certo: ci sono voluti i ceffoni a scena aperta degli americani, le esternazioni confindustriali, il sistematico martellamento domenicale di Scalfari, le copertine dell’Espresso, le sfuriate di Della Valle, le ruvidezze merkeliane, la sparata senza precedenti di De Bortoli e persino gli aut aut della Conferenza episcopale, però, alla fine, l’Uomo ha capito di stare sulle scatole ad un bel po’ di gente che conta. Beninteso: non che stia facendo nulla di eversivo; il guaio è che non sta facendo nulla in assoluto. Si è perso dietro questa grottesca riforma istituzionale che non sa come concludere, non ha saputo condurre decentemente la partita delle nomine, si è trascinato per un mese la questione del Csm e non ha ancora risolto il problema dei due giudici costituzionali, sulle privatizzazioni e sulla spending review non dà segni concreti e fa cose incoerenti.

A livello internazionale l’immagine del paese è caduta sotto zero e quando Ranzi parla nelle assemblee internazionali la sala è vuota e la buvette è piena. Il governo, poi, è una corte dei miracoli rispetto alla quale l’assemblea dei nani e delle ballerine fa la figura di un elevato consesso di statisti e regine. E lorsignori sono seccati: non è questo quel che gli servirebbe. Per di più il ragazzo è proprio cafone: non solo si permette di non andare a Cernobbio, ma dice pure che è inutile, perché tanto i convenuti sono solo vecchi rimbambiti che non capiscono. E quella è gente che certi toni non li permette e non li sopporta.

Dunque, nessun dubbio sul fatto che il defenestramento del giullare fiorentino è all’ordine del giorno. Ma allora, come è che non cade? E’ perché gode ancora di un vasto consenso popolare? Lorsignori non si spaventano per così poco e l’umore popolare lo considerano solo in funzione del momento elettorale, ma poi, in tempi di “ordinaria amministrazione” il problema di quel che pensa “il popolo” non è cosa che li turbi. Il guaio è che non si sa bene cosa fare.

Le soluzioni possono essere tre: nuovo governo politico, oppure “tecnico”, o nuove elezioni. Stante l’attuale composizione del Parlamento, un governo politico non potrebbe essere che un governo Pd guidato da un Pd. Ma, sino a quando Renzi resta segretario non ci sono candidati alternativi a lui ed, anche in caso di crisi, il Pd riproporrebbe Renzi. Di rovesciare il fiorentino dalla sedia di segretario non è il caso di parlare, perché è protetto da uno statuto che lo blinda e poi gode di un vasto corteo di seguaci, portaborse, oche giulive e cortigiani vari. Si potrebbe provare spingendolo a spaccare il partito, facendo nascere un nuovo gruppo parlamentare (che poi è esattamente la direzione in cui Renzi sta andando a passo di corsa, anche se c’è da dubitare seriamente sul coraggio della minoranza Pd a fare passi così azzardosi). Ma, anche se fosse, poi che si fa? Con chi si mette insieme una maggioranza? Ncd e Casini non bastano, Forza Italia e Lega non ci starebbero e una coalizione fra sinistra Pd-M5s-Sel ecc. non è pensabile (una settimana fa, la sinistra Pd ha lasciato cadere una proposta del M5s a lavorare insieme per battere la riforma dell’art 18 e far cadere Renzi, figuriamoci se possano esserci le condizioni per una maggioranza insieme).

Quindi, numeri per una maggioranza diversa non ce ne sono, per un governo con la stessa formula politica bisogna prima smontare Renzi dalla poltrona di segretario, ma questo appare molto difficile in tempi brevi, soprattutto per ragioni statutarie.

Queste considerazioni valgono anche per un “governo tecnico” che, comunque dovrebbe mettere insieme una maggioranza e Renzi non farebbe regali. Per cui l’unica alternativa concreta sarebbero le elezioni (e proprio questo ha voluto dire Renzi dicendo “accomodatevi”: se cado si va al voto). Ma ci sino ottime probabilità che le elezioni possano risolversi con una nuova vittoria del tanghero fiorentino. A lor signori arriderebbe l’idea di una terza forza di centro (insomma, cose alla Alfano, Letta, Monti, Casini ecc.) che spinga ai margini sia l’aborrito Cavaliere che il detestato giullare, ma questa ipotesi, almeno per ora, sta nel libro dei sogni. Anche se all’attuale striminzito centro si aggiungesse una parte del Pd (gente come Letta e Fioroni) ed un’ala di Fi (magari Fitto), la questione non si risolverebbe, perché il “terzo polo” resterebbe largamente sotto quota e non competitivo con gli altri due.

La destra (ammesso che i poteri forti possano accettare una momentanea rappacificazione con il Cavaliere, cosa che non ci convince), almeno sin quando resta un feudo berlusconiano, non ha speranze di vittoria perché il Cavaliere è impresentabile e totalmente logorato.

Il M5S, ovviamente, nell’ottica dei poteri forti, è una alternativa ancor meno preferibile, al di là di ogni considerazione sulla sua base potenziale.

Insomma, il risultato più probabile sarebbe una nuova vittoria di Renzi che, per di più, ne approfitterebbe per epurare i gruppi parlamentari da tutti gli oppositori. E diverrebbe più forte di prima.

Pertanto, l’ipotesi concretamente praticabile, per ora, è un suo logoramento, magari cercando di far nascere una qualche alternativa, Certo, una tempesta dello spread, con conseguente “commissariamento” della troika sarebbe una bella soluzione (come Scalfari non perde occasione di ricordarci), ma anche qui le cose non sono semplicissime, sia perché una tempesta del genere non può essere suscitata dal nulla, ma deve cavalcare una qualche perturbazione in atto, mentre qui, l’operato della Fed e della Bce, va nel senso di spandere fiumi di camomilla per tenere la situazione sotto controllo e far durare ancora la bonaccia, almeno sinché il quadro politico internazionale non si rassereni un po’. Si può sempre provare con un “incendio locale controllato” ma non è detto che la cosa riesca.

Già meno rischiosa sarebbe l’ipotesi di uno scandalo che aggredisca personalmente il Presidente del Consiglio obbligandolo alle dimissioni. Ma, sia che si tratti di qualcosa di vero, sia che si tratti di una montatura su una cosa inventata, sono cose che bisogna preparare per tempo e – a meno che non ci sia già qualcosa in freezer – non è per la cena di stasera che possiamo portare in tavola un piatto così.

Insomma, continuo ad essere convinto che Renzi davanti a sé non abbia un futuro molto lungo, ma neppure brevissimo. La partita credo si giocherà nel prossimo anno. Per ora prepariamoci ad uno spettacolo a base di calci sotto il tavolo, pugnalate alla schiena, caffè al cianuro e via di questo passo.

Scommettiamo che nei prossimi mesi parleremo molto di Massoneria? Come per quella curiosa frase di De Bortoli sullo “stantio odore di massoneria”. Ma questo merita un discorso a sé che faremo in un prossimo pezzo.

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