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25/08/2014

Un sindacalismo "renziano"

È una pessima intervista quella di Maurizio Landini su La Repubblica. Il segretario della FIOM sceglie Matteo Renzi come interlocutore positivo per affrontare una crisi che si annuncia sempre più drammatica. Landini ignora le ripetute affermazioni di Renzi e del suo governo a favore dei vincoli europei di austerità, prima causa assoluta oggi della recessione. Ignora altresì la controriforma costituzionale voluta da governo e Forza Italia, che per i promotori dovrebbe essere merce di scambio per qualche confusa flessibilità sui vincoli europei. Il segretario della FIOM addirittura apre alla revisione dello Statuto dei Lavoratori, naturalmente aggiungendo che questa dovrebbe essere fatta per migliorarlo. Come se Draghi, e Renzi che ha dichiarato pieno accordo con il Presidente BCE, avessero in mente di andare dalla signora Merkel annunciando che in Italia si sono estesi quei diritti che anche i lavoratori tedeschi stanno perdendo.

Ma il succo politico dell'intervista sta nella convinta affermazione che il governo Renzi ha consenso e legittimazione tali da essere interlocutore positivo del sindacato, che dovrà certo scendere in piazza in autunno, ma per proporre e non per contrapporsi. Dall'intervista del segretario della Fiom emerge un solo giusto giudizio negativo, quello sulle storiche grandi famiglie del capitalismo italiano in via di rottamazione. Peccato che lo stesso Matteo Renzi abbia anticipato qualche giorno fa quello stesso giudizio.

Non ci siamo proprio. Da un lato la passività brontolona della CGIL guidata da Susanna Camusso. Dall'altro il tentativo di Landini di inventare un sindacalismo renziano che il governo dovrebbe scegliere come suo interlocutore. Due facce della stessa crisi di idee e iniziativa del più grande sindacato italiano.

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