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25/08/2014

50 italiani nell’Isis, giovani e convertiti ora in Siria e in Iraq


Il mondo musulmano italiano ha circa 1,5 milioni di fedeli, di cui i convertiti sono almeno 50 mila. Alcuni si convertono all’islam, altri alla jihad. Una assoluta minoranza quella che sceglie la via del fondamentalismo, che in alcuni casi li porta a combattere nei teatri di guerra Mediorientali.

Le cifre arrivano tutte dal Viminale, intervista al Corriere del ministro Alfano e dichiarazioni varie che cambiano di poco lo scenario del mondo musulmani italiano. Sarebbero almeno cinquanta, tutti giovanissimi, reclutati e indottrinati spesso via Internet. Vengono dalle città del Nord, ma qui le versioni si contraddicono: Brescia, Torino, Ravenna, Padova, Bologna, e diversi piccoli centri del Veneto. Alternativa, Roma, Milano, Genova, Firenze e Napoli alcuni esempi di sobborghi urbani dove la conversione all’islam può trasformarsi in qualcosa di diverso dalla professione di fede.

Almeno l’80 per cento di loro, sono italiani convertiti all’Islam da poco, oltre a figli di immigrati, di seconda generazione. I casi più eclatanti, in ordine di tempo, sono quelli del genovese Giuliano Del Nevo, morto in Siria nel 2012, partito proprio dall’Italia per combattere al fianco dei miliziani e contro Assad. E poi il probabile autore della decapitazione del giornalista americano John Foley, attribuita ad un convertito britannico già identificato. Secondo l’intelligence buona parte degli italiani hanno una provenienza ideologica estremista, più di destra ma senza poter escludere la sinistra.

Tutti sono attualmente tra Siria e Iraq, pronti ad immolarsi per la jihad: la guerra santa. Sono i «foreign fighters», i combattenti stranieri per la ‘causa’. Sia impegnati sul campo di battaglia - una cinquantina sembrerebbe - sia un gruppo più consistente di residenti in Italia che fanno da «ufficiali di collegamento» tra il nostro territorio e il terrorismo islamico. Almeno duecento questi soggetti ritenuti molto pericolosi dai nostri Servizi perché rientrati nel nostro Paese dopo un periodo di addestramento in basi segrete, sino a poco tempo fa in Afghanistan, ora più comodamente in Siria.

I «foreign fighters», risultano tutti molto giovani, tra i 18 e i 25 anni, convertiti alla fede jihadista spesso attraverso il web. Tecniche psicologiche manipolative sperimentate in Pakistan, nei campi di addestramento per giovani kamikaze. Quando sono pronte, le reclute dell’Isis trovano ufficiali di collegamento che organizzano le loro trasferte spesso senza ritorno. Come è stato per una decina di questi ragazzi partiti dall’Italia e che risultano morti in Siria. Il fascino della «guerra santa», quindi, lungo i percorsi clandestini che raggiungono i territori della jihad soprattutto attraverso i Balcani.

I percorsi rovesciati della migrazione clandestina e della droga. Nei Balcani c’è una organizzazione formata per lo più da albanesi e bosniaci, che è in grado di garantire l’itinerario attraverso il quale i volontari possono raggiungere la Siria e l’Iraq per unirsi all’Isis. Quasi sempre le rotte passano per i territori turchi, ma vi sono altre numerose alternative, a cominciare dal viaggio ‘turistico’ verso Turchia o Iraq. Dopo la decisione del governo di sostenere i peshmerga curdi con armi, per l’Italia qualche minaccia in più. Fanatici convertiti e possibili infiltrazione nel flusso di migranti dalle guerre.

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