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12/07/2014

Negrita - Dannato Vivere


Sempre meno "heavy" nei miei ascolti, ed ecco che finisco per portare a casa il primo disco autenticamente pop della mia collezzione, in cui già troneggia una splendida raccolta di pezzi lenti di Elton John, ma quella è un'eredità...

Il disco di cui scrivo è l'ennesimo scoperta casuale di questi anni e come da copione ha finito per diventare uno dei miei ascolti ossessivi del periodo.

Ci sono arrivato con la solita concatenazione video su youtube, per altro partendo da una ricerca sulle battaglie che devastarono Ypres nel corso della Prima guerra mondiale.
La visione di quell'immane devastazione, la fulminea presa di coscienza del mattatoio che fu per quattro volte consecutive la città belga, mi fece rivivere un flash di alcuni sabati addietro, in cui sugli scaffali di Feltrinelli trovai Dannato Vivere appunto. Ne nacque un breve scambio col mio mentore conclusosi, da parte mia, con una smorfia d'incertezza mentre riponevo il cd al proprio posto.

Tempo al tempo e le cose vengono da se... finisco catturato dal singolo omonimo, e decido di dare un ascolto a tutto il disco. Dopo una ricerca troppo sbrigativa, su youtube lo trovo soltanto parzialmente e attraverso altri canali mi risulta del tutto irreperibile, a dimostrazione che il giro di vite degli ultimi anni nei confronti dei siti di hosting (Megaupload ecc.) ha praticamente chiuso il cerchio sulla battaglia che le major combattono nei confronti della "pirateria" da un decennio abbondante.

Sti cazzi della rete sempre più reazionaria, opto per l'acquisto a scatola chiusa perché sto disco devo proprio sentirlo e la svendita in atto a MediaWorld (a me fa cagare acquistare in questi posti ma alle volte tocca...) viene in mio soccorso: con 7.99€ ho il disco in tasca e saluti a tutti!

Si parte con l'ascolto e... BOMBA!

Junkie beat è un'apertura perfetta come non ascoltavo dai tempi di Cambio.

Come già sapevo, di rock & blues vecchio stile non si trova praticamente più nulla, ma gli arrangiamenti del brano sono così orecchiabili e "ruffiani" da essere irresistibili. Come valore aggiunto si distingue fin da subito la timbrica di Pau e le sue liriche, che nel bene e nel male risulteranno il tratto distintivo di un album di buon pop, ma che senza quel pizzico di poesia che ancora riesce a spargere qua e là l'autore aretino, risulterebbe uno tra i tanti prodotti commerciali, alla Maroon 5, che ti catturano per il ritornello, ma passata una stagione quasi non te li ricordi più.

Qui, invece, ai Negrita riesce ancora discretamente quella combo di musica leggera (e su questo bisogna convenire col gruppo, la musica leggera è davvero potentissima) e testi che tentano di parlare di mondo e di sofferenza interiore derivante che, cantata in maniera più fanciullesca e superficiale, fece dei primi due album degli 883 delle pietre miliari del pop di casa nostra.

Dannato Vivere esce a fine ottobre 2011 per Universal, quindi a crisi economica ormai platealmente riconosciuta anche da quelli che "i ristoranti sono sempre pieni", e all'ascoltatore attento del mondo, non sfuggirà l'influsso che lo stato di precarietà in cui siamo ripiombati per l'ennesima volta (anche se non ne capite un cazzo leggetevi qualcosa di Friedrich Engels e rimarrete esterrefatti dalle porte che vi si apriranno davanti...) abbia influenzato un po' tutta la stesura lirica dell'album, soprattutto nelle tracce più rilevanti: la già citata Junkie beat, ma anche la seguente Fuori controllo, Immobili e Dannato vivere.

A dispetto dei dischi che già conoscevo dei Negrita, in questa uscita manca abbastanza clamorosamente il ballatone più o meno rock, qui solo parzialmente riscontrabile in Brucerò per te, scritta da Pau per la moglie ai tempi gravemente malata, che ha il pregio di mettere a nudo il lato sentimentalmente più umano del cantante, in grado di riportare a galla in chi ascolta un "senso" dell'amore che si tende a mettere da parte troppo spesso, per riscoprirlo soltanto nei momenti peggiori. Alzi la mano chi almeno una volta nella vita non ha concepito la propria ricerca sentimentale come quella di una "luce che squarcia il mio vuoto banale".

Giunti a questo punto se n'è ormai andato un buon terzo del disco, probabilmente quello migliore.
Quel che viene dopo, pur risultando musicalmente sempre gradevole anche se già sentito, soffre di fiacchezza compositiva a livello lirico, per farla breve si sente che il gruppo non sa bene che dire e nemmeno come farlo. I testi si fanno confusi, i presunti messaggi si perdono in un astrattismo che a mio parere è funzionale soltanto a nascondere mancanza di peso nelle proprie parole, esemplare in questo senso La vita incandescente che dopo una piacevole apertura in chiave synth pop, scade in un'apologia della redenzione che andrebbe benissimo per celebrare lo svecchiamento del pensiero democristiano liberal borghese degli ultimi due decenni. Sentendomi sempre più un materialista storico (e me cojoni!!!) a me sta roba fa ampiamente cagare, quindi passo oltre con una discreta dose di fastidio, che si ripresenta, fortunatamente per l'ultima volta, su Un giorno di ordinaria magia, che forse vorrebbe essere una specie di Splendida giornata del nuovo millennio, mail risultato non è altrettanto lusinghiero.

Qui a essere preso ancora una volta per i capelli è il sogno americano con Hollywood sullo sfondo... peccato che ste sviolinate alla California arrivino un po' fuori tempo massimo, giusto di tre decenni...
Non resta che sospirare maledicendo la fiacchezza che porta con se l'avanzare dell'età e giungere in chiusura, dove intendo spendere due parole sulla title track.

Come ho scritto, Dannato vivere è il pezzo che accese la miccia, io però rimasi preso dal singolo, che ahimè è parecchio diverso e migliore rispetto al pezzo in andato in stampa con l'album.

Ascoltandoli, anche un sordo si renderebbe conto che l'arrangiamento più rock, alla Reset per capirci, del primo è ben più incisivo rispetto all'incedere banalmente pop che contraddistingue invece il secondo, purtroppo finito sul master definitivo del disco.

Ammetto che al primo ascolto la reazione è stata "ma cos'è sta merda???". Poi, per carità, si sopravvive ugualmente, ma perché tirare sti pacchi, perché levarmi il piacere della chitarra educata di Drigo mentre Pau scandisce più incisivo che mai "dannato vivere"?
Se nell'album ci fosse finito il singolo, il disco si sarebbe guadagnato sicuramente un punto pieno in più.

Nonostante questo, comunque, Dannato Vivere è stato un valido acquisto e il fatto che mi abbia fornito così tanti spunti di riflessione dimostra che il buono che si porta dietro è comunque superiore (di molto) allo scadente e al banale.

Waiting for the sun...

Tracklist:
1) Junkie Beat – 4:04
2) Fuori controllo – 3:31
3) Brucerò per te – 4:09
4) Immobili – 3:56
5) Per le vie del borgo – 3:22
6) Il giorno delle verità – 4:07
7) Dannato vivere – 3:29
8) La vita incandescente – 3:51
9) Un giorno di ordinaria magia – 4:41
10) Bonjour – 2:55
11) La musica leggera è potentissima – 3:40
12) Panico – 3:05
13) Splendido – 4:06

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