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28/07/2014

Fronte immigrazione ‘Aiutiamoli a casa loro’ bella scusa


Con buona pace di pessimisti e cinici, che fanno poca fatica ad aver ragione, scrive Calotta Gualco, ‘buonista’ con le unghie. Da David Sachs, controllare i conflitti già sanguinosi con le nostre tecnologie per risolvere i problemi di povertà, fame, flussi migratori, degrado che creano polveriere.

Bene fa Giovanna Zincone da La Stampa a sottolineare la irrealizzabilità, relativamente al tema dell’immigrazione, dell’obiettivo “aiutiamoli a casa loro”: si tratta di situazioni troppo complesse, che non lasciano spazio a soluzioni efficaci e a breve termine. È indubbio: si tratta di una visione realistica. Eppure mi resta nel fondo del cervello un ideale di gioventù: un’azione politica dell’Unione europea, magari concertata a livello internazionale, che affronti il tema dell’immigrazione non solo dal punto di vista della “gestione dei flussi” ma che si sforzi di incidere sulla condizione dei Paesi di provenienza, che cerchi il dialogo con forze politiche moderate e sostenga la società civile (quando ci sono).

Ritrovo il lontano ideale in uno scritto pre elezioni europee del Gruppo dei Socialisti e dei Democratici al Parlamento europeo: “Il partenariato con i Paesi terzi di origine e di transito dei flussi migratori deve essere ricentrato, includendo oltre alla cooperazione nella lotta all’immigrazione clandestina e al controllo delle frontiere, anche la dimensione più politica del sostegno ai processi di democratizzazione, alla lotta contro la povertà, allo sviluppo economico e sociale dei Paesi coinvolti”.


Ci sono le condizioni perché ciò accada? Lo sguardo allo scenario internazionale è sconfortante, anche spostandolo dai Paesi da cui proviene la maggior parte dei richiedenti asilo in Europa (Siria, Russia, Afghanistan, Serbia, Pakistan, Somalia, Kosovo, Eritrea). La nuova crisi dell’eterno conflitto israelo-palestinese con la sequenza di tentativi di mediazioni fallite, il garbuglio russo-ucraino nel quale l’Unione europea, avviluppata in una ragnatela di interessi economici, cerca di spingere sull’acceleratore delle sanzioni alla Russia. Gli sviluppi non sono promettenti: una conoscente ucraina residente in Italia mi ha detto con gli occhi sbarrati: “Mio marito ha meno di 40 anni e potrebbero richiamarlo per mandarlo in guerra!”. Ascoltandola mi è sembrato di sentire l’alito gelido delle storie di guerre dei miei vecchi.

Le emergenze prendono le forme più diverse e crudeli. Un fenomeno si compie al confine tra Messico e Stati Uniti. In questi mesi decine di migliaia di minori non accompagnati – provenienti soprattutto da Honduras, El Salvador e Guatemala – hanno cercato di raggiungere gli USA, da soli, perché qualcuno ha sparso la voce che grazie ad un provvedimento del presidente Obama non sarebbero stati respinti e, soprattutto, perché alcune aree dei loro Paesi, sotto il controllo di trafficanti di droga, si sono fatte straordinariamente violente. In realtà la Casa Bianca, stante l’impasse sulla riforma di alcune leggi sull’immigrazione nel Congresso, sta studiando un piano-pilota, per il momento limitato all’Honduras, che prevederebbe una verifica nel Paese di origine dello status di rifugiati dei minori, con lo scopo di evitare loro viaggi pericolosi.


Con buona pace dei realisti, pessimisti e cinici, che fanno sempre poca fatica ad aver ragione, ho trovato qualcuno che ha risvegliato quel mio ideale di gioventù, ad una scala ancora maggiore di quella europea. Si tratta dell’economista della Columbia University Jeffrey David Sachs che, in un suo recente articolo (The Waste of War), torna a invocare l’uso del diritto internazionale, attraverso le Nazioni Unite, per controllare quei conflitti già sanguinosi e forieri di ancora peggiori tragedie che piagano il mondo. Con le nostre meravigliose tecnologie di oggi, scrive, avremmo tutte le opportunità per risolvere i problemi di povertà, fame, flussi migratori, degrado ambientale, che creano così tante polveriere.

Scuotete pure il capo, ciniconi e realisti, ma io riesco a far pace col mio essere umana solo pensando che potrà essere così.

Fonte

C'è solo un problema che cozza con certe visioni, e non il cinismo, bensì il profitto che si fa sulle pelle di tutti i disgraziati di questa terra.

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