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29/06/2014

Libia - Solo il 18% ha votato per il nuovo parlamento

Le previsioni della vigilia sono state rispettate: la percentuale di votanti alle elezioni per la nomina del nuovo parlamento libico è stata bassissima: ha votato solo il 47% dei libici che si sono registrati per questa tornata elettorale, 630mila persone su un milione e mezzo. Gli aventi diritto al voto sono però 3,5 milioni. Ovvero, a votare si sono recati solo il 18% dei libici. Quindici seggi nella regione meridionale di Kufra sono stati costretti a chiudere a causa di attacchi da parte di milizie armate. Non si è votato nemmeno nella città di Derna, a Est, roccaforte jihadista, per il timore di attacchi contro i seggi. Nonostante ciò, il premier ad interim al-Thani ha parlato di “procedure normali”.

E mentre la Commissione elettorale, ieri, annunciava i primi risultati – solo parziali – il Paese era costretto ad affrontare un’altra grave perdita. Una delle più note attiviste libiche è stata uccisa mercoledì da un colpo di pistola che l’ha centrata nella sua casa di Bengasi, mentre tornava dal seggio elettorale.

Così è morta Salwa Bugaighis, avvocato e attivista per i diritti umani, ex membro del Consiglio di Transizione Nazionale nel 2011 e vice presidente del comitato per il dialogo nazionale che fu creato subito dopo la caduta del colonnello Gheddafi. L’attivista era già nota durante il regime gheddafiano, quando rappresentò da avvocato le famiglie di circa 1.200 prigionieri politici islamisti incarcerati a Abu Selim. Salwa era da anni in prima linea per la difesa dei diritti delle donne e ha guidato campagne per introdurre le quote rosa nel parlamento libico e per cancellare l’obbligo di indossare il velo.

E con lei ha perso la vita la guardia che avrebbe dovuto proteggere la sua casa: l’uomo era stato colpito alla gamba da uomini armati che sono poi entrati in casa dove hanno trovato la donna. Prima l’hanno accoltellata e poi le hanno sparato. L’uomo è stato però trovato morto nella sua camera di ospedale, era l’unico testimone dell’attentato. Il marito, Essam al-Ghariani, a casa al momento dell’agguanto, è scomparso, probabilmente rapito dalla milizia.

Ieri a Bengasi si sono svolti i funerali di Salwa, mentre la Commissione confermava i nomi di alcuni dei candidati usciti vincitori dalle elezioni parlamentari. I candidati, circa 1.600, sono tutti indipendenti, non affiliati a partiti politici. Tra gli eletti Mustafa Abushagur, premier nel 2012: restò in carica pochissimo, perché subito sfiduciato dal parlamento che non aveva accolto le sue proposte di governo. Hanno passato il turno anche altri ex membri del parlamento uscente: l’islamista Abdel-Rahman al-Swehli, vicino ad alcune milizie armate; e Hamouda Sayala, uomo dell’ex premier Jibril. A dimostrazione che, indipendenti o meno, i nuovi parlamentari fanno parte delle stesse fazioni e delle stesse correnti che in questi tre anni hanno guidato la Libia nel caos.

L’analista politica Salem Soltan è diretto: “Nessuno dei candidati porta con sé un peso politico e sociale significativo. Il nuovo parlamento rischia di essere guidato da parlamentari ombra, esterni, che agiranno seguendo le istruzioni delle milizie e dei signori della guerra”.

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