Presentazione


Aggregatore d'analisi, opinioni, fatti e (non troppo di rado) musica.
Cerco

28/05/2014

L’asse Russia - Cina e la rivolta Uihguri lungo la via del gas


A Urumqi nella regione dello Xinjiang un’esplosione ha provocato trentuno vittime e centinaia di feriti il giorno dopo lo storico contratto energetico tra Russia e Cina. E’ la regione nel Nord Ovest cinese da cui passerà il gas proveniente dagli impianti siberiani di Kovyktin e Chayanndin.

Sul contratto energetico del secolo sappiamo ormai quasi tutto. 38 miliardi di metri cubi di metano all’anno dalla Russia alla Cina e per 30 anni.

Russia e Cina assieme a competere tra sempre maggiori tensioni con gli Stati Uniti e alleati.

Ma perché nello Xinjiang – divenuto strategico per il flusso del gas russo – continua una campagna terroristica iniziata nel 2009 e accelerata nel corso dell’ultimo anno atteso che l’accordo energetico sino-russo porterà nell’intera zona un considerevole flusso economico?


Il problema è che in questa area strategica al confine della Cina con l’Occidente la popolazione d’etnia turcomanna e religione islamica degli uihguri presenti da secoli e ora al 46% dei 20 milioni di abitanti sarà ancora di più emarginata.

Da decenni Pechino trasferisce la sua etnia maggioritaria, gli Han, attualmente arrivati al 39% nella regione, esclude i nativi uihguri dall’intera frontiera occidentale e ne peggiora le condizioni di vita privandoli dei diritti culturali, linguistici e religiosi di base.

Proprio nelle settimane precedenti all’accordo lo stesso Presidente Xi Jinping si era recato nello Xinjiang per imporre un pesante piano anti-terrorismo che ha portato all’arresto di 232 persone e alla repressione delle manifestazioni.

La campagna militare si è resa necessaria dopo gli attentati del novembre 2013 con l’esplosione di un’auto-bomba in Piazza Tienanmen e di sette ordigni davanti agli uffici del Partito Comunista a Taiyuan.

E a seguire vi è stato l’assalto del marzo 2014 nella stazione ferroviaria di Kunming nello Yunnan da parte di un gruppo di persone armate di coltelli che hanno provocato 29 morti e centinaia di feriti.

Attacco contro civili disarmati che è stato definito dall’Agenzia Ufficiale Xinhua “il nostro 11 settembre”.

Queste e precedenti attività terroristiche rivendicate dal Turkmenistan Islamic Movement Eastern o ad esso attribuite dalle Autorità consentono al Governo di accreditare la presenza di jihadisti di matrice qaedista.

Ipotesi che finora non convince la Comunità Internazionale neppure a fronte della pressante richiesta di Pechino di inserire il Movimento nell’elenco dei gruppi terroristici.


In pratica l’area economica prescelta lambisce il deserto, taglia a metà Kashgar popolata a Nord dai nativi locali e a Sud dagli Han fino alla moschea uighuri ai confini con l’India.

Ma milioni dei nuovi arrivati di etnia Han saranno i destinatari dei posti di lavoro, i più remunerati e tutelati dalle Autorità.

Lo sviluppo cinese ha privilegiato l’Est del Paese e abbandonato l’Ovest e il Sud della regione dove vive il 90% degli uihguri nelle sei città al margine del deserto di Taklamakan.

Gli autoctoni riconducono il motivo principale del conflitto al nazionalismo e alla loro identità islamica negata, all’emarginazione, e alla povertà.

A livello di rischio appare sempre più evidente che la grande differenza nella stessa regione di una minoranza recentemente arrivata e ricca e la maggioranza di autoctoni in crescenti difficoltà economiche non consente a breve-medio termine una riappacificazione.

Al contrario si può riproporre quanto previsto nel precedente articolo e puntualmente verificatosi: l’aumento della conflittualità fra le etnie uihguri e Han, portatori di valori, religioni, etnie e status socio-economico totalmente opposti.

Fonte

Nessun commento:

Posta un commento