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27/05/2014

Kiev lancia l’offensiva contro Donetsk, è strage


Mentre a Kiev l’oligarca Poroshenko e il figlioccio politico di Angela Merkel, Vitali Klitschko, festeggiavano rispettivamente la vittoria alle elezioni presidenziali di domenica e l’elezione a sindaco della capitale, l’esercito e le bande neonaziste lanciavano ad est un assalto in grande stile contro le Repubbliche Popolari di Donetsk e Lugansk.

Le notizie dal fronte sono ancora confuse, ma si parla di asprissimi combattimenti e di una offensiva massiccia da parte delle forze fedeli alla giunta golpista appena legittimata dal voto. D’altronde il neoeletto Poroshenko, che in campagna elettorale ha promesso il dialogo con le popolazioni russofone e l’avvio di una riforma federalista dello stato, ha in realtà immediatamente annunciato la ripresa immediata delle operazioni militari contro le repubbliche indipendentiste che non ne riconoscono l’autorità.
Secondo un bilancio provvisorio delle vittime della battaglia per il controllo dell’aeroporto internazionale di Donetsk, i morti nelle ultime 24 ore sarebbero circa 100 (200 secondo l'ufficio stampa della Repubblica insorta), e non solo tra i soldati di Kiev e le milizie popolari, ma anche tra i civili bombardati dalle forze regolari nel tentativo di strappare lo scalo agli insorti. Ieri infatti centinaia di combattenti delle difese popolari del Donbass avevano attaccato e occupato l’aeroporto scatenando la reazione da parte delle forze filogovernative che hanno iniziato a martellare l’intera zona con le armi pesanti e con attacchi aerei, supportate da continui blitz delle forze speciali.


In un'intervista rilasciata al quotidiano russo Komsomolskaja Pravda, il comandante delle milizie popolari di Slovjansk Igor Strelkov ha affermato che la giunta di Kiev sta procedendo ad un ricambio rapido tra gli uomini inviati nel Donbass per combattere contro gli insorti. Visto che nelle ultime settimane centinaia di militari e in particolare di riservisti si sono rifiutati di sparare ai loro concittadini di Donetsk, Lugansk, Slaviansk e Kramatorsk, e sono aumentate le diserzioni anche nel resto del paese, ora la giunta nazionalista sta procedendo ad una rapida sostituzione dei soldati ucraini con i miliziani reclutati tra le organizzazioni di estrema destra – Settore Destro, ma anche Svoboda e C-14 – e tra le cosiddette “difese di Majdan”, alle quali le autorità hanno ingiunto in occasione del voto di domenica di sloggiare dal centro di Kiev e di rimuovere tendopoli e barricate sopravvissute al golpe filoccidentale di febbraio.

Intanto sul fronte diplomatico i negoziati non registrano particolari progressi, soprattutto a causa dell'intransigenza del governo ultranazionalista ucraino. Il premier Yatseniuk ha affermato che Kiev non si fida abbastanza di Mosca per aprire un negoziato diretto sulla fine degli scontri nelle regioni sud-orientali del paese. "Nelle condizioni attuali, negoziati bilaterali senza la presenza degli Stati Uniti e dell'Unione Europea sono impossibili" ha affermato Arseniy Yatseniuk durante una riunione di governo dimostrando nei fatti che a Kiev a comandare davvero sono Bruxelles e Washington. "Se ci sediamo al tavolo da soli con loro, inevitabilmente bareranno" ha detto Yatseniuk.
Poroshenko ieri ha detto che è disposto a incontrare il presidente russo Vladimir Putin e che un incontro potrebbe avvenire a metà del mese prossimo. Ieri il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov aveva affermato che Mosca è pronta a dialogare con Poroshenko, "ma senza mediatori", ed oggi ha chiesto la fine immediata delle violenze nell'est dell'Ucraina.

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