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29/05/2014

Dietrofront sulla Tav Torino-Lione. Non servirà per le merci, ce lo chiede l’Europa

Completo, segreto, silenzioso dietrofront. Oltre ad avere quasi dimezzato i finanziamenti alla Tav Torino-Lione, l’Unione Europea ha messo nero su bianco di non farci passare le merci e di utilizzare invece per queste lo storico traforo del Frejus. Ma proprio il trasporto delle merci doveva essere la pietra angolare della Tav. E’ stupefacente venire a conoscenza di informazioni ufficiali così importanti e che riguardano così da vicino la spesa pubblica italiana con oltre un anno di ritardo e solo perché le ha rese disponibili on line qualche giorno fa la testata francese Reporterre. Eppure…

Antefatto. Il traforo ferroviario del Frejus fra Italia e Francia (per i francesi: traforo del Mont Cenis) risalirà pure ai tempi di Cavour, ma è stato ammodernato due anni fa ed è in grado di trasportare anche gli autocarri caricandoli a bordo dei vagoni ferroviari; è usato ben al di sotto delle sue potenzialità; il traffico merci fra Italia e Francia attraverso il Frejus è in netto calo dal 1997 circa, mentre sembrava in aumento all’inizio degli Anni '90, quando l’Unione Europea ha cominciato a parlare della necessità di costruire un nuovo corridoio ferroviario.

In questo scenario vanno collocate le rivelazioni di Reporterre, che ha messo on line un documento ufficiale firmato da Laurens Jan Brinkhorst, il coordinatore per conto della Commissione Europea del “progetto prioritario 6″, ovvero del costruendo corridoio ferroviario da Lione alla frontiera ucraina. Il corridoio doveva andare dall’Atlantico a Kiev, ma in Ucraina (con rispetto parlando) non sanno neanche cos’è un treno ad alta velocità; il Portogallo ha già detto da tempo di no ed ora silenziosamente anche la Spagna si è defilata. Il documento firmato da Brinkhorst è il rapporto annuale d’attività 2012-13 ed è datato ottobre 2013.

Vi risparmio l’educata esposizione di Brinkhorst sul pieno marasma ad Est di Trieste. Per quanto riguarda specificamente la Torino-Lione, il suo rapporto – redatto in francese – dice che nel gennaio 2013 si è svolta l’ultima riunione della “plateforme du corridor Lyon-Turin”. O per lo meno: si è svolta l’ultima riunione prima della redazione del rapporto annuale. La “plateforme” riunisce i soggetti italiani, francesi e dell’Ue coinvolti nella Tav; il summit
était centrée sur la ligne historique et le rôle qu’elle pouvait jouer comme axe ferroviaire principal entre la France et l’Italie. Les participants sont convenus de la nécessité de réactiver la ligne existante pour qu’elle devienne l’axe ferroviaire principal pour le transport des marchandises entre la France et l’Italie. Le point de vue partagé est l’impossibilité politique de proposer la construction d’une nouvelle ligne sans avoir entrepris tous les efforts possibles pour rétablir la ligne existante comme artère principale de transport après les travaux d’élargissement du tunnel ferroviaire Fréjus/Mont Cenis
Ovvero: la riunione si è occupata della linea ferroviaria storica (quella dei tempi di Cavour e da poco ammodernata) e del ruolo che essa potrebbe avere come asse principale fra Italia e Francia. I partecipanti hanno convenuto sulla necessità di riattivare la linea già esistente affinché diventi l’asse principale del trasporto merci fra Italia e Francia. Il punto di vista condiviso è l’impossibilità politica di proporre la costruzione di una nuova linea senza intraprendere tutti gli sforzi possibili per ripristinare la linea esistente come la principale arteria di trasporto dopo i lavori di ampliamento del Fréjus-Mont Cenis.

Di questo importantissimo dietrofront emerso durante la riunione della “plateforme” finora non è saputo assolutamente nulla. Comunque la Francia ha già ufficialmente rimandato a dopo il 2030 (leggi: alle calende greche) il raccordo fra la rete ferroviaria nazionale e il tratto internazionale della Tav Torino-Lione: un tunnel sotto le Alpi di circa 60 chilometri il cui costo è stimato in 8,78 miliardi di euro, per il 58% a carico dell’Italia – così ha stabilito l’accordo con la Francia – anche se la galleria ricade solo per il 20% in territorio italiano.

L’Italia insiste che il tunnel è prioritario. Ma visto che ora l’Europa dice di non farci passare le merci, per quanti viaggiatori è prioritario andare da Torino a Lione risparmiando un’ora – solo un’ora – di tempo? E voi spendereste tutto quel denaro pubblico per accontentarli?

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