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26/05/2014

Calabria: ragazzo muore durante un intervento dei Carabinieri

Dopo Riccardo Magherini, deceduto lo scorso 3 marzo per soffocamento nel centro di Firenze come conseguenza dell’intervento di 4 carabinieri, i media riportano la notizia di un’altra possibile vittima di ‘malapolizia’.



Si tratta di Vincenzo Sapia, un ragazzo di 29 anni, morto ieri intorno a mezzogiorno per cause ancora da accertare dopo esser stato bloccato a terra da uno, o secondo altre fonti due Carabinieri. Secondo le prime ipotesi il ragazzo, morto a Mirto Crosia, sul litorale ionico della provincia di Cosenza, potrebbe essere stato stroncato da un infarto sopravvenuto durante l’alterco con il militare o durante l’intervento del Carabiniere per immobilizzarlo, ma la dinamica di quanto è avvenuto non è ancora chiara.
Secondo le prime ricostruzioni il giovane stava provando a forzare un portoncino di ingresso dell’ufficio postale del paese affermando di essere alla ricerca di un cane smarrito, finché non sono intervenuti i carabinieri per fermarlo. Ma non si sa esattamente cosa sia successo quando sono arrivati i militari, si sa solo che quando sono giunti sul posto i sanitari del 118 Vincenzo Sapia era esanime ed è stato inutile il loro tentativo di rianimarlo col defibrillatore.
La versione dei due militari, finora l’unica resa pubblica, afferma che quando i due agenti sono giunti sul posto, hanno trovato Sapia, descritto come un uomo di corporatura molto robusta, fermo davanti all'ufficio postale e tranquillo. Ma poi improvvisamente l'uomo si sarebbe denudato rimanendo in mutande e avrebbe aggredito un carabiniere, mettendogli le mani al collo e colpendolo. Ne sarebbe nata una colluttazione durante la quale Sapia si sarebbe accasciato a terra spinto giù da uno dei due militari.
Ora la Procura di Castovillari ha aperto un’inchiesta e ha iniziato a interrogare alcuni testimoni per chiarire l’esatta dinamica della vicenda. Il padre della vittima, Luigi Sapia, ambulante, chiede giustizia e accusa i carabinieri definendoli «Assassini». «Tutti sapevano che era malato mio figlio, che bisogno c’era di fargli del male?», sostiene l’uomo in riferimento al fatto che era noto in paese che il figlio soffriva di depressione ed era in cura. «Quando sono arrivato e ho alzato quel lenzuolo bianco ho visto il volto di mio figlio nero e pieno di graffi. Gli hanno strofinato il viso per terra per immobilizzarlo» accusa Luigi Sapia che ha informato di essersi rivolto a tre diversi legali per scoprire la verità sulla morte del giovane Vincenzo.

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