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26/03/2014

Turchia - Siria, corruzione e Twitter nella corsa elettorale

In Turchia è iniziato il conto alla rovescia verso le elezioni amministrative. Portando al voto tutte le città e le province del Paese, questo appuntamento elettorale  rappresenta un banco di prova importante per le forze politiche in gioco; ma in particolare dopo l’ondata di proteste sollevata dalla vicenda Gezi Park, il frantumarsi delle alleanze nel fronte dell’islam politico moderato e l’emergere di una serie di scandali di corruzione che hanno coinvolto il Partito della giustizia e dello sviluppo  e travolto il governo, fanno si che questo voto sia diventato decisivo per il futuro politico del premier Recep Tayp Erdogan.

Di conseguenza in questi giorni si assiste a un surplus di escalation di tensione che investe più fronti, dal locale al globale, dal politico allo scandalistico. E in questo senso tutti si stanno dando da fare senza esclusione di colpi. Il primo ministro al solito ostenta sicurezza, adoperando con spavalderia e arroganza anche le misure più impopolari e per alcuni versi controproducenti, come la messa al bando di Twitter.

Mossa che oltre alle dure critiche della comunità internazionale, è stata boicottata dallo stesso presidente della Repubblica Turca Abdullah, che ha aggirato il blocco, come abbastanza agevolmente stanno facendo tutti gli utenti, per dissentire pubblicamente da quella che è stata una decisione unilaterale del governo e la cui origine giudiziaria è stata smentita dal tribunale stesso. Un tentativo di censura  risolto in un flop quindi, ma che va comunque nella pericolosa direzione di dissuadere i media nella diffusione di notizie invise al governo. Anche il canale YouTube è sotto il mirino, per la pubblicazione di video inerenti la presunta corruzione dell’esecutivo.

E il fronte social media non cessa di surriscaldarsi: da giorni si parla di nuove “verità” devastanti, di presunti video hard con protagonisti uomini del potere islamico che verranno diffusi sulla rete. Per non parlare della voce sulla presunta relazione del premier Erdogan con l’ex-Miss Turchia Defne Samyeli. Finora nessuna prova.

Nel frattempo, quasi non ci si accorge della rimozione di 271 magistrati, che si aggiungono agli altri 200 giudici e agli 8mila funzionari di polizia che in seguito allo scoppio dello scandalo corruzione sono stati sollevati dall’incarico o trasferiti, mentre rimbalza sui media internazionali la notizia dell’abbattimento di un aereo siriano avvenuto al confine fra i due Paesi, per aver violato lo spazio aereo di Ankara. Secondo fonti militari di Damasco stava colpendo postazioni di terroristi in territorio siriano.

Reciproche accuse di interventi da parte di entrambi i Paesi come già avvenuto in occasione di altri incidenti negli ultimi due anni, da quando la Turchia è apertamente schierata contro il regime di Bashar al Assad. Un innalzamento della tensione orchestrato ad hoc secondo il principale partito di opposizione, il cui leader Kemal Kilicdaroglu già tre giorni prima aveva denunciato il rischio che Erdogan, invischiato negli scandali di corruzione, si lanciasse in una “avventura” militare in Siria tutta pre elettorale. E che potrebbe avere anche come scopo la sospensione delle elezioni amministrative.

Considerazioni a cui il ministro degli Esteri Davutoglu ha replicato dicendo che al momento  le elezioni sono al sicuro e accusando l’opposizione di antipatriottismo. Di fatto, a 5 giorni dal voto la Turchia punta i fucili sulla Siria, che entra in primo piano nella campagna elettorale: non a caso l’annuncio dell’abbattimento del jet è stato fatto dal premier stesso durante un comizio elettorale. Quel che si suol dire difendersi attaccando.

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