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26/02/2014

Egitto - Nuovo premier,Ibrahim Mahlab vecchio regime?

Ibrahim Mahlab
Lotta la terrorismo e ripresa economica: questi i due obiettivi che il nuovo primo ministro egiziano si è prefisso. Ieri, dopo la nomina seguita alle dimissioni di Beblawi, Ibrahim Mahlab ha parlato al popolo egiziano promettendo lo sradicamento del terrorismo e la stabilità necessaria ad attirare di nuovo investimenti internazionali.

Un annuncio giunto in concomitanza con l’ennesimo attacco nella Penisola del Sinai: ieri sera un gruppo di miliziani ha fatto saltare in aria le tubature che portano gas in Giordania, nella città di Arish, nell’area di Lehfen. Il gruppo ha posizionato esplosivi sotto il gasdotto, stesso sistema utilizzato l’11 febbraio in un’altra zona del Sinai.

L’instabilità della Penisola del Sinai entra con prepotenza nel programma di governo dell’ex ministro della Casa, Mahlab, ex funzionario del regime di Mubarak, imprenditore e proprietario di una delle principali imprese di costruzione egiziane. Mahlab si trova di fronte ad una situazione non certo rosea, con gli investimenti esteri a picco, una grave recessione economica che colpisce le classi più povere della popolazione, scioperi dei lavoratori, sempre maggiore scarsità di gas e carburante, oltre agli attacchi e violenze quotidiane, perpetrate sia da miliziani islamisti che dalla stessa polizia impegnata nella repressione dei sostenitori dei Fratelli Musulmani. Ieri il tribunale di Alessandria ha condannato dai 3 ai 7 anni di prigione oltre cento membri della Fratellanza, accusati di aver organizzato manifestazioni antigovernative dopo la cacciata di Morsi.

Non sono pochi quelli che vedono nella nomina di Mahlab alla carica di primo ministro il primo passo verso la candidatura alla presidenza del generale Al Sisi, capo dell’esercito e ministro della Difesa, principale fautore del colpo di Stato che ha condotto alla deposizione del presidente Morsi. Una candidatura che ha grosse possibilità di tradursi in una vittoria e che spaventa parte dello spettro politico e dell’opinione pubblica egiziana. E proprio la scelta di Mahlab, ex uomo del regime di Mubarak, alimenta la convinzione che il golpe altro non sia stato che lo strumento per riportare in vita la nomenclatura dell’ex dittatore.

Ma il timore più significativo è che un’eventuale presidenza Al-Sisi possa condurre all’incremento ulteriore del potere dell’esercito e alla possibile applicazione della legge marziale. Un timore ben espresso dalla prima donna a capo di un partito politico egiziano, Hala Shokralla: cristiana copta, segretario del partito liberale Al Dostour (carica assunta dopo le dimissioni di El Baradei), in un’intervista rilasciata ieri ha parlato della presidenza Al-Sisi come di un gravissimo pericolo per la democrazia egiziana. La popolarità del generale, ha spiegato, potrebbe mettere in ombra gli sforzi del Paese nel porre fine alle violenze e nell’intraprendere il percorso verso una reale democratizzazione.
 
“Le forze di sicurezza sono convinte che il 30 giugno gli abbia dato carta bianca per tornare al loro ruolo del passato, come se non ci fosse mai stato un 25 gennaio – ha detto la Shokralla – Corriamo un rischio alto, di cui è chiaro esempio il bagno di sangue di islamisti e manifestanti. Vediamo molti dei simboli della rivoluzione mandati in prigione e il loro ruolo distorto. Al Sisi si porrà al di sopra della legge e della Costituzione? Dobbiamo chiedere garanzie prima che Al Sisi diventi presidente”.

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