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26/02/2014

“Dovete morire prima”, ma lo saprete dopo

C'è da rimanere sconcertati – oltre che indignati – dalla tardiva attenzione con cui i media e i commentatori, scoprono con quasi un anno di ritardo notizie già note e di grande rilevanza. Il riferimento è ad un articolo della rivista “Lancet”, segnalato nei giorni scorsi da agenzie e giornali e oggi nella rubrica di Barbara Spinelli su La Repubblica. Il saggio di “Lancet” firmato da studiosi dell’Università di Oxford, Cambridge e dalla London School of Hygiene and Tropical Medicine, documenta gli effetti devastanti sulla salute, la mortalità e le aspettative di vita della popolazione greca sottoposta alle misure di austerità imposte dalla Troika europea.

La materia è inquietante e la documentazione rigorosa ma la notizia del rapporto e della pubblicazione di Lancet risale ad aprile dello scorso anno. Contropiano ne riferiva ampiamente già il 14 aprile del 2013 con il titolo “L'austerità ci ammala e ci fa morire”.

Viene da chiedersi con quale attenzione importanti quotidiani e agenzie abbiamo guardato in questi dieci mesi. Quel rapporto e l'articolo di Lancet, furono infatti sia la base da cui ha preso spunto la campagna nazionale contro i tagli alla sanità in corso in diverse regioni, sia la conferma di quella chiave di lettura – sicuramente cinica ma veritiera – che abbiamo sintetizzato con “Dovete morire prima”, che a nostro avviso rappresenta l'essenza del progetto strategico della classe dominante nel XXI Secolo verso le classi subalterne. Il laboratorio e il massacro sociale sperimentato in Grecia suonano come un monito per tutti.

La riduzione brutale della salute pubblica e delle aspettative di vita, non è una bizzarria ma la conseguenza delle misure imposte da chi vede la vita e le esigenze sociali solo come un costo da tagliare per destinare le risorse ad altri capitoli di spesa. Alla vigilia della pubblicazione della spending review (32 miliardi di tagli in quattro anni), bisogna guardare a quanto stanno mettendo sul piatto con occhi attenti e disponibilità alla lotta per la sopravvivenza. Non si gioca più.

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