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27/01/2014

Lavoro gratuito. Se ne parla pubblicamente, in Grecia

E’ il sogno non rivelato di ogni imprenditore, soprattutto quando la disoccupazione di massa falcia le file anche dell'esercito industriale di riserva. I nazisti ci hanno fondato il loro sviluppo industriale mentre impazzava la seconda Guerra Mondiale. Sono incubi che possono ripresentarsi. La notizia campeggia sul sito dell’International Business Times e viene dalla devastata Grecia. La fonte è Greek Reporter,  che ha reso pubblica la proposta avanzata da parte del KEPE, il centro sotto la supervisione del Ministero dello Sviluppo Regionale, affinché le aziende possano assumere giovani disoccupati fino a 24 anni ma senza corrispondere loro uno stipendio per un anno. Il lavoro gratuito dei giovani disoccupati vorrebbe essere un incentivo alle imprese per l'assunzione di dipendenti tra i più giovani. In aggiunta il KEPE ha proposto anche l'"esportazione" di giovani disoccupati, poiché allo stato attuale le aziende non sembrano comunque in grado di assorbire il crescente numero di giovani greci in cerca di lavoro.

Per i giovani in Grecia il tasso di disoccupazione sfiora ormai il 60 per cento, il 23 per cento dei giovani non ha mai lavorato, mentre il tasso di disoccupazione di lungo periodo raggiunge il 71 per cento. La proposta del KEPE, come è consuetudine in questi casi, maschera con ragionamenti “ragionevoli” misure che di fatto introducono il lavoro gratuito e realizzano il sogno di qualsiasi padrone: avere dei lavoratori che lavorano per lui gratis. In passato veniva definita schiavitù, ma in questo caso sarebbe anche peggio perché le imprese non sarebbero vincolate a passare almeno vitto e alloggio ai loro lavoratori-schiavi. I nazisti usarono il lavoro coatto rastrellando forza lavoro in tutti i paesi da loro occupati militarmente e utilizzando i prigionieri di guerra o le minoranze internate sulla base delle persecuzioni razziali o politiche.

La versione del Kepe è che i disoccupati di lungo periodo sono soggetti ad una veloce dissipazione del proprio capitale umano: ciò deriva dal fatto che le nozioni che le persone imparano a scuola o sul posto di lavoro finiscono per non essere più al passo con i tempi oppure ad essere dimenticate a causa del non uso, come i muscoli di un atleta costretto al riposo forzato, per esempio a causa di un infortunio, al termine del quale dovrà affrontare un percorso riabilitativo prima di tornare alle gare (e quindi a "produrre"). Questa situazione sarebbe uno spreco delle risorse investite (in passato) nella formazione del lavoratore quando lavorava. Le imprese potrebbero disporre così di manodopera a basso costo (anzi nullo) e potrebbero rimanere in vita sul mercato… in attesa della ripresa economica che pare debba manifestarsi quest'anno. I giovani dovrebbero invece limitarsi a sperare che quando la situazione economica sarà migliorata l'azienda possa decidere di assumerli in pianta stabile (o almeno pagando loro qualcosa). È dal 2011 che in Grecia si spera in una ripresa economica ed il Fondo monetario internazionale ha effettivamente previsto un ritorno alla crescita, per quanto modesta, nel 2011, nel 2012 e nel 2013. Speranza vana: anche il triennio precedente si è chiuso in profondo rosso come il precedente. Non solo: il debito pubblico, nonostante due default, è ancora il maggiore in Europa in rapporto al prodotto interno lordo, il paese è caduto dalla scorsa primavera in una deflazione molto pericolosa (per quanto stia restituendo un po' di potere d'acquisto a chi ancora ha un salario), mentre la disoccupazione resta alle stelle. Inoltre, secondo il KEPE, il governo dovrebbe incentivare i giovani greci ad emigrare e cercare lavoro all'estero in quei paesi, specie nel nord ed est Europa, dove vi è domanda di lavoratori.

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