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20/12/2013

Siria: Amnesty, torture nel 'regno' di al Qaeda

I gruppi islamisti che in Siria combattono contro le truppe del presidente Bashar al Assad hanno creato un piccolo regno del terrore nei territori sotto il loro controllo, nelle aree settentrionali del Paese.

Nelle regioni di Raqqa e di Aleppo, quest'ultima da cinque giorni sotto i pesanti bombardamenti dell'aviazione governativa, i famigerati miliziani dello Stato islamico dell'Iraq e della Siria (Isis) imprigionano e torturano chiunque infranga le rigide regole imposte dall'applicazione della sharia, e tra le vittime di abusi ci sono anche molti minorenni. A denunciarlo è Amnesty International in un rapporto di 18 pagine in cui sono raccolte le testimonianze di abitanti della zona e di ex detenuti.

Nelle sette prigioni (due ad Aleppo, tre a Raqqa e due nella provincia di Raqqa) aperte dall'Isis, un gruppo armato jihadista nelle cui file combattono molti stranieri, i detenuti sono sottoposti a vere e proprie torture, anche per avere commesso piccoli reati come il furto. L'imposizione della sharia nella sua più forma più fanatica prevede una gamma di "reati" che va dai "crimini" contro l'islam, al sesso fuori dal matrimonio al fumare. Inoltre, vengono arrestati e processati anche i militanti di altri gruppi armati che si oppongono ad Assad e chiunque si opponga allo strapotere che gli jihadisti hanno acquistato in queste regioni del Nord.

In cella sono finiti anche bambini di otto anni, ha denunciato Philip Luther, direttore di Amnesty per il Medio Oriente: "I minorenni sono imprigionati assieme agli adulti, in condizioni crudeli e disumane". I prigionieri, spiega il rapporto, vengono frustati, sono costretti a stare fermi in posizioni scomode per ore, vengono torturati con la corrente elettrica e alcuni padri hanno raccontato di essere stati costretti ad ascoltare le urla di dolore dei figli che venivano torturati nella stanza a fianco. "Dopo anni in cui è stata vittima della brutalità del regime di Assad, la gente di Raqqa e di Aleppo adesso soffre a causa di una nuova forma di tirannia imposta dall'Isis, fatta di detenzioni arbitrarie, torture, esecuzioni che sono ormai all'ordine del giorno", ha detto Luther.

Le testimonianze raccolte da Amnesty parlano di processi sommari, che durano addirittura "pochi minuti" e del giudice della corte islamica della prigione di Sadd al-Baath, vicino al Mansura, che commina pene pesantissime e partecipa alle punizioni frustando i condannati.

I gruppi islamisti, tra cui alcuni legati al ad Qaeda, hanno preso piede in Siria e puntano a costituire uno Stato islamico, addirittura un emirato, dopo la caduta di Assad che però per il momento non sembra imminente. La presenza di jihadisti, finanziati da Paesi stranieri, ha diviso l'opposizione che è ormai composta da una galassia di sigle spesso in disaccordo tra loro, soprattutto riguardo ai futuri assetti del Paese. E la crisi siriana sembra essere diventata una guerra per procura, in cui giocano un ruolo determinante i Paesi stranieri che sostengono le diverse fazioni. Gli jihadisti possono contare sui Paesi del golfo e sulla porosa frontiera turca da dove arrivano uomini e armi, mentre il ruolo delle formazioni più laiche si sta riducendo.

Intanto, il governo di Damasco, con il sostegno militare del movimento sciita libanese Hezbollah, ha lanciato un'offensiva ai confini con il Libano, riguadagnando posizioni, mentre al Nord sta impiegando l'aviazione contro gli islamisti, facendo però decine di vittime tra la popolazione civile. I raid governativi su Aleppo, la seconda città della Siria, hanno ucciso almeno 130 persone, tra cui molti bambini. L'aviazione sgancia dagli elicotteri "barili-bomba", cilindrici riempiti di esplosivo, liquido infiammabile, chiodi, biglie o pezzi di metallo che con la deflagrazione diventano proiettili. Un'arma devastante ma economica.

Mentre la guerra continua a fare strage tra la popolazione, stretta tra le truppe di Assad e i ribelli, e ha ridotto molte città siriane a luoghi spettrali pieni di macerie, la cosiddetta comunità internazionale si riunirà in Svizzera, a Montreux, il prossimo 22 gennaio per Ginevra 2, la conferenza che dovrebbe mettere fine al conflitto. Nella giornata di apertura sono attesi 32 ministri degli Esteri più altre personalità e le delegazioni nazionali. I colloqui più ristretti cui parteciperanno i rappresentanti delle parti in conflitto si terranno a Ginevra a partire dal 24 gennaio.

Intanto, oggi si decideranno le sorti dell'arsenale chimico di Assad: la distruzione delle armi dovrebbe essere terminata entro la metà del prossimo anno. Danimarca e Norvegia forniranno le navi per il trasporto dalla Siria. Le imbarcazioni faranno tappa in un porto italiano per essere trasferite sulla Cape Ray, la nave statunitense che provvederà alla distruzione.

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