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27/12/2013

Cina. Mao Tse Tung: "le cose stanno cambiando"

Un sondaggio effettuato in Cina in questi giorni, rileva come l'85% dei cinesi ritenga che gli aspetti positivi del suo operato siano prevalenti su quelli negativi. ll Quotidiano del Popolo, giornale del Partito Comunista Cinese, ha pubblicato lunedì un editoriale sul ruolo di Mao nel processo di rinascita del Paese, un tema spesso richiamato dall'attuale presidente Xi Jinping. Nell'editoriale, il Quotidiano del Popolo cita anche Deng Xiaoping e gli "errori" di Mao che sono stati corretti dopo l'inaugurazione dell'era della rottura e delle riforme voluta dallo stesso Deng nel 1978. Ancora oggi il bilancio dell'esperienza maoista in Cina è legato alla celebre frase di Deng che ha definito l'operato dell'ex leader come "70% positivo, 30% negativo". A centoventi anni dalla nascita di Mao Tse Tung (Mao Ze Dong nel nuovo cinese) l'impronta del Grande Timoniere sulla Nuova Cina non sembra poter essere liquidata come una ingombrante icona. Che dentro i gruppi dirigenti si possa affermare una tendenza piuttosto che un'altra e che le tendenze si scontrino tra loro, non è una sorpresa o almeno non lo era per l'elaborazione di Mao Tse Tung. Uno stralcio di un suo scritto del maggio 1957 può essere illuminante in tal senso.

Le cose stanno cambiando

Mao Tse Tung, 15 maggio 1957
L’unità e la lotta degli opposti sono fenomeni universali nella vita sociale. Il risultato della lotta è la trasformazione degli opposti l’uno nell’altro e la formazione di una nuova unità: così la società fa un passo avanti.

Il movimento di rettifica nel partito comunista è la lotta tra due stili di lavoro in una stessa entità. Ciò vale sia all’interno del partito sia per il popolo preso come un tutto unico.

Nel partito comunista ci sono vari tipi di persone. Ci sono i marxisti che costituiscono la maggioranza: hanno anche loro dei difetti, ma non gravi. C’è una parte che ha idee sbagliate di tipo dogmatico. Questi nella loro maggioranza sono compagni risoluti e fermi, devoti alla causa del partito e del paese, solo che il loro metodo di esaminare i problemi è viziato dall’unilateralità “di sinistra”. Superata questa unilateralità, potranno fare un grosso passo avanti. C’è un’altra parte poi che ha idee sbagliate di tipo revisionista, o opportunista di destra. Queste persone sono più pericolose, perché il loro modo di pensare è un riflesso delle idee borghesi all’interno del partito; sono inclini al liberalismo borghese, danno giudizi negativi su tutto, sono legati con mille fili agli intellettuali borghesi esterni al partito.

Da alcuni mesi tutti stanno criticando il dogmatismo, ma hanno lasciato in pace il revisionismo. Il dogmatismo deve essere criticato, altrimenti molti errori non potranno essere corretti. Adesso però è ora di prestare attenzione alla critica del revisionismo.

Quando il dogmatismo si converte nel suo contrario, esso diventa o marxismo o revisionismo. La storia del nostro partito mostra molti casi di dogmatismo che si trasforma in marxismo e pochi casi di dogmatismo che si trasforma in revisionismo: ciò perché i dogmatici costituiscono una corrente ideologica del proletariato, contagiato dal fanatismo piccolo-borghese. In alcuni casi ciò che è tacciato come dogmatismo in realtà sono solo errori commessi nel lavoro. In altri casi ciò che viene attaccato come dogmatismo è in realtà il marxismo, che alcuni scambiano erroneamente per dogmatismo e fanno bersaglio dei loro attacchi. I veri dogmatici pensano che la deviazione “di sinistra” è meglio di quella di destra e c’è un motivo: essi vogliono la rivoluzione. Tuttavia, per le perdite che causa alla rivoluzione, la deviazione “di sinistra” non è per niente migliore di quella di destra, quindi va corretta decisamente. Alcuni errori sono stati commessi mettendo in pratica indirizzi formulati dal Centro e quindi non bisogna prendersela eccessivamente con le istanze inferiori.

Il nostro partito ha un gran numero di nuovi membri di estrazione intellettuale (nella lega della gioventù sono ancora più numerosi); una parte di questi effettivamente è influenzata in misura abbastanza grave dalle idee revisioniste. Negano lo spirito di partito e il carattere di classe della stampa, confondono le differenze di principio esistenti tra il giornalismo del proletariato e quello della borghesia, confondono il giornalismo che riflette l’economia collettiva di un paese socialista con quello che riflette l’economia dei paesi capitalisti, con la sua
anarchia e la lotta tra gruppi monopolisti. Ammirano il liberalismo borghese e sono contrari alla direzione del partito. Approvano la democrazia e rifiutano il centralismo. Sono contrari a ciò che è indispensabile per la realizzazione di un’economia pianificata, vale a dire alla direzione, alla pianificazione e al controllo nei settori culturali ed educativi (ivi compreso il giornalismo), cose che sono indispensabili e che nello stesso tempo non devono essere eccessivamente centralizzate. Essi e l’ala destra degli intellettuali esterni al partito si fanno reciprocamente da eco, sono legati tra loro e hanno rapporti fraterni.

A criticare il dogmatismo sono diversi tipi di persone. Ci sono i comunisti, ossia i marxisti. Ci sono i comunisti tra virgolette, ossia la destra del partito comunista, i revisionisti. Poi ci sono persone esterne al partito. All’esterno del partito ci sono una sinistra, un centro e una destra. Gli elementi di centro sono molto numerosi, costituiscono circa il 70 per cento di tutti gli intellettuali fuori del partito, mentre quelli di sinistra sono circa il 20 per cento e quelli di destra l’1, il 3, il 5, o anche il 10 per cento, a seconda delle situazioni. Nell’ultimo periodo gli elementi di destra appartenenti ai partiti democratici e agli istituti di istruzione superiore si sono dimostrati più risoluti e più frenetici. Pensano che gli elementi di centro siano dalla loro parte e che non seguiranno più il partito comunista: ma questo è solo un sogno. Tra gli elementi di centro alcuni sono oscillanti, possono andare a sinistra o a destra e adesso, sotto l’influenza dei frenetici attacchi della destra, preferiscono non parlare, vogliono aspettare un po’ e vedere come va. Gli attacchi degli elementi di destra non hanno ancora raggiunto il culmine, essi sono in un momento di grande eccitazione. La destra, sia dentro che fuori del partito, non capisce la dialettica: ogni cosa, giunta all’estremo, si trasforma nel suo contrario. Noi li lasceremo alla loro frenesia ancora per un certo periodo, li faremo arrivare al culmine. Più saranno frenetici, più noi saremo avvantaggiati.

Alcuni dicono che temono di essere presi all’amo come pesci, altri che temono di rimanere vittime della tattica di attirare il nemico in profondità nel proprio territorio e poi concentrare le forze per annientarlo. Adesso grandi banchi di pesci sono affiorati da soli in superficie, non c’è bisogno di attirarli con esche. Non si tratta di pesci ordinari, con molta probabilità sono pescecani, hanno denti acuminati e amano divorare gli uomini. Le pinne di pescecane che la gente mangia sono gli strumenti natatori di questo tipo di pesce. Il fulcro della lotta tra noi e gli elementi di destra è la conquista degli elementi di centro; questi possono essere guadagnati alla nostra causa. Le dichiarazioni degli elementi di destra sul loro appoggio alla dittatura democratica popolare, al governo popolare, al socialismo, alla direzione del partito comunista sono tutte false, non dobbiamo assolutamente crederci. Ciò vale per tutti gli elementi di destra dei partiti democratici, degli ambienti dell’educazione, di quelli artistico-letterari, del giornalismo, della scienza e della tecnica, dell’industria e del commercio.

Le persone più decise appartengono a due correnti: la sinistra e la destra. Esse si contendono gli elementi di centro, la direzione su questi ultimi. L’intento degli elementi di destra è quello di conquistare prima una parte e poi il tutto. Cercano di conquistare prima la direzione nei settori del giornalismo, dell’educazione, dell’arte e della letteratura, della scienza e della tecnica. Sanno che in questi settori il partito comunista è meno forte di loro e la situazione sta effettivamente in questi termini. Essi sono il “tesoro nazionale”, nessuno può permettersi di stuzzicarli. Il movimento contro i tre mali, la liquidazione dei controrivoluzionari e la trasformazione ideologica condotti negli anni passati secondo loro sono una vergogna! Un delitto di lesa maestà! Essi sanno anche che molti studenti universitari sono figli di proprietari terrieri, di contadini ricchi, di borghesi e considerano queste persone come masse disposte a sollevarsi in risposta ai loro appelli. Per una parte degli studenti con idee opportuniste di destra c’è effettivamente questa possibilità. Ma pensare la stessa cosa per la grande maggioranza degli studenti significa sognare. Ci sono anche indizi del fatto che gli elementi di destra degli ambienti del giornalismo stanno istigando le masse operaie e contadine a opporsi al governo.

Alcuni si oppongono quando si vedono affibbiare delle etichette, ma solo a quelle che vengono affibbiate loro dal partito comunista. Essi però si sentono autorizzati ad affibbiarne al partito comunista, agli elementi di sinistra e di centro, sia dei partiti democratici sia dei diversi ambienti della società. Da qualche mese, quante etichette hanno fatto piovere gli elementi di destra attraverso la stampa!

Gli elementi di centro sono sinceri quando si dicono contrari alle etichette. Dobbiamo cancellare tutte le etichette che in passato abbiamo messo a sproposito sugli elementi di centro e d’ora in poi non dobbiamo più affibbiarne in modo indiscriminato. Alcuni errori in cui siamo incorsi durante il movimento contro i tre mali, l’eliminazione dei controrivoluzionari e la trasformazione ideologica, devono essere corretti pubblicamente, chiunque sia ad averne subito le conseguenze. Ma etichettare gli elementi di destra è un’altra faccenda. Tuttavia anche qui l’etichetta va affibbiata con esattezza, solo a chi è effettivamente un elemento di destra. Salvo casi particolari, non è necessario indicarli pubblicamente per nome e cognome, è meglio lasciar loro dei margini per fare marcia indietro così,in circostanze adeguate, sarà più facile per loro scendere a un compromesso.

Quando ho detto che la percentuale degli elementi di destra può andare dall’1 al 3, al 5 e fino al 10 per cento, esprimevo una stima approssimativa, è possibile che essi siano di più o di meno. D’altro canto in ogni unità di lavoro la situazione è differente, bisogna avere effettivamente in mano delle prove, cercare la verità partendo dai fatti, non si deve eccedere, ogni eccesso è un errore.

Gli elementi borghesi e molti degli intellettuali che hanno servito la vecchia società continueranno ostinatamente a mettersi in mostra, essi rimpiangono sempre il loro vecchio mondo e provano comunque una certa incompatibilità con il nuovo. Per trasformare queste persone occorre molto tempo e non si possono usare metodi brutali. Tuttavia dobbiamo riconoscere che, nella loro grande maggioranza, hanno fatto grandi progressi rispetto al periodo immediatamente successivo alla Liberazione; le critiche che ci hanno rivolto in gran parte sono giuste, bisogna accettarle. Solo parte delle loro critiche sono sbagliate e questo deve essere ben chiarito. Essi ci chiedono di aver fiducia in loro e di dare loro poteri adeguati alle loro funzioni: queste esigenze sono giuste, dobbiamo fare affidamento su di loro e dar loro poteri e responsabilità. Anche tra le critiche fatte dagli elementi di destra ve ne sono di giuste, non possiamo respingerle in blocco.

Tutte quelle giuste devono essere accolte. La caratteristica che contraddistingue gli elementi di destra è il loro atteggiamento politico di destra. Con noi hanno un rapporto di collaborazione formale, non effettivo. Collaborano su alcune cose, su altre no. Collaborano in tempi normali, ma appena si aprono degli spazi di cui approfittare, come nella situazione di oggi, di fatto non intendono più collaborare. Non mantengono le loro promesse di accettare la direzione del partito comunista e tentano di sbarazzarsene. Ma senza questa direzione non si può costruire il socialismo e la nostra nazione andrebbe incontro a un grande disastro.

In tutta la Cina ci sono alcuni milioni di borghesi e di intellettuali che hanno servito la vecchia società; noi abbiamo bisogno della loro opera, dobbiamo migliorare ulteriormente i rapporti con loro in modo tale da consentir loro di servire con più efficacia la causa del socialismo, di proseguire la loro trasformazione, di diventare gradualmente parte della classe operaia, di avviarsi verso l’opposto di ciò che sono attualmente. La grande maggioranza di essi potrà senz’altro raggiungere questo obiettivo. La trasformazione comporta sia l’unità sia la lotta: la lotta come mezzo per raggiungere l’unità che è l’obiettivo. Lotta significa lotta reciproca. Adesso è il momento in cui parecchie persone stanno conducendo una lotta contro di noi. Le critiche rivolteci dalla maggioranza sono razionali o lo sono in linea di massima, comprese le critiche aspre del professore Fu Ying
dell’università di Pechino, non pubblicate sui giornali. Queste persone ci criticano nella speranza di migliorare i loro rapporti con noi, le loro critiche sono bene intenzionate. Le critiche degli elementi di destra invece di solito sono malevole, essi sono antagonisti. Definire le intenzioni come buone o cattive non è frutto di supposizioni, sono cose che possono essere percepite.

L’attuale movimento di critica e di rettifica è stato lanciato dal partito comunista. Le erbe velenose spuntano insieme ai fiori profumati, mostri e demoni crescono insieme a fenici e liocorni: è una cosa che avevamo previsto e che ci auguravamo. In fin dei conti i buoni sono la maggioranza e i cattivi una minoranza. C’è chi dice che intendiamo prendere pesci grossi, noi diciamo che vogliamo estirpare le erbe velenose: si tratta della medesima cosa detta in modo diverso (...)

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