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12/11/2013

La diga etiope e i timori dei contadini egiziani


Cresce la paura tra i contadini egiziani del Delta del Nilo dopo l'annuncio dell'accordo tra Il Cairo e l'Etiopia sulla costruzione della Diga del Rinascimento: scarsità d'acqua per l'agricoltura e seguente crollo della produzione, questo il timore che sta imperversando tra le comunità agricole egiziane.

"Vogliamo coltivare la nostra terra, abbiamo bisogno d'acqua - ha detto Saeed El-Simari all'AFP - È già difficile con l'acqua che abbiamo, immaginate quando non ne avremo più". Secondo i calcoli degli esperti, già nella prima fase dei lavori, l'Egitto perderà 15 miliardi di metri cubi d'acqua all'anno dei 70 miliardi di riserva attuali. Non solo: a preoccupare gli agricoltori non è solo la mancanza di acqua, ma la mancanza dell'acqua del Nilo, nota fin dall'antichità per gli alti livelli di nutrienti in grado di rendere le terre particolarmente fertili.

Saeed non è il solo ad esprimere i suoi timori: dopo l'annuncio dell'avvio dei lavori per la Diga del Rinascimento (un'opera da 3,2 miliardi di euro), l'opinione pubblica egiziana si è divisa con parte della stampa e della politica che descrivono il progetto una minaccia alla sicurezza nazionale. A preoccupare gli esperti è il probabile calo delle riserve idriche, già scarse nel Paese a causa della crescita demografica degli ultimi decenni: "La media di acqua usata a persona in Egitto è di 620 metri cubi l'anno - spiega Alaa El-Zawahry, membro della commissione governativa che sta studiando l'impatto della diga etiope - Siamo già sotto il livello medio, che dovrebbe essere di mille metri cubi l'anno".

L'Etiopia prosegue comunque con il suo progetto, la cui prima fase dovrebbe essere completata entro il 2016 e permettere la produzione di 700 megawatt di elettricità (saranno seimila a opera finita). Dal 2011 ad oggi la questione ha provocato tensioni tra Addis Abeba e Il Cairo, sia per le conseguenze economiche che per quelle ambientali. Eppure poche settimane fa l'Egitto si è detto pronto al dialogo per trovare una soluzione concordata.

L'obiettivo è evitare una crisi economica drammatica nel Delta del Nilo: dopo la caduta di Mubarak, le condizioni socio-economiche di gran parte della popolazione egiziana non sono affatto migliorate, anche a causa dell'immobilismo del regime dei Fratelli Musulmani, più attenti a rispettare i diktat del Fondo Monetario Internazionale che a venire incontro alle legittime richieste popolari.

Oggi nel mirino di un'opera faraonica straniera finiscono i contadini, una delle classi più povere del Paese.

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