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30/10/2013

Egitto-Etiopia, nuovo accordo idrico?


A sorpresa, dopo lunghe e forti tensioni, Egitto ed Etiopia sembrano essere giunte ad un accordo condiviso in merito alla costruzione della tanto discussa diga sul Nilo. La diga del grande Rinascimento dell'Etiopia, questo il nome - di certo non casuale - scelto da Addis Abeba per indicare quest'opera faraonica da oltre 4,8 milioni di dollari destinata alla produzione di energia idroelettrica.

Un progetto, che, fin da quando è stato annunciato, nel marzo 2011, ha provocato dure critiche da parte di ambientalisti ed autorità egiziane. Un danno irrimediabile per il delicato ecosistema africano, secondo i primi; una vera e propria minaccia per la sopravvivenza idrica del Paese per i secondi.

Di certo erano in molti a pensare che la costruzione della diga del Rinascimento avrebbe potuto costituire un casus belli per il controllo delle risorse idriche da parte delle potenze regionali. Invece, a sorpresa, nelle ultime settimane, l'Egitto - che all'inizio aveva aspramente criticato il progetto ed aveva persino minacciato di sabotarlo - ha dimostrato apertura e disponibilità al dialogo. "L'Egitto contribuirà assieme al governo dell'Etiopia alla costruzione della diga per favorire lo sviluppo del popolo etiope", ha dichiarato Mohamed Abdul Muttalib, il ministro egiziano per le Risorse Idriche e l'Irrigazione, aggiungendo però che nell'accordo che verrà firmato tra i due Paesi dovranno essere specificate le modalità e l'impatto dei lavori. All'inizio di novembre i ministri delle Risorse Idriche di Egitto, Etiopia e Sudan si incontreranno a Khartoum per trovare delle linee guida condivise sul tema.

La negoziazione tra i due Paesi sarà tuttavia molto lunga e delicata. Le questioni da risolvere sono molteplici e stratificate nel tempo, dato che la spartizione idrica è il risultato di una divisione arbitraria fatta in epoca coloniale (1929) che ha dato il monopolio idrico all'Egitto e al Sudan. Una spartizione che negli ultimi anni è stata sfidata da sei Paesi che si trovano nell'alto corso del Nilo e che fanno parte dell'Iniziativa del Bacino del Nilo. Il Kenya, il Burundi, l'Etiopia, il Ruanda, la Tanzania e l'Uganda, a maggio 2010, hanno firmato un nuovo accordo per la spartizione delle acque, accordo che l'Egitto non ha riconosciuto. Poco dopo, a marzo 2011, l'Etiopia ha annunciato unilateralmente la costruzione della Diga del Rinascimento che prevede la deviazione di parte del Nilo Azzurro per la creazione di un bacino idrico di 63 miliardi di metri cubi di acqua.

Ancora poco chiare sono le conseguenze che ci saranno per l'Egitto, già fortemente piegato dall'instabilità politica, dalla crisi economica e dalle sanguinose vicende degli ultimi mesi. Un'ulteriore diminuzione della portata del fiume sarebbe catastrofica per la già debole agricoltura nazionale. Eppure per il momento lo spettro di una guerra per il controllo delle risorse idriche sembra scongiurato e l'Egitto sembra aver compreso che solo una maggior apertura al dialogo può condurre ad una risoluzione pacifica della delicata questione idrica.

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