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29/09/2013

Siria, ribelli divisi: nasce l'Alleanza Islamica

Entro stasera il Consiglio di Sicurezza dell'Onu voterà la risoluzione sulla Siria. La Russia ha dato il via libera alla bozza presentata ieri sull'arsenale chimico di Bashar al-Assad, dopo due anni di veti e stalli.

Una risoluzione che prevede la distruzione delle armi chimiche del regime di Damasco, pena un intervento internazionale non meglio specificato. I missili statunitensi? Il presidente Putin era stato chiaro: la Russia interverrà contro Assad se non rispetterà l'accordo stipulato con la comunità internazionale, aggiungendoci però tutte le perplessità russe in merito. La bozza di risoluzione redatta ieri si basa sul noto Capitolo VII, che prevede l'uso della forza nel caso di minaccia alla sicurezza e alla pace internazionale, ma richiede un ulteriore passaggio in Consiglio di Sicurezza. Passaggio non scontato: Mosca potrebbe nuovamente bloccare con il veto un intervento armato contro la Siria.

L'accordo di ieri è giunto nel pomeriggio dopo un incontro tra il segretario di Stato Usa Kerry e il ministro degli Esteri di Mosca Lavrov: "Abbiamo raggiunto un accordo - ha commentato Kerry - Questa risoluzione può ora portare alla rimozione e alla distruzione delle armi chimiche in Siria". La risoluzione prevede la creazione di un team internazionale delle Nazioni Unite e dell'Organizzazione per la Proibizione delle Armi Chimiche dell'Aia, che torni in Siria per verificarne l'implementazione.

I primi passi verso una soluzione diplomatica erano stati mossi all'inizio di settembre, grazie alla mediazione russa che aveva evitato il promesso attacco militare statunitense: il presidente Assad ha accettato di consegnare la lista delle armi chimiche in suo possesso, ha aperto le porte agli ispettori dell'Onu e ha promesso la consegna dell'arsenale entro un anno.

A preoccupare l'Occidente, però, non è solo Assad. Le divisioni interne alle opposizioni siriane e la sempre più spiccata appartenenza a fazioni islamiste si sono tradotte in questi giorni nell'adesione di tredici gruppi di ribelli alla "Alleanza Islamica". Due i punti di contatto: l'abbandono della Coalizione Nazionale Siriana, ombrello delle opposizioni riconosciuto legittimo rappresentante della Siria dalla comunità internazionale; e l'intenzione di applicare la legge islamica, la Shariah, alla nuova Siria.

Ne faranno parte, tra gli altri, il Fronte al Nusra e i salafiti di Ahrar al-Sham (restano fuori gli ultraradicali dello Stato Islamico dell'Iraq e del Levante). La nuova federazione fondata sull'islamismo militante potrebbe marginalizzare definitivamente le forze moderate di opposizione: l'Esercito Libero Siriano è già alle prese con scontri diretti contro fazioni vicine ad Al Qaeda per il controllo di parte del Paese, una faida interna che potrebbe portare gli islamisti a prevalere, forti del sostegno della rete di Al Qaeda, ma anche di armi e denaro provenienti da Qatar e Arabia Saudita. Secondo i dati a disposizione, circa 30mila dei 100mila miliziani anti-Assad attivi in Siria sono entrati a far parte dell'Alleanza Islamica. Non ancora la maggioranza dei ribelli, ma sicuramente i meglio organizzati e addestrati, soprattutto nelle regioni settentrionali.

A renderli sempre più forti, però, non è solo l'attività militare. In alcune aree del Paese, oggi sotto il controllo dei ribelli, gruppi islamisti - salafiti in primis - si sono guadagnati il consenso di una popolazione allo stremo, attraverso programmi umanitari in grado di alleviare almeno in parte la grave crisi economica in cui versa la Siria.

All'Onu si dovrebbe discutere anche di questo: caduto Assad, quale Siria si prospetta all'orizzonte?

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