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23/09/2013

Privatizzazioni, il piano di Letta

Entro ottobre sarà pronto il dossier "Destinazione Italia". L'obiettivo: vendere Poste, Rai, Ferrovie, spiagge e molto altro.

Entro la fine di ottobre, il Tesoro dovrà individuare le partecipazioni da dismettere. Con operazioni, si legge nella bozza del piano Destinazione Italia, da realizzare mediante “procedure competitive”, ovvero aste, oppure “operazioni di largo mercato rivolte a investitori istituzionali e al pubblico retail”. L’Ansa anticipa alcuni punti della bozza che andrà in discussione domani al consiglio dei Ministri.

IL PIANO DESTINAZIONE ITALIA – Per attrarre investimenti esteri, si legge nella bozza, “occorre aprire a capitali privati una parte dell’economia nazionale”, valorizzando e “quando opportuno” mettendo sul mercato “proprietà immobiliari e mobiliari”. E nel farlo, si precisa, si dovrà “tenere conto del possibile interesse pubblico a mantenere un controllo su quelle società che operano in settori di particolare rilevanza strategica nazionale”. Per le privatizzazioni, “i tempi saranno più brevi” per le società quotate, mentre “una tempistica necessariamente più lunga sarà richiesta per le aziende che necessitassero di valorizzazione preliminare alla messa sul mercato”.

ENTRO OTTOBRE - Su tutto il processo il governo prevede un ruolo “rilevante” del Comitato privatizzazioni, che il ministro dell’Economia rinnoverà ”a breve” per il prossimo biennio. Guardando invece alla valorizzazione del patrimonio immobiliare, il piano prevede anche di “introdurre per un arco temporale predeterminato e di breve durata, un regime di forte facilitazione ai cambi di destinazione d’uso degli immobili”. Per facilitare poi la presenza di investitori istituzionali nel mercato immobiliare, in particolare non residenziale, si punta anche sullo sviluppo delle Siiq (Società di investimento immobiliare quotate), intervenendo per assicurare agli investitori una redditività in linea con quella degli analoghi strumenti comunitari.

…E LE SPIAGGE – Per valorizzare il patrimonio pubblico il piano Destinazione Italia guarda anche alla revisione dei criteri di assegnazione dei beni, da adeguare ai valori di mercato e la durata dei contratti delle concessioni demaniali, ad esempio delle spiagge. Vanno previste gare, si legge, per ”accrescere la concorrenza. Entro l’autunno le misure del piano Destinazione Italia “si concretizzeranno in un provvedimento di iniziativa governativa”. E’ quanto si legge nella bozza del piano che andrà domani in Cdm, dal quale emerge la nascita, come spin-off di Invitalia, di Destinazione Italia Spa, “entità unica con la responsabilità dell’accompagnamento dell’investitore in Italia” e accorperà le competenze in materia di Invitalia, Ice, Desk Italia presso il Mise. Ogni sei mesi verranno presentati i risultati del lavoro al Cdm e resi pubblici.

QUANTO GRANDE - Nelle anticipazioni non ci sono numeri riguardo l’ammontare delle privatizzazioni. Ma il Messaggero ha pubblicato qualche giorno fa un articolo che qualche numero lo offre:

Nel perimetro delle partecipazioni vendibili ci sono le Ferrovie dello Stato (che varrebbero circa 36 miliardi) e Poste Italiane (3,4 miliardi) che sarebbe tra le più appetibili, a giudicare dal successo delle ultime emissioni obbligazionarie e dai collocamenti realizzati da altre aziende postali in Europa. Mentre la Rai (secondo una valutazione realizzata da Mediobanca) frutterebbe 2miliardi. Nel concreto, però, si è parlato a lungo di una possibile dismissione di Sace, società partecipata al 100% dal Tesoro e attiva nel settore delle assicurazioni sul credito, che ha un patrimonio di 6,2 miliardi di euro.

Ma c’è anche un’altra “occasione”:

Ed è stata ipotizzata la messa sul mercato di Fintecna (valore netto di 2,3miliardi di euro), che ha un business abbastanza diversificato visto che controlla Fincantieri (la cui privatizzazione appare però al momento improbabile) e Fintecna immobiliare. Ancora l’Istituto Leoni ha calcolato in 30miliardi di euro il valore della galassia delle aziende ex-municipalizzate (attive soprattutto nella fornitura di energia e di servizi pubblici), la cui quota di maggioranza è soprattutto in mano agli enti locali. Si tratta di un universo ampio e in continua espansione (circa 6 mila società) che dà lavoro a 80 mila persone per una spesa complessiva di 2,6 miliardi di euro. La proliferazione delle società a partecipazione locale è stata oggetto, nel 2010, di una indagine della Corte dei Conti. Una indagine che si è conclusa auspicando una cura dimagrante (anche a base di dismissioni).

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