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23/09/2013

Armi chimiche, Assad consegna la lista

AGGIORNAMENTO ore 14.30
RUSSIA: NO SOSTEGNO AD ASSAD SE NON RISPETTA GLI ACCORDI

Oggi l'agenzia di Stato russa, Interfax, ha riportato la dichiarazione di Sergei Ivanov, capo dello staff del presidente Putin: il governo russo è pronto "in teoria e in via ipotetica" a cambiare la sua posizione sulla Siria e privarla del sostegno finora garantito se Assad non dovesse rispettare gli accordi presi in merito alle armi chimiche.

dalla redazione

Roma, 21 settembre 2013, Nena News - Il regime di Damasco rispetta i patti: ieri il governo siriano ha consegnato all'Organizzazione per la Proibizione delle Armi Chimiche de L'Aia i primi dettagli sulla natura del proprio arsenale. Nei giorni a seguire, arriveranno le restanti informazioni.

Come previsto dal piano russo, a cui si sono accodati gli Stati Uniti, Bashar al-Assad aveva sette giorni di tempo per riferire alla comunità internazionale la quantità, la qualità e il dislocamento delle armi chimiche. Il secondo passo sarà la distruzione dell'arsenale che, secondo il governo siriano, richiederà almeno un anno di tempo. Assad ha ammesso nei giorni scorsi il possesso di armi chimiche, ma ne ha negato l'utilizzo contro la popolazione civile.

Prosegue a passi veloci, rispetto ai ritardi degli ultimi due anni, il percorso intrapreso dalla diplomazia internazionale: Mosca è stata in grado di evitare lo scoppio di un conflitto dagli esiti incerti e pericolosi; gli Stati Uniti hanno fatto un passo indietro e rinunciato (per ora) all'intervento esterno; e Damasco si dice pronta a partecipare al Ginevra II. Anche il nuovo Iran targato Rowhani si muove e si propone come mediatore tra Assad e le opposizioni.

Gli sforzi internazionali non si fermano. Il segretario di Stato Kerry è ancora impegnato nella risoluzione da presentare al Consiglio di Sicurezza che tuteli la coalizione degli interventisti nel caso Bashar non rispetti i patti: ovvero, una risoluzione che permetta all'Onu di intervenire con la forza.

In casa siriana, dopo la condanna espressa ieri dalla Coalizione Nazionale Siriana, federazione delle opposizioni anti-Assad, contro i gruppi jihadisti e di Al Qaeda impegnati in Siria, tra i ribelli giunge la tregua. La Coalizione aveva alzato la voce contro una delle frange di opposizione a causa dell'attacco perpetrato contro la città di Azaz, da oltre un anno sotto il controllo dell'Esercito Libero Siriano che ormai ne gestisce la vita amministrativa. Al confine con la Turchia, Azaz ha un'importanza politica, prima che strategica: una posizione che ha forse spinto gli islamisti, in particolare lo Stato Islamico dell'Iraq e del Levante, vicino ad Al Qaeda, a prenderla di mira, di modo da ristabilire equilibri interni ai gruppi di opposizione. Ieri l'accusa della Coalizione che riteneva il gruppo responsabile di una mancata adesione ai principi della rivoluzione perché aveva attaccato Azaz e aperto il fuoco contro gli uomini dell'ELS.

Ieri pomeriggio è giunta la tregua, stipulata dal leader di una brigata, Liwa al-Tawhid, e lo scambio dei prigionieri. L'episodio mette in luce le spaccature interne al vasto spettro delle opposizioni siriane: dai moderati agli islamisti, dai progressisti agli jihadisti, appare difficile individuare un'anima unica, con un obiettivo comune in grado di far cadere definitivamente Assad.

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