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29/08/2013

Precari PA, il pasticcio del Governo. Tutte le critiche dei sindacati

Tutti più o meno scontenti i sindacati del pubblico impiego sul provvedimento del Governo che promette la stabilizzazione dei precari. I dubbi sono tanti, e riguardano innanzitutto l’incompletezza del provvedimento, “che deve passare dalle parole ai fatti”, per evidente esiguità delle risorse, e la forte parzialità rispetto alla platea effettiva. Preoccupano poi alcune "afflizioni" come la "severa selezione" a cui dovranno sottoporsi i precari. Insomma, il Governo sembra aver portato a termine la classica operazione del ‘divide et impera’. Realisticamente, solo meno di 50mila saranno i precari che potranno in futuro aspirare ad un posto a tempo indeterminato nella pubblica amministrazione. E questo a fronte di una mappatura di complessivi 250mila, di cui130mila nella scuola non interessati da questo provvedimento perché hanno una disciplina autonoma. Dei 120mila interessati a questo provvedimento, nel 70% dei casi hanno contratti con gli enti locali e le Regioni e quindi si prevedono tempi biblici.

La posizione di Cgil, Cisl e Uil
Nonostante una evidente ingiustizia, Cgil, Cisl e Uili preferiscono parlare di un “piccolo passo in avanti” certamente non risolutivo. “Senza risorse, con gli attuali vincoli di bilancio e il blocco del turn over intatti, i risultati rischiano di essere molto deludenti", sottolineano in una nota congiunta Rossana Dettori, Giovanni Faverin, Giovanni Torluccio e Benedetto Attili - segretari generali di Fp-Cgil, Cisl-Fp, Uil-Fpl e Uil-Pa. "Abbiamo apprezzato anche pubblicamente il cambio di passo da parte del Governo e del Ministro D'Alia - aggiungono i quattro sindacalisti - ma adesso agli impegni pubblici devono seguire risultati. Non vorremmo trovarci per l'ennesima volta di fronte a proclami tanto seducenti quanto effimeri. Il rischio è di creare aspettative per poi disattenderle, come già successo in passato". "Attendiamo una convocazione per poter discutere nel dettaglio le prossime iniziative su questo fronte e trovare strumenti che garantiscano l'occupazione degli oltre 150 mila precari delle pubbliche amministrazioni. Da solo - concludono Dettori, Faverin, Torluccio e Attili - il dl non basta".

La rivolta del Nidl-Cgil
A protestare con più veemenza è il Nidl Cgil che in un colpo solo vede cancellare la prospettiva per “gli ultimi tra gli ultimi”, ovvero lavoratori in somministrazione (ex interinali) e cococo. “Sia i 42.000 cococo che i quasi 10.000 somministrati - continua il sindacato - sono infatti lavoratori che in questi anni sono stati utilizzati continuativamente in sostituzione di lavoro stabile, prestando servizio in tutte le amministrazioni e assicurando assieme ai colleghi assunti direttamente la qualità e continuità dei servizi pubblici".

Usb prepara lo sciopero generale e boccia il provvedimento
Decisamente critica Usb, che per il 18 ottobre sta preparando lo sciopero generale. Per l'Usb Pubblico Impiego la soluzione individuata dal Governo che prevede la possibilità di bandire concorsi pubblici a titoli ed esami con riserva del 50% dei posti per i lavoratori che abbiano maturato almeno tre anni di contratti a tempo determinato nella pubblica amministrazione è una beffa che, oltre a non dare alcuna garanzia di stabilizzazione del rapporto di lavoro, potrà coinvolgere solo una parte dei precari della P.a''. Infatti, sottolinea il sindacato, ''restano escluse dalle selezioni le altre forme di lavoro precario (tutti i Co.co.co.), gli esternalizzati, gli interinali e tutti quei lavoratori costretti nella giungla delle partite Iva o delle finte borse di studio) ed il tempo indeterminato inferiore a tre anni''. Secondo elemento dissonante, aggiunge l'Usb, ''è il tema delle risorse, rispetto al quale il Governo non è intervenuto in nessun modo affidando la questione al 50% delle risorse che si renderanno disponibili dalle cessazioni, con un turn over previsto nei tre anni interessati dalla norma che sarà rispettivamente 20%, 50% e, solo nell'ultimo anno, 100%''. In altri termini, sottolinea l'Usb, ''le risorse per l'assunzione dei precari saranno solo del 10% il primo anno, del 25% il secondo e del 50% il terzo. Risorse del tutto insufficienti, se si considera che i precari monitorati dal conto annuale della Ragioneria dello Stato nel 2011 (TD, Interinali, LSU, Co.co.co.) contavano oltre 150mila unita'''. Quanto ai concorsi, altamente selettivi, come specificato in maniera assolutamente provocatoria dal Presidente del Consiglio, rileva l'Usb, ''riguardano precari che nella maggior parte dei casi lavorano nelle proprie amministrazioni da ben oltre 3 anni, arrivando anche a 10-15 anni di anzianità, con un'età media intorno ai 35-40 anni. Questi lavoratori, oltre ad aver già sostenuto in moltissimi casi delle vere e proprie selezioni per titoli ed esami, la vera selezione l'hanno già superata lavorando per anni ed anni, consentendo alle Amministrazioni e agli Enti di svolgere la propria missione garantendo l'erogazione di servizi ai cittadini''. Infine, rileva Usb, ''che fine fanno i precari che non vincono i concorsi riservati nel triennio? Il rischio estremamente concreto è quello dei licenziamenti di massa”. Secondo Usb P.i., occorre prioritariamente sbloccare il turn over, per dare alle amministrazioni pubbliche la possibilità di assumere, e stilare un piano complessivo di stabilizzazione che riguardi tutti i precari. Per rivendicare garanzie di occupazione ed assicurare un futuro alla pubblica amministrazione, è necessario reinternalizzare i servizi e tornare ad investire nel welfare''.

Fabio Sebastiani

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