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19/08/2013

Operazione “Salva Silvio”

Come quadrare il cerchio? Il problema si presenta in questi termini:

1. Napolitano deve a tutti i costi mantenere in piedi Letta – e con lui la legislatura – perché deve portare a termine la “riforma” della Costituzione, salvare il semestre italiano a capo della Ue e si deve portare a buon fine la svendita di Eni, Finmeccanica ecc., tutte operazioni che chiedono un anno e mezzo di tempo ancora.

2. Per mantenere in piedi Letta, Napolitano ha bisogno dei voti di Berlusconi; se il Pdl si ritira, non c’è maggioranza possibile, stante l’indisponibilità del M5s e si va a votare di nuovo.

3. Il Cavaliere, a sua volta, non ha alcuna voglia di scontare alcuna pena e, tantomeno, di decadere dal Parlamento, perché ha paura di essere veramente arrestato, una volta persa l’immunità, per i processi che ha ancora in corso (Bari, Napoli, Milano) e, soprattutto, non accetta l’incandidabilità, dunque condiziona la sopravvivenza del governo ad un colpo di spugna che lo rimetta in circolazione.

4. Ma la grazia (o anche la commutazione della pena detentiva in pecuniaria) vanno incontro a un sacco di obiezioni: una grazia a così breve distanza dalla condanna definitiva, suonerebbe come un abuso ed una prevaricazione nei confronti della magistratura. Poi non è stata mai concessa la grazia a qualcuno in pendenza di altri processi e, infatti, la cosa rischierebbe di essere vanificata nel giro di un anno, quando con la sentenza Ruby si profilasse una nuova condanna definitiva. Per di più, una nuova condanna avrebbe l’effetto slavina, azzerando il condono di tre anni prodotto dall’indulto. Poi arriverebbero (o, quantomeno, potrebbero arrivare) i processi di Bari e Napoli. E l’istituto della grazia a ripetizione, come un blocchetto di biglietti di tram, ancora non esiste.

5. Il perdurare dell’immunità parlamentare dipende solo in minima parte da Napolititano, che, con la grazia, potrebbe (forse) far decadere anche la pena accessoria dell’interdizione dai pubblici uffici, ma non può far nulla per gli effetti della legge Severino e della normativa del 1957, che sono materie di competenza parlamentare.

6. Dunque, servirebbe che il Pd votasse contro l’uno e l’altro motivo di decadenza. Per la verità, sull’ineleggibilità ex l. 1957, il Pd fa il pesce in barile, ma sulla Cancellieri pare che non ci siano margini. Non tanto per questioni di carattere giuridico (delle quali altissimamente ce ne impipiamo) quanto perché, salvando il Cavaliere, il Pd perderebbe 1/3 dei suoi voti in tre ore.

Dunque, a prima vista, non ci sarebbe via d’uscita e la strada è obbligata. Ma è proprio sicuro che non si possa far nulla?
Calma e gesso.

P R O B L E M A

“Come salvare la capra di Napolitano, il cavolo di Silvio e il somaro del Pd, stanti le suaccennate premesse?”

SVOLGIMENTO

“Occorre fare una doverosa premessa: una soluzione al problema postoci all’interno delle classiche ed anguste regole dello Stato di Diritto non c’è e, pertanto, occorre farla sporca. Ma, per soddisfare l’esigenza di salvare il somaro (nonché per legittimare la capra), è indispensabile che la soluzione si presenti come legale e rispettosa della Costituzione. Occorre, dunque, varare una “Operazione Salva Silvio” le cui sequenze operative possono essere così denominate:

1. “Nebbia di guerra”.
2. “Quinto Fabio Massimo”
3. “Spacchettamento e diversione”
4. “Binario morto”
5. “Battaglia campale”
6. “Grazia finale”

Nella prima fase (“nebbia di guerra”) occorre persuadere l’opinione pubblica che, con viva e vibrante indignazione, si sta andando nella direzione della più rigorosa applicazione delle leggi e delle sentenze della magistratura (e Robbespierre e Pol Pot ci fanno un baffo a noi!). Nello stesso tempo, occorre calmare il Cavaliere facendogli intendere che stiamo facendo esattamente il contrario.
Ottenuto l’effetto voluto, occorre temporeggiare (fase “Quinto Fabio Massimo”), perché abbiamo bisogno di raffreddare i bollori dell’opinione pubblica, stancandola con una melina di mesi e mesi, ed abbiamo bisogno di vedere come si mettono gli altri processi, anche perché non si può spendere l’arma della grazia al primo colpo. Nel caso di altre condanne, si fa una grazia cumulativa. Ma sarebbe preferibile evitare del tutto altre condanne o con assoluzioni dubitative o facendo arenare le inchieste (fase 4). Contestualmente alla fase di temporeggiamento, occorre procedere allo “spacchettamento e diversione” separando per quanto possibile le vertenze giudiziarie dalle grane parlamentari:

a. la decadenza ed incandidabilità ex Cancellieri si può rimandare di un bel po’, se la Commissione pone al Consiglio di Stato il quesito sull’interpretazione autentica della legge (e se non lo fa la Commissione può farlo il governo) e, in attesa della risposta, naturalmente, il giudizio resta sospeso. E’ anche possibile che il Parlamento sottoponga la questione alla Corte Costituzionale, dato che una legge che tocca l’elettorato passivo e lo stesso diritto d’Assemblea non può prescindere da un voto del Parlamento stesso.

b. La decadenza per conflitto di interesse si può accantonare con il pretesto che le altre procedure hanno la precedenza e la riassorbono (è una balla e le cose non c’entrano nulla, ma può essere spacciata credibilmente).

c. La decadenza per effetto dell’interdizione dei pubblici uffici può diventare operativa solo dopo che la corte d’Appello di Milano ne ricalcoli la durata dopo il verdetto della Cassazione che la obbliga a farlo. Il che, a far presto, significa febbraio, ma, con un po’ di buona volontà e qualche trucco, ce la tiriamo sino a giugno.
Nella denegata ipotesi che le manovre dilatorie non abbiano successo ed occorra andare in aula a votare per la decadenza, è opportuno fare due calcoli: il Senato è composto da 315 senatori eletti più due a vita (Monti e Ciampi), maggioranza a 159 voti; considerato che tutto il centro destra e Scelta Civica si pronuncerebbero contro, siamo a 137 contrari, per arrivare a 159 servono 18 voti. In primo luogo qualche assente per “sindrome non divisiva” (un morbo particolare manifestatosi di recente, che colpisce solo al centro sinistra) o per “missione “ (i sottosegretari spesso lo sono) rosicchia già i margini. Poi occorre ricordare che si vota a scrutinio segreto e qualche Razzi o Scilipoti si trova sempre (bisogna informarsi delle attuali quotazioni pro capite dei senatori) e, alla fin fine, anche Letta ed Epifani, (pur condannando sempre con viva e vibrante indignazione, l’insano gesto), potrebbero cooperare alla bisogna. Servirebbe anche a tenere a bagnomaria Renzi. Ce la si può fare.

Passiamo all’aspetto penale: l’unica grana per ora è l’esecutività della sentenza Mediaset: ma, il Cavaliere ha tempo sino al 15 ottobre per presentare domanda di affidamento in prova ai servizi sociali, nel qual caso l’Autorità giudiziaria deve decidere sull’accoglimento: se va bene sei mesi per l’iscrizione a ruolo, poi con qualche opportuno incidente procedurale (che si intende per “effetti penali”? Chiediamolo alla Cassazione…) ce la tiriamo sino a giugno senza troppo sforzo. Le altre inchieste possiamo cercare di portarle sul “binario morto” con la comparsa improvvisa di nuovi testimoni, video, foto, verbali e quel che serve a chiedere un supplemento istruttorio… Poi si vede cosa si può fare per screditare i magistrati che indagano, magari per farli trasferire approfittando di ogni minimo errore…

Poi a giugno viene la “battaglia campale” su sue fronti: candidatura del Cavaliere alle Europee (anche per questo è necessario preservargli la candidabilità sino all’epoca) e referendum radicali sulla giustizia (che, a questa luce, si capiscono meglio). Se “Silvio” è eletto, poniamo con 5 o 6 milioni di preferenze o anche più, ottiene due effetti: in primo luogo, investe il Parlamento europeo della sua questione (non è detto che quella assemblea gli sia più favorevole, ma la cosa è senza precedenti ed allunga il brodo di mesi e mesi ancora). In secondo luogo, si presenta come chi ha avuto il lavacro delle urne: milioni e milioni di cittadini lo “assolvono dall’iniqua condanna” ecc. ecc.

Se poi questo si combinasse con una vittoria radicale nei referendum, che sarebbero vissuti come la “battaglia finale” fra il Cavaliere e la torbida Magistratura, sarebbe tombola. E voi neghereste la doverosa grazia ad uno che vince in campo aperto due scontri del genere?

Post scriptum:
il piano può riuscire solo alle seguenti condizioni:
A- che il Cavaliere non faccia il matto e non provochi prima elezioni anticipate, magari non fidandosi delle promesse fattegli;
B- che gli Italiani ci abbocchino come hanno fatto altre volte.

Fonte

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