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18/08/2013

Grecia, i taboo di Angela

di Antonio Rei

I cittadini greci potrebbero quasi reclamare diritto di voto in Germania. Non solo perché il destino del loro Paese è da anni in mano a Berlino, ma anche perché le sorti di Atene sono diventate un argomento centrale della campagna elettorale tedesca. Nel mirino c'è la cancelliera Angela Merkel, accusata di minimizzare la crisi ellenica per non perdere consensi a un mese dal voto.

Il caso è scoppiato dopo che la testata Der Spiegel ha parlato di un misterioso rapporto redatto dalla Bundesbank e trasmesso al ministero delle Finanze. Stando alle indiscrezioni, la Banca centrale tedesca ritiene che la Grecia avrà bisogno "in ogni caso" di nuovi aiuti entro la primavera del 2014. Gli sforzi compiuti fin qui dal governo Samaras sono definiti "insufficienti" e "forti dubbi" vengono espressi sulla possibilità che Atene riesca a portare a termine le riforme promesse a Ue e Fmi.

Dal rapporto emergono anche critiche indirette al governo di Angela Merkel, soprattutto nel passaggio in cui la Bundesbank sostiene che il via libera della Troika alla più recente tranche di aiuti da 5,7 miliardi di euro sia arrivato "per motivi politici".

La Banca centrale non ha smentito la ricostruzione della stampa, mentre il governo tedesco è riuscito soltanto a prodursi in una replica piuttosto goffa: "L’ultimo rapporto della Troika afferma che la Grecia sta facendo buoni progressi con le riforme - ha detto Martin Kotthaus, portavoce del ministro delle Finanze -. Il piano attuale arriva fino al 2014, quindi, al momento, mi pare difficile discutere di ciò che accadrà l’anno prossimo".

In realtà, "difficile" è l'aggettivo meno appropriato. Che la Grecia avrà bisogno di nuovi aiuti per sostenere il debito non è una profezia da novelli Tiresia, ma una banalità nota a tutti da diverso tempo. Il mese scorso si erano diffuse le prime voci di un buco da 3,8 miliardi nei conti ellenici del 2014 e lo stesso Fondo monetario internazionale aveva chiesto all'Eurozona di adottare "misure addizionali". Perfino il presidente Jeroen Dijsselbloem aveva assicurato la disponibilità dell'Eurogruppo ad aiutare Atene "ancora una volta" l'anno prossimo. Perché mai allora la cancelliera prova tanto imbarazzo ad ammettere un'ovvietà?

La spiegazione elettorale non sembra avere alternative. Il 22 settembre i tedeschi andranno alle urne per rinnovare il Bundestag ed è evidente che il governo Merkel voglia evitare qualsiasi discussione pericolosa sulla Grecia: che si tratti dell'ennesimo piano di salvataggio o del nuovo taglio del debito chiesto con insistenza dal Fondo monetario.

Stando ai sondaggi, i cristiano democratici guidati dalla cancelliera (Cdu) dovrebbero confermarsi come primo partito, ma il terzo mandato della Merkel dipenderà anche dal risultato dei suoi alleati Liberali, che da anni vedono calare i propri consensi.

A questo sottile filo sono appese le speranze del principale partito d'opposizione, la socialdemocratica Spd, che in questi giorni punta proprio sul caso greco per sottrarre voti agli avversari. "Ci sarà un brusco risveglio dopo l'elezione - ha detto Carsten Schneider, la voce più autorevole in materia di bilancio nelle fila dell'Spd -. Negando la necessità di ulteriori aiuti alla Grecia, la cancelliera sta mentendo alla gente prima delle elezioni".

Intanto, da Atene arrivano i conti del secondo trimestre. Fra aprile e giugno il Pil greco è calato del 4,6% su base annua, registrando così il ventesimo trimestre consecutivo con il segno meno. Il dato è migliore rispetto alle stime degli analisti (-5%) e al -5,6% registrato fra gennaio e marzo, ma difficilmente da numeri di questo tipo si può trarre una qualche forma di sollievo.

Nei primi sette mesi dell'anno, inoltre, Atene ha messo a segno un avanzo primario (ovvero una differenza positiva tra entrate e uscite al netto degli interessi) di 2,6 miliardi di euro. Si tratta di un dato essenziale per il futuro abbattimento del debito, ma è stato ottenuto solo grazie ai soldi concessi dalla Ue e dal Fmi, agli interessi sui titoli di Stato restituiti dalle banche centrali e alle spese per investimenti più basse del previsto.

La Grecia è ormai in recessione da cinque anni e dal 2010 viene tenuta in vita artificialmente con piani che hanno imposto misure mortifere per l'economia reale. In condizioni del genere il debito greco sarà sostenibile soltanto finché l'Europa e l'Fmi non si faranno da parte. Nel breve e nel medio periodo è molto difficile immaginare come Atene possa tornare a rifinanziarsi da sola sui mercati con titoli pluriennali. Gli aiuti dovranno quindi proseguire e a trarne beneficio sarà anche la Germania, visto che le banche tedesche sono le più esposte in terra ellenica.

A questo punto non rimane che attendere il prossimo round dell'incontro. Le trattative fra la Troika e il governo greco riprenderanno il 29 settembre, vale a dire una settimana dopo le elezioni tedesche. Una fortunata coincidenza per la cancelliera.

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