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23/07/2013

Tokio, vince Abe il nazionalista. Bene i comunisti

Assoluto vincitore delle elezioni di ieri, il primo ministro Shinzo Abe ha nelle sue mani il controllo totale del parlamento bicamerale del Giappone. E la Cina si preoccupa.

“Voglio un'economia forte, che sia considerata davvero tale" ha affermato il premier dopo l’ufficializzazione dei risultati delle elezioni che ieri hanno rinnovato metà dei seggi del Senato. “Quattro anni fa avevamo registrato un fallimento storico alle elezioni legislative. Oggi è nato un nuovo Pld, oggi siamo davvero al nastro di partenza", ha detto il leader del Partito liberal-democratico, alla guida del governo da dicembre, dopo quattro anni all'opposizione. Libero da qualsiasi vincolo elettorale per i prossimi tre anni, Shinzo Abe è ora determinato a perseguire quella che è stata già ribattezzata la "Abenomics": un mix di spesa pubblica massiccia, di liberalizzazioni e di politica monetaria flessibile. Ma è soprattutto sul piano internazionale che il premier intende far sentire la presenza di Tokyo: "Sono deciso a rispondere all'appello della popolazione. Voglio mostrare e mostrerò la presenza del Giappone a tutto il mondo", ha concluso il premier noto per le sue posizioni ultranazionaliste.

Posizioni apprezzate dagli elettori, che ieri hanno concesso una vittoria netta al centrodestra del Partito Liberal-democratico (Pld) così come ai suoi alleati, i centristi del New Komeito (Nk). Il Pld ha ottenuto infatti ben 65 seggi e l’Nk 11 sui 121 in ballottaggio, conquistando così la maggioranza anche al Senato, con 135 seggi complessivi su 242, sei in più rispetto a quanto già assegnavano i sondaggi alla coalizione di Abe. Il sistema elettorale giapponese prevede che metà della camera alta sia rinnovata ogni tre anni. In calo l’astensione – dal 58% del 2010 al 53 scarso di ieri – nonostante una campagna elettorale accesa e condotta anche, per la prima volta, su Internet.

Il partito Democratico (Dpj), la principale forza d'opposizione di centrosinistra, è letteralmente crollato da 44 a 17 seggi (il peggior dato da quanto è stato fondato nel 1998), per totali 59, includendo i non rinnovati. Il suo leader, Banri Kaieda, ex ministro dell'Industria, ha motivato il tracollo con la delusione dell'elettorato per i 3 anni e 3 mesi di governo “poco brillante” del suo partito. Altri due partiti di centrodestra - il Japan Restauration Party e il Your Party – hanno ora, includendo i seggi vinti ieri (8 ciascuno) rispettivamente 9 e 18 rappresentanti. Buon risultato per il Partito Comunista che ha conquistato 8 seggi (di cui uno a Tokyo per la prima volta in 12 anni), salendo complessivamente a 11 senatori.

Il governo di centro-destra di Abe incoraggia le istanze nazionaliste, fornisce un’immagine più sicura e propositiva sul piano internazionale, non nasconde la volontà di arrivare a confrontarsi anche sul piano militare con potenze già rivali sul piano economico e strategico, a partire dalla Cina, ma anche rivendicando una maggiore autonomia dall’alleato statunitense. Obiettivi, come pure la vendita di tecnologia bellica, da raggiungere modificando, se necessario e ora con maggiore possibilità di successo, la costituzione “pacifista” imposta a Tokio dagli Stati Uniti all’indomani della sconfitta nella Seconda Guerra Mondiale.

La vittoria di Abe è stata naturalmente accolta con preoccupazione in Cina. Cina e Giappone hanno in corso un'aspra disputa sulle isole Senkaku/Diaoyu, alcune delle quali sono controllate da Tokyo ma rivendicate da Pechino. La Cina teme anche l'''accerchiamento'' da parte di Paesi amici degli Usa – il Giappone, ma anche il Vietnam e le Filippine e l’Australia – anche se Huo Jiangang, un esperto di politica giapponese citato dal China Daily, smorza le preoccupazioni, ricordando che il partner del Pld nel governo giapponese, il New Komeito, è apertamente contrario alla revisione costituzionale''.

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