Presentazione


Aggregatore d'analisi, opinioni, fatti e (non troppo di rado) musica.
Cerco

19/07/2013

Strage di Viareggio, tutti a giudizio i 33 imputati. Anche l’ad di Fs Moretti

Questa mattina i familiari delle vittime sono arrivati in corteo, portando striscioni con le foto delle vittime e con la richiesta di "verità, giustizia, sicurezza per Viareggio". I reati contestati dalla Procura sono disastro ferroviario colposo, incendio colposo e omicidio e lesioni colpose plurime.


Il gup di Lucca Alessandro Dal Torrione ha rinviato a giudizio i 33 imputati nel procedimento per la strage di Viareggio. A processo finirà Mauro Moretti, ad di Fs, dirigenti e funzionari di altre società del Gruppo e delle ditte proprietaria del convoglio o che lo montarono o revisionarono.

Il 29 giugno 2009 l’incidente costò la vita a 32 persone. Fra gli imputati, vertici e funzionari delle società del gruppo Fs e delle ditte proprietaria o che revisionarono e montarono il carro che deragliò piombando sulla stazione. Quella notte il carro-treno che trasportava gpl deragliò in stazione: le cisterne si ribaltarono, una si squarciò e il gas esplose, distruggendo un quartiere della città. Questa mattina i familiari delle vittime sono arrivati in corteo, portando striscioni con le foto delle vittime e con la richiesta di “verità, giustizia, sicurezza per Viareggio”. I reati contestati dalla Procura sono disastro ferroviario colposo, incendio colposo e omicidio e lesioni colpose plurime. Ad alcuni imputati sono state contestate anche violazioni delle norme sulla sicurezza sul lavoro. Il processo si aprirà il 13 novembre a Lucca.

La Procura di Lucca ha chiuso l’inchiesta l’anno scorso nel giorno del terzo anniversario dell’incidente. La causa dell’incidente è stata attribuita al cedimento strutturale di un asse del carrello del primo carro-cisterna deragliato. C’è anche una foto che sembra confermare che l’incidente sia stato provocato dalla rottura dell’asse per fatica del treno, dato che la sezione fratturata mostra la classica superficie “marezzata” (screziata come marmo, ndr) per il 90% della sua estensione. Questa modalità di rottura è tipica degli assili ferroviari e per prevenirla sono previste stringenti procedure cicliche di controllo, che in questo caso non sarebbero state rispettate. “Dopo 18 mesi di indagini, quindi, dei 38 indagati, l’avviso di chiusura delle indagini arriva a 32 di essi, ma solo quando saranno terminate le pratiche di polizia giudiziaria – aveva spiegato il procuratore capo Aldo Cicala in una nota – si potranno conoscere i nomi”.

Se nei gesti la rabbia dei familiari delle vittime è stata contenuta, nelle parole no. “Ora che sono stati rinviati a giudizio, Moretti e gli altri Ad delle società Fs cosa aspettano a dimettersi?”. Moretti ha preferito non commentare la decisione del gup: “Non ho niente da dire”. Anche alla luce del decreto Fare, hanno spiegato i difensori, “formalmente” il rinvio a giudizio non ha ripercussioni sugli incarichi dei dirigenti, visto che i reati sono di carattere colposo. Il tema potrebbe riemergere il 25 luglio, quando all’assemblea di Fs verrà trattato il rinnovo dei vertici del gruppo. Le accuse vertono principalmente sulle responsabilità di chi non si accorse che l’asse di quel carro ferroviario era fratturato e di chi non adottò le misure necessarie a evitare che la cisterna si squarciasse.

Il processo sarà soprattutto una battaglia di perizie. Le parti civili sono un centinaio: fra loro ancora non c’è lo Stato, che ha tempo fino alla prima udienza del processo e che è in trattativa con le assicurazioni di Gatx e Fs per un accordo sull’eventuale risarcimento. Vista la mole di avvocati e parti civili, sede dell’udienza preliminare è stata il polo fieristico di Lucca. Il procuratore Aldo Cicala non ha nascosto la soddisfazione: “Siamo contenti. E’ stato dimostrato che l’impostazione accusatoria al momento ha retto”. Intanto, le difese si preparano alla battaglia. “Confido che il processo potrà diradare i dubbi, quelli che hanno fatto prevalere la scelta dibattimentale – ha commentato l’avvocato Armando D’Apote, difensore di Moretti – L’accusa si basa anche su una serie di questioni tecniche che, nel dubbio, il gup ha ritenuto opportuno vengano chiarite in dibattimento. Noi dubbi non ne abbiamo”.

Fonte

Nessun commento:

Posta un commento