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21/07/2013

Siria, curdi pronti all'autonomia

Washington, Londra e Parigi stringono i rapporti con i leader politici dell'opposizione siriana e rappresentanti dell'Esercito libero siriano (Els) sono attesi nei prossimi giorni negli Usa e in Francia. Parlano però all'interlocutore più debole tra le forze impegnate contro il governo di Damasco e il presidente Bashar Assad. Debolezza resa evidente dall'incapacità dei reparti agli ordini del «capo di stato maggiore» Salim Idriss di rispondere (come avevano minacciato) all'assassinio di un loro comandante militare, Kamal Hamami, compiuto dai qaedisti dello Stato Islamico in Iraq e nel Levante (Siil) nella zona di Latakiya. I ben addestrati combattenti dello Siils e gli alleati del Fronte al Nusra sono troppo forti per l'Els.

Ora però i qaedisti devono fare i conti con un avversario formidabile, i curdi, decisi a trasformare in sovranità reale il controllo che hanno di parte del nordest della Siria.

La battaglia che da giorni si combatte a Ras al Ayn, sul confine con la Turchia, nella provincia di Hasakeh, nei villaggi di Tal Alo, Karhuk, Ali Aga e Khrab Bajar, nella regione di Jal Agha, tra miliziani curdi del Partito dell'Unione Democratica (Pyd) e quelli del Fronte Al Nusra e dello Siis (43 morti sino a ieri), è chiaramente volta al controllo del territorio e di giacimenti petroliferi vitali per assicurare economia alle aree strappate al controllo del governo centrale. Si moltiplicano in queste ore le notizie sull'intenzione dei curdi di procedere a una «proclamazione di autonomia» nei distretti che da oltre un anno le forze governative hanno intenzionalmente abbandonato, per concentrare lo sforzo bellico sulle grandi città: Damasco, Aleppo, Homs, Hama.

Il Pyd ieri ha annunciato la creazione di un consiglio indipendente nelle regioni a maggioranza curda. Una mossa alla quale l'opposizione politica siriana e l'Esl non sono in grado di opporsi politicamente e militarmente, mentre la Turchia, brutale avversaria dei curdi, lancia pesanti avvertimenti, sapendo che il Pyd è strettamente legato al suo nemico: il Partito dei lavoratori del Kurdistan (PKK).

«Per un anno siamo stati da soli nei nostri territori. La gente vuole un qualche tipo di amministrazione per risolvere i problemi della vita quotidiana», ha spiegato Saleh Muslim, il capo del Pyd, aggiungendo che si terranno elezioni nelle aree curde nel giro di tre-quattro mesi. «Questa amministrazione sarà come un governo provvisorio», ha aggiunto da parte sua un portavoce del Pyd, Nawaf Khalil, «dobbiamo proteggere i nostri confini e la nostra gente, dobbiamo fare qualcosa per migliorare la situazione economica». Rispondendo alle domande del quotidiano arabo al Hayat, un altro funzionario curdo ha detto che l'amministrazione autonoma lavorerà sulla base dei servizi di istituzioni già esistenti, come la forza di polizia curda e le Unità di Protezione Popolare (50.000 uomini).

Le nuove «amministrazioni» dovrebbero inoltre beneficiare dei proventi del petrolio, dal momento che i curdi controllano più della metà di tutti i pozzi siriani, tra cui quello di al-Rmeilan. In sostanza sarà seguito il modello adottato sul terreno dai curdi iracheni durante il periodo delle sanzioni internazionali imposte contro il regime di Saddam Hussein.

L'unico vero ostacolo a questo «progetto di autonomia», viene dalle stesse formazioni politiche e militari curde, sempre in lotta tra di loro. Il Pyd vuole che le sue milizie diventino le «forze armate» ufficiali, assorbendo i combattenti di altri partiti. Un punto sul quale non c'è accordo.

Sviluppi che hanno fatto suonare l'allarme in vari «quartieri generali», ma non a Damasco dove Assad sa che lasciare spazio ai curdi significa aggravare i contrasti tra i suoi oppositori. In ogni caso le truppe governative non appaiono in grado di riprendere quelle aree del Paese nonostante i progressi delle ultime settimane. Invece i ribelli dell'Esl si oppongono a un'entità curda separata che, peraltro, darebbe non pochi problemi a uno dei loro principali alleati e finanziatori, il premier turco Erdogan.

Non tutti ad Ankara però concordano sul «pericolo curdo». Per Birol Akgun del Centro di studi strategici (Sde), una regione autonoma curda in Siria non rappresenta un rischio per la Turchia, al contrario potrebbe divenire una zona cuscinetto per evitare che gli scontri in corso in Siria sconfinino in territorio turco.

I curdi non sono gli unici che si preparano a compiere mosse sul terreno. Secondo il quotidiano saudita Asharq Al-Awsat, Al-Qaeda annuncerà uno Stato islamico nel nord della Siria nei primi giorni di agosto, al termine del mese di Ramadan. I punti di frontiera di Bab el-Hawa e Harem sono gli obiettivi principali dei qaedisti, per controllare armi e rifornimenti di munizioni e per incassare fondi dalla vendita di contrabbando del petrolio.

Fonte

La Siria si candida a diventare la Jugoslavia del Medio Oriente. 

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