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30/07/2013

Riparte un fragile negoziato israelo-palestinese

I negoziati bilaterali israelo-palestinesi riprenderanno questa sera a Washington. L'annuncio è stato dato ieri dopo il via libera giunto da entrambe le parti.

Si tratta di un incontro preliminare tra i due caponegoziatori, l'israeliana Tzipi Livni e il palestinese Saeb Erekat. A mediare ci saranno gli Stati Uniti attraverso l'ex ambasciatore a Tel Aviv Martin Indik, nominato nuovo inviato speciale in Medio Oriente. E' probabile a un certo punto anche il coinvolgimento diretto del Segretario di stato John Kerry che il 19 luglio, al termine della sua sesta missione nella regione, aveva annunciato la ripresa delle trattative.

La strada però è tutta in salita e pochi, tra israeliani e palestinesi, credono che i colloqui porteranno a un accordo definitivo dopo decenni di conflitto e di fronte alla distanza tra le due parti su questioni centrali come lo status di Gerusalemme e il futuro di 5 milioni di profughi palestinesi che chiedono di tornare ai loro centri abitati ora in territorio israeliano.

Ieri negoziatori e mediatori hanno avuto un primo assaggio delle difficoltà. Il governo israeliano si è spaccato sulla proposta presentata dal premier Netanyahu di dare il via libera alla scarcerazione di 104 prigionieri politici palestinesi in carcere da più di 20 anni, accogliendo la richiesta del presidente palestinese Abu Mazen. Solo dopo sei ore di un dibattito drammatico il primo ministro ha ottenuto il voto favorevole. Netanyahu ha dovuto però impegnarsi con i suoi ministri che sarà un referendum a decidere l'approvazione di qualsiasi futuro accordo con i palestinesi.

Le remore sono molte e la fiducia reciproca scarseggia. La liberazione dei 104 palestinesi avverrà in quattro scaglioni: il primo fra una decina di giorni, l'ultimo fra otto mesi circa. Un ministro israeliano ha minacciato che se nel frattempo i palestinesi compiranno "provocazioni", ad esempio, rivolgendosi alle istituzioni internazionali per realizzare i loro diritti, le liberazioni si fermeranno. La spinosa questione della scarcerazione di palestinesi con cittadinanza israeliana sarà rinviata fino all'ultimo. Nelle stesse ore in cui il governo Netanyahu è rimasto riunito, centinaia di israeliani ultranazionalisti e alcuni parenti di vittime di attentati palestinesi protestavano in strada e inondavano di sms i ministri contro la scarcerazione dei prigionieri politici. Contemporaneamente a Ramallah 2 mila palestinesi contestavano Abu Mazen perché torna alle trattative senza aver ottenuto lo stop all'espansione delle colonie israeliane e senza la garanzia che i colloqui saranno fondati sulla legalità internazionale e le "linee del 1967" che dividevano Israele e i Territori occupati.

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