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25/07/2013

I 70.000 posti di lavoro di Expo 2015 sono diventati 640 e precari

Grazie anche all’aiuto di CGIL, CISL e UIL

Questa mattina Expo 2015 spa e sindacati hanno siglato il protocollo che disciplina le modalità di assunzione e di impiego del personale durante i sei mesi dell’Esposizione Universale. Proviamo, quindi, a darne una lettura a caldo.



Volontari?

Il primo dato particolarmente significativo, soprattutto per noi che nei giorni scorsi abbiamo dato spazio a critiche sul fatto che Expo potesse diventare un evento organizzato con lavoro gratuito, è il numero di volontari. L’allegato 5 del protocollo, intitolato “Programma volontari del sito espositivo”, prevede “di generare 475 opportunità di volontariato. Tale valore moltiplicato per il periodo di presenza giornaliero (minimo 5 ore) e per una permanenza media di due settimane – che pertanto prevede rotazioni di gruppo (di team; di equipe, ecc.) – consente di coinvolgere circa 18.500 volontari” (!). I volontari, inquadrati in squadre da 10 persone guidate da 2 team leader, si occuperanno “dell’accoglienza e orientamento del visitatore”; “facilitazione dell’esperienza di visita”; “facilitazione della partecipazione nazionale e internazionale”. In concreto, questo significa “indirizzamento delle persone verso le biglietterie”; “indirizzamento in caso di richiesta da parte del visitatore sulle modalità di uscita dal sito”; “supporto al visitatore in coda (es. fuori dai padiglioni, aree show ecc.) in caso di bisogno”; “supporto nella facilitazione degli afflussi e dei deflussi all’interno delle aree di visita del sito espositivo tramite la diffusione di indicazioni”.
L’accordo si premura di indicare che le attività in questione saranno solamente “ausiliarie” e “non professionali”, nel senso che “i compiti assegnati non richiederanno specifica formazione professionale o specializzazione”. In realtà, non è così perché i volontari del 2015 vengono formati oggi nelle scuole attraverso progetti come “Genexpo” promosso dal Comune di Rho e dalla Provincia di Milano, che fornirà una formazione specifica ai cosiddetti volontari che per i 6 mesi di evento svolgeranno gratuitamente mansioni del tutto identiche a quelle di una guida turistica.

Stage

Come abbiamo segnalato nel precedente post in qualche modo Expo 2015 e parti sociali avrebbero derogato alle regole previste per i tirocini di orientamento e formazione (stage). Nel dettaglio, in deroga all’accordo raggiunto in conferenza Stato-Regioni del 24 gennaio scorso in materia di linee guida sui tirocini, si elevano i mesi di durata massima a 7 e si prevede l’elevazione degli stagisti “al 60% dell’organico dipendente alla data del 01/04/2015″ in luogo del 10% previsto dall’accordo sulle linee guida per “le unità operative con ventuno o più dipendenti a tempo indeterminato”. Un limite previsto apposta per evitare un utilizzo “distorto” degli stage.

Nuovi posti di lavoro?

Secondo l’art. 4, “le parti concordano per l’anno 2015 il ricorso al contratto a tempo determinato ed alla somministrazione a termine nella misura dell’80% dell’organico complessivo di Expo 2015 spa al 15/04/2015″. Cioè la metà dei dipendenti assunti (300 persone). L’altra metà o poco più (340 persone) sarà assunta con contratti di apprendistato. Una quota pari al 10% del fabbisogno occupazionale è riservata “a coloro che si trovano in cassa integrazione straordinaria e/o in deroga, in mobilità, disoccupato a seguito di procedure di licenziamento nonché soggetti inoccupati”, che torneranno ad essere tali dopo i 6 mesi di evento, in compagnia degli altri lavoratori assunti a tempo determinato.
Tirando le somme, questo accordo prevede la creazione di poco lavoro precario e un amplissimo ricorso a lavoro gratuito o quasi-gratuito. Non c’è che dire: se questo è il modello Milano – di cui parla l’assessore milanese Tajani – che dovrebbe aiutare il confronto nazionale sui temi del lavoro, allora siamo proprio messi male.

Clicca qui per ascoltare l’intervista all’economista Andrea Fumagalli ai microfoni di Radio Onda d’Urto.

Centro Sociale Sos Fornace - No Expo 2015

http://www.sosfornace.org/i-70-000-posti-di-lavoro-per-expo-sono-diventati-640-e-precari/

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Un lavoro da sballo, fatti assumere all'Expo!
In 18.500 lavoreranno gratis
 
Flessibilità e precariato nell'accordo tra le parti sociali. Ma per Letta è «un'ottima intesa da estendere all'Italia»
 
L'accordo sulla flessibilità del lavoro a termine e sugli stage per l'Expo 2015 - firmato ieri dai rappresentanti sindacali di Cgil, Cisl, Uil, Filcams Cgil, Fisacat Cisl e UilTucs con l'amministratore delegato di Expo 2015 Giuseppe Sala - prevede l'assunzione di 835 persone mediante contratto di apprendistato da 7 o 12 mesi. 340 giovani under 29 anni parteciperanno ad un percorso formativo rispettivamente di 70 e 120 ore per il conseguimento delle qualifiche di «operatore Grande Evento», «specialista grande Evento» o di «tecnico sistemi di gestione Grande Evento».
A partire dal 2014 verranno assunti altri 300 lavoratori per i ruoli di supporto e segreteria e 195 stagisti con un rimborso da 516 euro mensili. Una parte di queste assunzioni a termine, il 10%, verranno effettuate tra i lavoratori che si trovano in cassa integrazione straordinaria o in deroga, sono in mobilità o in disoccupazione. Con ogni probabilità, al termine dell'esposizione, torneranno ad essere tali.
Il protocollo siglato dalle parti sociali prevede inoltre 18.500 volontari che dovranno alternarsi in «attività ausiliare» al ritmo di 475 per cinque ore al giorno nei sei mesi di durata dell'Expo. Il loro impegno, si legge nel protocollo d'intesa, dev'essere svolto esclusivamente «con uno scopo di partecipazione, solidarietà e pluralismo».
L'accordo è stato salutato ieri dal presidente del Consiglio Enrico Letta come «un'ottima intesa la cui base può essere applicata a livello nazionale». Maurizio Sacconi auspica invece l'abolizione della causalità dei contratti a termine. Ribadisce la necessità di convertire rapidamente il decreto «Letta-Giovannini» che elimina la «causalità» sul primo contratto e preme per un secondo decreto nel mese di settembre «una volta esperito il tentativo di avviso comune tra le parti sociali».
In realtà, l'intesa tra le parti sociali ha raggiunto un compromesso stabilendo una causalità vincolata all'«avvio e presidio dei servizi». Gli apprendisti e i lavoratori a termine potrebbero così sperare di lavorare anche fino a 12 mesi, augurandosi di tornare a lavorare a termine in altri «grandi eventi» milanesi come il salone del mobile o la settimana della moda. I sindacati e il comune di Milano hanno dichiarato la propria soddisfazione. Per i primi conta il fatto di avere inquadrato il limitato numero di apprendisti Expo nel contratto nazionale sul terziario, distribuzione e servizi.
«L'intesa - ha detto il segretario generale della Uil Milano Walter Galbusera - dà una risposta equilibrata alle forti esigenze di flessibilità connesse all'evento». Per il segretario Cgil Milano Graziano Goria, l'accordo rappresenta un esempio da seguire «quando apriranno i cantieri per la realizzazione delle varie opere legate all'esposizione».
Cristina Tajani, assessore al lavoro del comune di Milano (ex "speranza" della pattuglia negriana, al pari dell'estensore dell'articolo, ndr), ha rilanciato l'aspetto «innovativo» delle formule che regolano l'apprendistato e il volontariato.
Chi ha spiegato meglio il merito dell'intesa è stato l'Ad Expo Sala (ma guarda un po', ndr) secondo il quale l'intesa «dimostra come si possa flessibilizzare e derogare in materia di lavoro». Su questo obiettivo sembrano convergere tutti, anche le più alte cariche dello Stato che considerano l'economia dei «grandi eventi» il «volano della ripresa economica». Sempre ammesso che ci sia, questa «crescita» prevede la creazione di un limitato parco di apprendisti precari specializzati e di un larghissimo uso di lavoro gratuito.
Questo è stato sempre il modello per lo sviluppo delle economie immateriali in Italia (si sente il peso nell'ideologia negriana, così come lo sconcerto per il fatto che quel che sembrava una "liberazione" si stia rivelando una schiavitù generalizata, ndr). Quella milanese non ha mai fatto eccezione. Oggi la novità è che le parti sociali, e il governo, esprimono un consenso diffuso sulla generalizzazione di questa organizzazione postfordista del lavoro, sia pure nel quadro della contrattazione nazionale.
Un aspetto che non è sfuggito al sito milano-fiera.net che conduce un'inchiesta permanente sul laboratorio Expo. Uno dei suoi redattori, Andrea del centro sociale Fornace e del Punto San precario, osserva che l'accordo ha messo nero su bianco che un grande evento può essere gestito con il lavoro gratuito. «Si premura di indicare che le attività dei volontari saranno "non professionali" - afferma - Non è così perché i volontari vengono formati nelle scuole attraverso progetti come "Genexpo" promosso dal Comune di Rho e dalla Provincia di Milano».
Nelle scuole milanesi sarebbe in corso un processo di formazione «informale» che ricorda quello delle guide turistiche che sono, come noto, una figura professionale. I 18.500 volontari non potranno tuttavia aspirare a questo titolo. Per l'Expo, e per l'intera nazione, resteranno liberi prestatori d'opera, diffusori dei «valori etici» nell'economia dei grandi eventi.

Roberto Ciccarelli
 
tratto da il manifesto del 24 luglio 2013
 
Il testo originale dell'accordo, con tanto di firme:

Fonte

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