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16/05/2013

Venezuela: chi è che viola i diritti umani?

Sono 11 i morti causati dall’ondata di violenza scatenata dall’opposizione contro i sostenitori di Nicolas Maduro eletto presidente lo scorso 15 aprile. Ma media e Commissione Americana per i Diritti Umani accusano il governo. Che ha appena varato una rivoluzionaria legge sul lavoro che diminuisce l’orario ed estende i diritti.


Con la morte di Gerardo Rico all’ospedale di San Cristobal dopo 23 giorni di agonia è salito a 11 il numero delle vittime della violenta campagna di aggressioni e omicidi scatenata dalle opposizioni venezuelane dopo il voto che ha sancito l’elezione di Nicolas Maduro alla presidenza della repubblica. Una ondata di violenza indiscriminata, visibilmente preordinata e orchestrata da alcune organizzazioni politiche della destra venezuelana, che ha preso di mira dirigenti dei partiti al governo, istituzioni pubbliche e addirittura decine di ambulatori dei quartieri popolari e delle favelas dove lavorano da anni i medici cubani. Gli undici morti – a smentire le accuse di violenza rivolte dall’opposizione nei confronti dei partiti bolivariani e delle forze di sicurezza – sono tutti attivisti e militanti chavisti. Nonostante questo dal giorno della proclamazione dei risultati elettorali praticamente tutti i media privati venezuelani hanno condotto una violenta campagna stampa contro il governo, accusato di brogli elettorali e di repressione. Una campagna che naturalmente viene amplificata da numerosi media internazionali e che nelle ultime ore ha trovato anche il sostegno da parte della Cidh, la Commissione Interamericana che ha messo in dubbio la legittimità dei risultati elettorali dello scorso 14 aprile ed ha accusato il governo del Venezuela di violare i diritti umani. Un’accusa che ha mandato il presidente Maduro su tutte le furie e che è stata respinta al mittente insieme ad ogni illegittima ingerenza negli affari interni e nella vita democratica del paese. “La screditata Cidh continua a schierarsi contro la democrazia e il popolo venezuelano” ha affermato Nicolas Maduro in un messaggio inviato via twitter. Venerdì l’ente sudamericano aveva emesso un comunicato nel quale invitava il governo a adottare urgenti misure per “garantire il diritto alla vita e all’incolumità”, al libero esercizio dei diritti politici, di riunione e manifestazione nel paese, in riferimento anche alla rissa che a fine aprile ha coinvolto alcune decine di deputati degli opposti schieramenti nel parlamento di Caracas.  Un messaggio in cui mancava ogni riferimento all’ondata di attacchi terroristici e di omicidi condotta dalle forze dell’opposizione di destra e che ha appunto causato 11 morti e un centinaio di feriti.

Situazione che anche i media occidentali hanno opportunamente evitato di citare, così come è passato completamente inosservato che Nicolas Maduro pochi giorni fa ha presentato davanti a 20 mila lavoratori della metropolitana della capitale venezuelana una nuova legge, ribattezzata Ley Organica del Trabajo, già entrata in vigore mercoledì 7 maggio. Un provvedimento unico in America Latina, che mette in pratica l’articolo 90 della Costituzione Bolivariana, attraverso il quale la settimana lavorativa diurna viene ridotta da 44 a 40 ore mentre quella notturna passa dalle precedenti 40 a 35 ore, mentre quella mista scende da 42 a 37 ore di lavoro. Un modo, hanno detto Maduro e alcuni responsabili dell’esecutivo, per concedere ai lavoratori più ore di riposo e di ozio, innalzando la loro qualità della vita. La legge estende anche l’estensione del riposo prenatale fino a 6 settimane e porta a 20 settimane il riposo post parto per le lavoratrici, oltre a porre enormi limitazioni alla possibilità per le imprese di ricorrere ai subappalti. Il provvedimento prevede anche che, in caso di licenziamenti di massa da parte di un’impresa privata, il governo possa intervenire per bloccarli per ragioni di interesse sociale o di sicurezza. Una notizia che avrebbe meritato le prime pagine in un mondo in cui generalmente l’orario di lavoro cresce a vista d’occhio mentre i salari perdono potere d’acquisto e i diritti dei lavoratori vengono erosi dall’austerity e dal cosiddetto dogma della competitività.

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