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27/05/2013

Missili sul Libano, confusione sulla Siria

Tutti confusi, tutti indecisi. Sulla Siria appare sempre più difficile trovare punti fermi. L'Unione Europea si divide sulle armi ai ribelli, le opposizioni sulla partecipazione o meno alla conferenza Kerry-Lavrov, il governo siriano accetta ma "in via di principio".

Intanto, la guerra civile si allarga e lambisce il Libano: ieri due missili hanno colpito una delle roccaforti di Hezbollah, a Sud di Beirut, nel distretto di Mar Mikhael e in quello di Chiyah. Forse, una sorta di avvertimento per interrompere il sostegno che Hezbollah garantisce al regime di Damasco (reiterato solo poche ore prima dal leader Nasrallah) e che in molti ritengono essere la ragione per l'intensificarsi delle violenze settarie in Libano.

Sul fronte esterno, a poche settimane dalla conferenza proposta dal segretario di Stato americano Kerry e il ministro degli Esteri russo Lavrov, la comunità internazionale vorrebbe accelerare un qualsiasi tipo di strategia, che sia quella diplomatica o quella militare, ma le divisioni interne alle diverse fazioni rallentano la corsa. La Coalizione Nazionale Siriana, federazione dei gruppi di opposizione al regime di Bashar al-Assad, ha concluso ieri la quattro giorni di incontri a Beirut con una maggiore propensione a dare una chance al tandem Kerry-Lavrov.

Ma a spaccare le opposizioni - e di conseguenza l'eventuale partecipazione alla conferenza - è la conformazione della rappresentanza all'interno della Coalizione: a Beirut si è assistito al tentativo di rafforzare la presenza del blocco liberale e laico, riconoscendo al leader Kilo 22 seggi (di cui alcuni da assegnare a donne e minoranze religiose). Alla fine, ne ha ottenuti cinque, mantenendo la Coalizione strettamente controllata da Qatar e Fratelli Musulmani.

Dal canto suo, Damasco ha già fatto sapere che prenderà parte alla conferenza: pochi giorni fa il ministro degli Esteri siriano, Walid Muallem, ha definito l'incontro "una buona opportunità per una soluzione politica". Il rappresentante di Assad volerà quindi a Ginevra perché il regime "concorda in via di principio a partecipare al meeting". Si tratta della prima conferma ufficiale rilasciata da Damasco ad inviare un team di negoziatori alla conferenza americana e russa.

Divisioni anche in casa Europa: oggi, dopo l'incontro a Parigi tra Kerry e i rappresentanti di Russia e Francia, i ministri degli Esteri dei 27 si vedranno per fare il punto sulla questione calda del rifornimento di armi ai ribelli e dell'embargo contro Bashar al-Assad. Da una parte c'è chi ritiene che un ulteriore ondata di armamenti intensificherebbe ancora di più il conflitto (Francia e Gran Bretagna), chi invece pensa che sia la soluzione per piegare definitivamente il regime (Austria e Svezia). Un piano comune ancora non esiste, ma sicuramente se Bruxelles rendesse più facile il rifornimento di armi ai ribelli, al tavolo dei negoziati di giugno opposizioni e Occidente partirebbero con un punto in più rispetto a Assad.

Fonte

Sulle conclusioni non concordo minimamente.

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