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20/05/2013

L'industria italiana verso lo sfacelo

Siamo tornati alla velocità di crollo del 2009, quando - all'indomani del crack Lehmann - l'intera economia globale si era improvvisamente fermata. Ma stavolta il problema è principalmente italiano.

Gli altri paesi d'Europa, e a maggior ragione del pianeta, viaggiano infatti su ritmi niente affatto esaltanti (qusi tutti sono in recessione, a parte la Cina e pochi altri) ma molto meno gravi di quelli italiani.

Corretto per gli effetti di calendario (i giorni lavorativi sono stati 21 contro i 22 di marzo 2012), il fatturato totale diminuisce in termini tendenziali del 7,6%, con un calo del 10,6% sul mercato interno e dell'1,0% su quello estero. Come si vede, il crollo annuale (il "tendenziale") è spaventosamente alto ed è causato esclusivamente dalla componente "interna" (le esportazioni influiscono negativamente, ma solo per l'1%). E' quindi confermata la diagnosi: comprimendo i salari e l'occupazione, le pensioni e gli ammortizzatori sociali, i consumi interni precipitano. E quindi tutta la produzione che dovrebbe essere destinata al mercato domestico risulta penalizzata in modo drammatico.

Gli indici destagionalizzati del fatturato segnano cali congiunturali per l'energia (-5,9%), per i beni intermedi (-1,2%) e per i beni strumentali (-0,2%), mentre sono in aumento i beni di consumo (+0,4%). Quest'ultima indicazione è solo apparentemente in contraddizione. Bisognerebbe infatti disaggregare il dato e si scoprirebbe che questo "leggero aumento" rappresenta la concentrazione dei consumi sui generi indispensabili, mentre calano più rapidamente quelli "superflui", come la benzina per l'auto ("energia").

L'indice grezzo del fatturato scende, in termini tendenziali, del 10,7%: il contributo più ampio a tale diminuzione viene dalla componente interna dei beni intermedi.

L'unico incremento tendenziale del fatturato si registra nel settore della fabbricazione di computer, prodotti di elettronica e ottica, app. elettromedicali, app. di misurazione e orologi (+5,2%), mentre la diminuzione più marcata riguarda la fabbricazione di coke e prodotti petroliferi raffinati (-20,8%).

Per quel che riguarda gli ordinativi totali (le "commesse" per l'immediato futuro), si registra un aumento congiunturale dell'1,6%, sintesi di una crescita dello 0,2% degli ordinativi interni (fermi, dunque) e del 3,6% di quelli esteri. Nella media degli ultimi tre mesi gli ordinativi totali diminuiscono del 3,2% rispetto al trimestre precedente.

Nel confronto con il mese di marzo 2012, l'indice grezzo degli ordinativi segna una variazione negativa del 10%. L'unico aumento si registra nella produzione di prodotti farmaceutici di base e preparati farmaceutici (+1,0%), mentre il calo più rilevante si osserva nella metallurgia e fabbricazione di prodotti in metallo (esclusi macchine e impianti) (-17,6%).

E' assolutamente evidente che le "politiche" messe in campo finora - tagli e "riforme strutturali" - hanno un effetto recessivo pesantissimo che ci sta portando sullo stesso sentiero della Grecia e del Portogallo. Alla faccia dei "proclami" con cui la peggiore classe politica mai approdata nelle stanze del governo ci ammorbano da mattina a sera.

IL rapporto Istat completo pdfFatturato_e_ordinativi_dellindustria-20_mag_2013-Testo_integrale.pdf295.6 KB
e le serie storiche xlsfost1303.xls120.5 KB

Fonte

Della serie, quando la cura è peggiore del male che vorrebbe debellare.
unico dato positivo di questo declino, la compressione del settore enrgetico che si traduce automaticamente in un ambiente meno stressato.

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