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08/03/2013

CISL, una multinazionale tra immobiliare, assicurazioni e informatica

Dagospia la spara forte. Ora bisognerà vedere se e quanto di quello che è stato pubblicato è vero, quanto "legittimo" per un sindacato, quanto decisamente fuori luogo.

Diciamolo subito: l'articolo sembra percorso da un'indignazione preventiva, tipica di chi "deve" a tutti i costi dimostrare la sua tesi. Appare condito di considerazioni scombiccherate (il numero spaventoso dei disoccupati non diminuirebbe affatto se la Cisl non avesse questo "tesoretto", ecc.) ma un problema c'è.
Il problema non è tanto nelle proprietà - ha un senso e una legittimità che un sindacato "tesaurizzi" parte della liquidità che proviene dalle tessere, ovviamente soltanto per far fronte ai compiti istituzionali anche nei momenti di difficoltà e crisi, tanto più se molti degli immobili censiti sono in realtà sedi del sindacato stesso - quanto nella distribuzione sovranazionale di queste proprietà. Uno schema che non appare affatto "naturale" e consustanziale alle attività sindacali, proprio più di una holding multinazionale che di una confederazione sindacale.
L'altra perplessità - per usare un eufemismo - deriva dalla "differenziazione" degli "investimenti". Che appare un criterio prudenziale, suggerito da ogni promoter finanziario, ma non su queste dimensioni. Una cosa è investire (per salvaguardare i soldi) un po' in titoli di stato italiani e stranieri, un po' in azioni "anti-cicliche", ecc. Altro è fondare società, condurre attività produttive e speculative che - in linea non solo teorica - dovrebbe comportare un po' di sfruttamento dei lavoratori con i fondi derivanti da altri lavoratori che pagano le tessere.
Per un sindacato di quelle dimensioni, infine, le cifre indicate non appaiono neppure sconvolgenti (se sono veri i numeri di tesserati che la Cisl dichiara). E questo avvalora, non troppo paradossalmente, il fatto che ci si trovi davanti ad iniziative "minori", non dichiarate, "laterali", nella disponibilità di non troppi dirigenti. Del resto, il segretario Raffaele Bonanni è un pensionato che prende anche lo stipendio da segretario, e la vox populi racconta che la sua pratica di pensionamento sia stata sbrigata in un giorno solo. Ma si sa, le malelingue sono sempre all'opera.
Può darsi che esista una spiegazione convincente per questo "tesoretto", anche perché un crollo di credibilità sindacale farebbe il paio con la distrutta credibilità della politica.
Ma se non esistesse...

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LA MULTINAZIONALE CISL - IL SINDACATO DI BONANNI FA AFFARI CON L’INFORMATICA, LE ASSICURAZIONI, I VIAGGI, I FONDI D’INVESTIMENTO, IN UN INTRECCIO DI SOCIETÀ TRA ITALIA, FRANCIA, MESSICO E LUSSEMBURGO - IN- PIÙ C’È UN TESORETTO IMMOBILIARE CHE VALE PIÙ DI 64 MILIONI DI EURO - DA SINDACATO SI È TRASFORMATO IN HOLDING. UNA HOLDING CHE GODE DI MOLTI CONTRATTI CON LA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE…

Stefano Sansonetti per www.Lanotiziagiornale.it >>>

I vorticosi affari della Cisl, tra società lussemburghesi, fiduciarie e partner messicani, non rappresentano "questioni strettamente di attualità sindacale, economica e politica". Sono le parole utilizzate dallo staff di Raffaele Bonanni, il segretario generale del sindacato di via Po che in questo modo preferisce non rispondere alle domande che avrebbe voluto rivolgergli lanotiziagiornale.it, dopo l'inchiesta dedicata al multiforme business della Cisl.

Anche perché il contesto è quello di un periodo in cui in Italia i disoccupati hanno raggiunto quota 3 milioni, ed è come minimo naturale chiedere a un sindacato se sia normale fare affari con l'informatica, le assicurazioni, i viaggi, gli immobili, i fondi comuni d'investimento e via dicendo.

L'entourage di Bonanni, però, non può negare che ci troviamo di fronte "ad assetti societari a dir poco confusi, e che risalgono tra l'altro anche a epoche precedenti". Ma l'impressione è che gli uomini del segretario generale vogliano allontanare il problema da via Po, per scaricarlo su qualcun altro. Non si spiegherebbe altrimenti la richiesta di rivolgersi "ai responsabili legali delle società, totalmente autonome sul piano della gestione", come se la Cisl non fosse a capo della catena di controllo.

UN TESORETTO IMMOBILIARE DA 64 MILIONI DI EURO.

Nel frattempo nei meandri degli interessi economici del sindacato spunta fuori anche un corposo pacchetto di immobili. In questo caso la gestione passa per le mani di tre società immobiliari. La prima si chiama Unitas, ed è controllata al 95% dalla sigla oggi guidata da Bonanni. Ebbene, in pancia alla Unitas si trova una cinquantina di sedi provinciali del sindacato, a cui si aggiungono terreni e qualche centro studi sparso per l'Italia.

I cespiti in questione, sulla base dell'ultimo bilancio relativo al 2011, valgono 21 milioni di euro. Ma la società vanta anche riserve di utili distribuibili per 7,4 milioni e quote in fondi comuni di investimento per un controvalore di 2,1 milioni. Di più, perché la Unitas detiene anche una partecipazione del 100% nell'Immobiliare Nuova Esperide, ennesimo veicolo che custodisce immobili e terreni per 16,1 milioni. A tutto questo va affiancato il patrimonio immobiliare che fa capo all'Inas, il patronato della Cisl.

In questo caso il punto di riferimento è la Inas Immobiliare, che gestisce soprattutto immobili sociali e fabbricati destinati a uffici, per un valore in bilancio di 27,4 milioni. Insomma, se si sommano tutti gli asset in carico alle immobiliari del sindacato viene fuori un tesoretto da 64,5 milioni.

Non c'è che dire, con quelli emersi dall'inchiesta, sono e rimangono numeri degni di una multinazionale. Non certo di un sindacato che dovrebbe mettere la tutela del lavoro in cima alla sua agenda.

da Dagospia


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