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16/01/2013

Europa, finanza, Cina, era già tutto previsto oltre cento anni fa

Capita di fare ragionamenti, capita di sentirsi Cassandre. Crediamo che questioni come la deindustrializzazione, la produzione dalla Cina, lo strapotere della finanza, l'Unione Europea siano improvvise novità accadute negli ultimi anni che ci hanno colto di sorpresa. Cerchiamo di analizzarle, pretendiamo di scoprirne aspetti inediti, chiamiamo "complottista" chi ipotizza che quello che sta accadendo sia un progetto o almeno fosse prevedibile. Che sciocchi.

I veri pensatori, le vere Cassandre ragionano degli eventi con almeno un secolo di anticipo. Eccovi il pensiero dell'economista inglese "pre-keynesiano" John Hobson su capitalismo, finanza, rentiers, Unione Europea e Cina. Dal suo lavoro, Imperialismo, datato 1902.

La più grande parte dell'Europa occidentale potrebbe allora assumere l'aspetto e il carattere ora posseduti soltanto da alcuni luoghi, cioè l'Inghilterra meridionale, la Riviera e le località dell'Italia e della Svizzera visitate dai turisti e abitate da gente ricca. Si avrebbe un piccolo gruppo di ricchi aristocratici, traenti le loro rendite e i loro dividendi dal lontano Oriente; accanto, un gruppo alquanto più numeroso di impiegati e di commercianti e un gruppo ancora maggiore di domestici, lavoratori dei trasporti e operai occupati nel processo finale della lavorazione dei prodotti più avariabili.

Allora scomparirebbero i più importanti rami di industria, e gli alimenti e i prodotti base affluirebbero come tributo dall'Asia o dall'Africa... Ecco quale possibilità sarebbe offerta da una più vasta lega delle potenze occidentali, da una Federazione europea delle grandi potenze. Essa non solo non spingerebbe innanzi l'opera della civiltà mondiale, ma potrebbe presentare il gravissimo pericolo di un parassitismo occidentale, quello di permettere l'esistenza di un gruppo di nazioni industriali più progredite, le cui classi elevate riceverebbero, dall'Asia e dal l'Africa, enormi tributi e, mediante questi, si procurerebbero grandi masse di impiegati e di servitori addomesticati che non sarebbero occupati nella produzione in grande di derrate agricole o di articoli industriali, ma nel servizio personale o in lavori industriali di secondo ordine sotto il controllo della nuova aristocrazia finanziaria.

Coloro per i quali queste teorie [bisognava dire: prospettive] sono da ritenersi indegne di essere prese in considerazione, dovrebbero meditare di più sulle condizioni economiche e sociali di quelle parti dell'odierna Inghilterra meridionale che già sono cadute in questo stato. Essi dovrebbero immaginarsi quale immensa estensione acquisterebbe tale sistema, quando la Cina fosse assoggettata al controllo economico di consimili gruppi di finanzieri, di "investitori di capitale" e dei loro impiegati politici, industriali e commerciali, intenti a pompare profitti dal più grande serbatoio potenziale che mai il mondo abbia conosciuto, per consumarli in Europa. Certo la situazione è troppo complessa e il giuoco delle forze mondiali è così difficile da calcolarsi, da rendere impossibile questa o qualunque altra interpretazione del futuro che sia fatta in un solo senso. Ma le tendenze che dominano attualmente l'imperialismo dell'Europa occidentale agiscono nel senso anzidetto, e se non incontrano una forza opposta che le avvii verso altra direzione, esse lavorano appunto perché il processo abbia lo sbocco suaccennato.

Poco più di dieci anni dopo, scoppiava la prima guerra mondiale.

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