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03/12/2012

Berlinguer, quante cose di sinistra

“Mi rivolgo ai lavoratori e alle lavoratrici: nessuna conquista vi è stata regalata. Avete lottato e sostenuto duri sacrifici perché vi siete trovati contro il grande padronato, le destre, i governi della Democrazia cristiana. Per ogni lotta è stata decisiva la presenza e l’azione del Partito comunista: dare voti alle destre significherebbe compromettere le conquiste raggiunte e rendere più aspre le lotte per nuovi miglioramenti che sono necessari. Dare più voti al Pci significa creare le condizioni per nuove avanzate della classe operaia, dei braccianti, dei contadini, degli impiegati, dei tecnici, del popolo del Mezzogiorno, dei pensionati. Ai pensionati la Dc ha saputo solo promettere aumenti di poche decine di lire. I pensionati sanno che l’avanzata del Pci può garantire la soddisfazione della loro aspirazione che non è quella di ricevere elemosine, ma aver diritto a una vecchiaia serena.”

“Ci rivolgiamo a tutti coloro che amano la libertà. La Dc ha gravemente ceduto a destra, ha fatto ricorso ai voti fascisti per eleggere il presidente della Repubblica, si dichiara pronta a far rientrare nel governo il Partito liberale, non si vergogna di mettere sullo stesso piano fascisti e comunisti. Il Partito comunista è la più grande forza antifascista che ripete oggi allo scherano fascista le parole che Piero Calamandrei volle incise nella lapide di Cuneo: “Su queste strade se vorrai tornare?ai nostri posti ci ritroverai,?morti e vivi, con lo stesso impegno, popolo serrato intorno al monumento?che si chiama,?ora e sempre,? Resistenza.”

“Ci rivolgiamo a tutti gli italiani che vogliono la pace, l’indipendenza per il nostro popolo e per tutti i popoli. Il presidente degli Usa afferma che la guerra nel Vietnam minaccia la pace del mondo. Ma da chi viene questa minaccia? Forse dal popolo vietnamita? Esso non fa che opporsi a un’aggressione atroce e crudele. Noi siamo al suo fianco. La Dc sta dalla parte dell’aggressore e si ostina a voler mantenere l’Italia in una condizione di soggezione e di sovranità limitata.”

“Ci rivolgiamo al cuore e alla ragione di tutti gli italiani che vogliono una società più giusta, liberata dalle discriminazioni di cui soffrono milioni di lavoratori, di giovani e soprattutto di donne. Mi sia consentito rivolgere un benvenuto affettuoso ai nostri connazionali che vengono dall’estero per votare: sono solo una parte dei cinque milioni costretti dalla politica della Dc a percorrere la via amara della ricerca di un lavoro in terra straniera. Votiamo anche per loro. Votiamo perché tutti gli italiani possano avere un lavoro, vivere una vita libera e dignitosa nelle loro terre, nella nostra patria”.


Scampoli d’una tribuna elettorale del 1972: contesti lontani, circostanze diverse, quasi due Repubbliche fa. Intanto Enrico Berlinguer è scomparso da tutti i pantheon del centrosinistra. Eppure questo suo appello al voto – oggi che il Pd sceglie il candidato premier – non è solo un omaggio all’incommensurabile statura politica, ma soprattutto un piccolo ripasso della parola “sinistra”.


Trascorsa l'infatuazione per il "grande partito", mi chiedo quanta passione autentica e quanta retorica elettorale ci fosse nelle parole di Berlinguer.
Peccato non aver vissuto quelle stagioni e quel personaggio.

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