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06/11/2012

Frattura tra comunisti, Diliberto rompe con Rifondazione e tenta l’accordo col Pd

Frattura nella Federazione della Sinistra, l’alleanza che unisce il Partito della Rifondazione Comunista di Ferrero, il Partito dei Comunisti Italiani di Diliberto e altre sigle della sinistra. Il Pdci vuole tentare l’ingresso nell’alleanza di centrosinistra, schierandosi nelle primarie a favore di Vendola, passo sul quale non si trova d’accordo il Prc che resta sulla linea dell’opposizione rigorosa a chi oggi sostiene il governo Monti. Nella riunione dell’ufficio di presidenza non si è votato, ma si è preso atto della differenza di vedute. Rifondazione aveva chiesto di sottoporre la questione a un referendum degli iscritti, ma la proposta è stata respinta.

Diliberto: “Bersani ha ridato un segno laburista al Pd e noi sosterremo Vendola”
Spiega Diliberto: “Bersani, oggettivamente, ha ridato un segno laburista e socialdemocratico al Pd. Almeno nelle sue intenzioni per il futuro. Vuol provare ad archiviare la fase del governo Monti e con esso la stagione fallita del neoliberismo. Cerca di accantonare le fascinazioni clintoniane e blairiane delle terze vie che tanto hanno pesato sulla sinistra italiana. Non a caso – e soprattutto grazie a Vendola – la carta d’intenti non contiene più il riferimento a Monti che, invece, c’era nella prima versione del Pd. Dopo aver registrato oggi, la differenza di orientamento con Rifondazione, tre componenti su quattro della Fds (Pdci, Lavoro e solidarietà di Gian Paolo Patta e Socialismo 2000 di Cesare Salvi) vogliono provare a fare l’accordo con il centrosinistra”.
“La candidatura di Vendola – dice ancora il leader del Pdci – dal mio punto di vista, potrebbe riaprire la questione dell’unità e dell’utilità della sinistra per sostenere le ragioni del lavoro. Non è con lo ‘splendido isolamento’ che i comunisti e le sinistre risorgeranno in Italia. Intendiamo provarci per riportare i comunisti in Parlamento, per provare a ricostruire percorsi unitari a sinistra, per cercare di impedire alle destre di vincere, per tentare di archiviare il berlusconismo e il montismo con un nuovo centro-sinistra e per provare a delineare un’altra Europa”.
Ora il Pdci, ha spiegato da parte sua il responsabile comunicazione del Pdci Flavio Arzarello, “avvierà un confronto con la coalizione dell’Italia bene comune per verificare se ci sono le possibilità di un ingresso nell’alleanza”. Subito dopo, se le trattative andranno a buon fine (ma nel Pdci sono ottimisti) il partito di Diliberto si impegnerà a fondo nelle primarie. “Noi – spiega Arzarello – siamo in sintonia con Vendola, che è il candidato che si oppone con decisione al governo Monti e vuole il superamento radicale delle politiche liberiste del governo. Se poi al secondo turno dovessero passare Renzi e Bersani il nostro impegno sarebbe per il segretario del Pd, che si oppone alle politiche montiane del sindaco di Firenze”.

Ferrero: “Noi vogliamo fare una cosa di sinistra, un New Deal in Italia”
Rifondazione, in una riunione avvenuta peraltro in un clima sereno, aveva proposto di sottoporre la questione con un referendum degli iscritti. Una sorta di primarie interne alle quattro forze politiche che compongono la Federazione per scegliere la linea da intraprendere. Uno strumento del referendum per dirimere temi sui quali non ci fosse stata l’unità era previsto nello stesso statuto della Federazione della Sinistra, che però prevede anche che in caso di maggioranza degli organismi dirigenti di tre soggetti politici sui 4 che compongono la Fds decada la necessità della consultazione degli iscritti. “Si tratta – spiega Paolo Ferrero al fattoquotidiano.it – di una consuetudine che ha anche Izquierda Unida in Spagna: quando ci sono temi su cui si registra una divisione, questa si supera facendo partecipare gli iscritti”.
La strada indicata da Rifondazione, tuttavia, non è stata accolta da Diliberto, Salvi e Patta. Né Ferrero seguirà i leader delle altre forze politiche federate: “Noi abbiamo proposto un documento per costruire un soggetto con tutti coloro che stanno a sinistra del Pd: da Di Pietro ad Alba (Alleanza Lavoro Beni comuni Ambiente, ndr) agli organizzatori della manifestazione del 27 ottobre”. Cioè la protesta del Monti day: “Noi vogliamo fare una cosa di sinistra, visto che il Pd si definisce riformista e progressista, ma ha fatto sparire la parola ‘sinistra’. Noi siamo contro le politiche rigoriste di Monti e per un New Deal in Italia”.

Fonte

L'incapacità delle sinistre di coalizzarsi e far fronte comune è una di quelle pochissime cose che mai andrà in crisi.
Paradossalmente, hanno molta più coscienza di classe e del (proprio) bene comune le destre borghesi e finanziarie piuttosto che qualsivoglia forza di sinistra "politica".

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