Presentazione


Aggregatore d'analisi, opinioni, fatti e (non troppo di rado) musica.
Cerco

15/08/2012

L'alleanza. Sel, Fiom, Pd, Udc, Pdl contro la chiusura dell'Ilva, la Bhopal italiana

Sulla vicenda dell'Ilva, come sempre accade quando ci sono enormi interessi in gioco, si è alzata una enorme cortina fatta di disinformazione. Cortina che va aggiungersi alle polveri sottili e ad altre decine di agenti inquinanti che, lo ricordiamo per non perdere mai di vista la posta in gioco, uccidono centinaia e centinaia di persone l'anno (per l'esattezza 1650) sul territorio tarantino. Statistiche e perizie depositate alla mano, nei soli due quartieri di Taranto più vicini all'Ilva ogni anno c'è un numero di morti, provocati dagli agenti inquinanti dell'Ilva, pari alla strage di Bologna più quella di Piazza della Loggia. Ma facciamo una scheda su fatti e posizioni che riguardano il conflitto in corso sull'Ilva.

LA MAGISTRATURA DI TARANTO ha disposto il seguestro degli impianti della fabbrica del capoluogo pugliese. Dopo una perizia, durata tre mesi, che ha dimostrato come l'Ilva sia  tra le cause, negli ultimi sette anni, oltre 11.000 decessi. Si tratta del disastro ambientale più grave della storia italiana e, da quel che si conosce, anche dell'Europa degli ultimi 30 anni. In un primo momento, dopo aver sequestrato l'impianto, la magistratura aveva affidato la custodia dell'area a caldo dell'Ilva all'amministratore dell'azienda Ferrante. Dopo che l'Ilva ha fatto ricorso contro il provvedimento l'affidamento a Ferrante è stato tolto "per palese conflitto di  interessi" (non puoi avere la custodia di un impianto affidata dalla magistratura e ricorrerci contro). Le richieste della magistratura tarantina sono chiare: la produzione può riprendere solo dopo un piano di risanamento attendibile, con tempi e modi definiti di intervento e certificato nelle sue fasi. Un modo di procedere simile a quello dell'Epa (Environmental Protection Agency americana) che, quando interviene, chiede tempi e modi certi di rientro dalla fase inquinante e a quello degli uffici federali tedeschi che si occupano di protezione dell'ambiente.

I TIMORI di diversi cittadini e operai tarantini, dalle fonti a nostra disposizione, si riassumono in due punti. Il primo che l'Ilva, in un quadro giuridico e politico indeterminato, prenda tempo e produca quanto possibile (inquinando e uccidendo ancora) senza investire in protezione ambientale e tanto meno su un progetto di lunga durata che preveda la bonifica dell'area. In assenza di fondi pubblici e privati, sostengono a Taranto, istituzioni e azienda starebbero perdendo tempo per far tornare tutto più o meno come prima (a parte interventi di facciata). Il secondo riguarda invece la reale durata della presenza Ilva a Taranto. Se l'azienda dovesse intervenire davvero in misure di protezione e sicurezza, i profitti verrebbero praticamente meno. L'ipotesi che formulano diversi cittadini della città pugliese, che osservano il comportamento dell'azienda da anni, è che l'Ilva sarebbe intenzionata a produrre 3-4 anni ancora per poi chiudere. Una logica a breve incompatibile con il risanamento di una territorio colpito dalla catastrofe ambientale italiana più grave dal dopoguerra.

LE POSIZIONI di Sel coincidono con quelle del presidente della regione Puglia. Che ha giudicato l'atto di revoca della custodia dell'impianto non come un fatto che mette l'Ilva con le spalle al muro, costringendola a risanare, ma come qualcosa che "impedisce lo svolgersi della trattativa tra istituzioni e azienda". Vendola, che nell'aprile scorso, aveva parlato di una situazione "buona" nei rilievi sullo stato di salute della popolazione pugliese continua da giorni a parlare di "ambiente" da conciliare con il "lavoro" ma, al momento, non ha ancora parlato delle vittime (che sono migliaia) e nè di quali piani abbia la regione per ridurle a zero. Ci risulta piuttosto che già un anno fa, addirittura su pressione della Uil, i sindacati confederali pugliesi (poi riallineatisi su posizioni più aziendali) avevano chiesto un tavolo di emergenza sulla questione Ilva.
Azienda che, in caso di conferma degli effetti del provvedimento della procura di Taranto, ha minacciato di chiudere anche le altre acciaierie italiane. Minaccia che non solo non è stata contrastata dalla Fiom separando le questioni dell'Ilva da quelle degli altri stabilimenti e ponendo il "risanamento prima di tutto" come condizione per la riapertura di Taranto . Anzi, nelle dichiarazioni di domenica la Fiom ha semplicemente detto "rischiamo la chiusura di tutte le acciaierie del gruppo Riva". Messa così è la legittimazione dell'atteggiamento dell'Ilva. Sel e Fiom sono così spostate sulle posizioni Ilva: impianto in mano a Ferrante, anche se è parte in causa e non soggetto terzo, la produzione riparte comunque, il risanamento si vedrà con il tempo. Senza fissare, almeno fino al momento, tempi, modi, investimenti e in assenza di un reale piano aziendale. Anche dalla Fiom un piano per portare in tempi certi i morti a zero (già, perchè qui tutti parlano genericamente di "ambiente" ma le vittime sono migliaia) non si è visto.

I PARTITI AL GOVERNO si sono espressi allo stesso modo. Sia Pd che Pdl e Udc chiedono a) sostanzialmente che il governo tolga la vicenda Ilva dalle mani della magistratura, riaprendo l'impianto prima di una non ben chiara fase di "risanamento". b) che la vicenda non pesi nei rapporti con gli investitori internazionali. Questo punto è forse più grave del precedente (che è mettere il governo al di sopra della legislazione ambientale togliendo alla magistratura potere di controllo). Significa voler dare un messaggio agli investitori esteri che, se vengono, possono fare come Riva.
Il ministro Clini, a suo tempo contrario persino al protocollo di Kyoto (e che si è detto, da ministro, favorevole a nucleare, Ogm e inceneritori), si è mosso per garantire questa linea. Va rilevato come le intercettazioni telefoniche dei dirigenti dell'Ilva, fatte durante l'inchiesta che ha portato al sequestro dell'impianto, abbiano riportato la seguente affermazione fatta da uno  quadri di punta dell'azienda: "Clini è nostro". Al momento nessuna delle forze di centrosinistra in campo (Sel, Fiom, Pd) si è posta pubblicamente il problema su quale possa essere il ruolo di un ministro simile in una vicenda così delicata con l'Ilva al centro del problema.

Le cronache purtroppo si arricchiranno nei prossimi giorni e ci sarà quindi da informare e da commentare ulteriormente. Due brevi considerazioni in chiusura. La prima è che dopo l'avvicinamento Pd-Sel-Udc siamo di fronte ad una anticipazione sul campo di come potrebbe comportarsi un nuovo governo composto da questi soggetti politici. La seconda che, visto che Taranto è la prima provincia più inquinata d'Italia, la provincia medaglia d'argento dell'inquinamento nazionale è proprio Livorno. Taranto è l'esempio di cosa accadrebbe a Livorno in caso di disastro conclamato, con migliaia di vittime certificate e il rischio di nuove stragi, se il centrosinistra continuasse a manovrare indisturbato.

Fonte

Nessun commento:

Posta un commento