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19/03/2012

La rossa Bastiglia rossa


Da domani parleremo di Sarkozy che sale nei sondaggi e attacca fino all’insulto il candidato socialista Hollande che per ora non reagisce, di Marine Le Pen che impazza sull’estrema destra fino a cercare l’alleanza coi nazionalisti corsi. Domani, perché oggi raccontiamo Piazza della Bastiglia piena di bandiere rosse, centoventimila persone dicono dal palco, dove Jean-Luc Mélenchon, già senatore del PS e oggi candidato presidenziale per il fronte della sinistra unita, tuona “noi siamo le bandiere rosse e il rosso di ogni bandiera”.
Da Nation a Bastille un’ unica folla come non si vedeva da anni riempie le strade. Forse da quel 1981 che vide la vittoria di Mitterand a capo del fronte unito delle sinistre, quando ancora il PCF valeva oltre il 15percento. E’ la prima volta che durante una campagna elettorale un candidato convoca una manifestazione di piazza, si aspettavano trentamila persone, ne sono arrivate tre quattro volte tante. Jean-Luc Mélenchon guida il fronte delle sinistre, composto essenzialmente dal Partito Comunista, dal Partito della Sinistra fondato dallo stesso Mélenchon e la Federazione per una alternativa sociale e ecologica. Un Fronte della sinistra, che pare finalmente stare insieme in modo coeso e entusiasta, certamente in questa campagna elettorale, ma tutti sperano che continui anche oltre, che sia insomma il nocciolo di un nuovo soggetto politico non solo per l’alternanza come è per il PS, ma per l’alternativa. E a livello europeo: “ l’intera Europa aspetta l’eruzione del vulcano francese” grida Jean – Luc con la sciarpa rossa d’ordinanza. Non a caso lo slogan centrale del Fronte della sinistra che sta affisso su tutti i muri di Francia è “prenez le pouvoir”, prendete il potere, e l’intera manifestazione di oggi è stata modellata sull’idea di una “révolution citoyenne” , una rivoluzione civile, per cambiare il regime attraverso le il voto, una “insurrezione civica” altra parola chiave che è risuonata alla Bastiglia, dove i simboli della storia rivoluzionaria francese si sono succeduti l’uno dopo l’altro. Cominciando dal nome di battaglia scelto da Mélenchon quando era un giovane trozkista, Antoine – Joseph Santerre, il birraio che fu tra i protagonisti della presa della Bastiglia il 14 Luglio dell’89. Poi il 18 marzo è anche l’anniversario dell’insurrezione che dette il via alla Comune, e, come se non bastasse, sono passati cinquanta anni dagli accordi di Evian che segnarono la vittoria del FLN e l’indipendenza dell’Algeria. Così la piazza si è riempita di Liberté, Fraternité, Egalité, del nome di Louise Michel eroina della Comune, della fratellanza tra arabi, berberi, algerini e popolo francese, dell’ invettiva contro “l’abietta troika” (UE, BCE, FMI).
Mélenchon ha martellato sull’uguaglianza, sui diritti degli operai in fabbrica, compreso un diritto di parola, di controllo e di veto sui licenziamenti, in corteo si vedevano delegazioni di lavoratori in lotta e/o in occupazione venuti un po’ da tutta la Francia, sulla pensione a 60 anni, sull’aumento dello smig, il salario minimo garantito per legge in Francia, a 1700 euro mensili. In piazza c’erano comunisti, ecologisti, militanti dell’estrema sinistra, ma anche molti socialisti delusi dalla “gauche molle” di Hollande, come la chiamò Martine Aubry. E poi, questa è la sorpresa, molti cittadini/e comuni, non militanti la cui presenza ha triplicato i numeri attesi, quei trentamila annunciati sulla base del criterio della militanza, che sono diventati centomila e oltre. E altre due manifestazioni sono in programma, in due città a “forte concentrazione operaia e rivoluzionaria” come Toulouse, il 5 aprile, e Marseille il 17, insomma Mélenchon mette in atto una dinamica di strada dentro la campagna elettorale, del tutto inedita e che spiazza tanto la destra quanto il PS. Infine a questa dinamica di mobilitazione nelle piazze corrisponde una crescita annunciata dai sondaggi che lo pone oltre l’11percento, con un dato importante: molte dichiarazioni di voto per lui vengono dall’area astensionista, nelle ultime elezioni sempre più ampia.

Fonte.

Una Francia di colore completamente antitetico a quello che tinge l'Eliseo oggi sarebbe un jolly considerevole per tutta l'Europa.

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