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19/01/2012

La guerra del binario

L’articolo 42, capo VI, della bozza del decreto liberalizzazioni presentato dal governo Monti – “Le parole ed i contratti collettivi nazionali di settore sono soppresse” – vorrebbe eliminare così l’attuale base legislativa che regola il trasporto ferroviario italiano.
In particolare la norma, caldamente voluta dal sottosegretario Antonio Catricalà, elimina “l’obbligo, per le imprese ferroviarie e per le associazioni internazionali di imprese ferroviarie che espletano servizi di trasporto sull’infrastruttura ferroviaria nazionale, di osservare i contratti collettivi nazionali di settore, anche con riferimento alle prescrizioni in materia di condizioni di lavoro del personale”. Significa che chi ha la possibilità di entrare nel mercato dei trasporti, può farlo liberamente senza dover sottoscrivere un patto con lo Stato, che della rete ferroviaria è proprietario. Le anticipazioni hanno fatto infuriare tanto i sindacati, contrari alla possibile eliminazione delle attuali disposizioni in materia di lavoro, quanto lo stesso Ad di Trenitalia, Mauro Moretti, che teme di poter perdere la sfida con il vero beneficiario dell’apertura liberista: la Nuovi Treni Veloci (Ntv) di di Luca Cordero di Montezemolo, Diego Della Valle, Banca Intesa e la francese Sncf.
La guerra sul binario, prospettata con l’avvento dei treni dei manager, a febbraio, ha già coinvolto ottocento lavoratori dei treni notte. L’accusa dei licenziati di Servirail (ex Wagon Lits) e Wasteels alla politica di soppressione delle corse messa in moto da Moretti, è proprio quella di voler “dirottare” i passeggeri di cuccette e vagoni letto, sull’Alta velocità. Chi arriva a Roma e vuole andare a Milano, deve per forza scegliere il supertreno della compagnia di bandiera italiana, oppure affidarsi all’offerta di Ntv. Fino alla bozza di oggi Trenitalia era in una posizione di vantaggio, in qualità di contraente del contratto di servizio. Se quest’ultimo dovesse saltare, la posizione dominante di Trenitalia si azzererebbe e la gara al cliente sarebbe spietata.
Sulla torre della stazione centrale di Milano ci sono, intanto, tre padri di famiglia che da più di quaranta giorni stanno portando avanti una lotta proprio perché quel contratto di servizio sia rispettato e, con esso, il diritto al lavoro di ottocento persone. Il loro appello a Moretti è quello di fare un passo indietro e ristabilire i treni notte, garantiti dalla Costituzione e dal contratto con lo Stato. Un contratto che il manager dei treni sembra aver dimenticato, almeno fino ad oggi.

Fonte.

Come ampiamente prevedibile, nessuna possibilità offerta dalla crisi è stata fino ad ora colta, a partire da un ripensamento radicale della mobilità italiana, svenduta per l'ennesima volta ai canonici imprenditori con le pezze al culo.

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