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15/11/2011

Una repubblica fondata sullo spread.



Tutti gridano "Fate presto! Fate presto!". Improvvisamente gli italiani si svegliano e scoprono che non c'è più nemmeno il tempo di bere il caffè. Fino al giorno prima la priorità assoluta del Governo era il decreto intercettazioni, mentre quella indiscussa degli italiani era il video hard di Belen. Poi, dalla sera alla mattina, tutti vanno di corsa. Berlusconi, meno incline alle dimissioni di quanto non fosse Gheddafi, si precipita al colle. Napolitano convoca anche il portinaio del Quirinale. In meno di 24 ore un uomo che il giorno prima era noto solo ai feticisti dell'economia spinta diviene non solo il politico più popolare d'Italia, ma viene insignito della carica di Senatore a vita per i suoi innegabili, inequivocabili altissimi meriti. Senza nessuna discussione parlamentare. Senza nessuna investitura popolare. Senza neppure un misero contrattino con gli italiani negli studi di Porta a Porta. Per decisione dell'uomo che non ha mai preso una decisione, una che fosse una, neppure quando si trattava di rimandare alle camere leggi palesemente incostituzionali. Improvvisamente il presidente della Repubblica si sveglia dal suo torpore, cessa di monitare e avvia le consultazioni. Gli italiani mettono in pausa il video di Belen per lanciare l'hashtag #GrazieGiorgio su Twitter. Come se Monti lo avesse trovato lui, dopo faticose e interminabili ricerche, e non ce lo avessero invece messo altri, lì dov'è, come il Corriere della Sera che da mesi gli preparava il terreno. Il Pdl appoggia. Il Pd appoggia. Fli e Udc appoggiano. Perfino Idv, alla fine, appoggia. Il solito teatrino delle comparse mandate dalla politica, sabato sera, festeggia l'esercito di liberazione straniero, beve champagne e lancia monetine - ma non c'era la crisi? Contenti loro...

 E sia: non c'è più tempo. Fate presto, mi raccomando! Tutti trafelati per bene. Il nodo della cravatta a metà, il paletot che svolazza mentre correte senza sapere dove. L'importante è correre. Del resto c'è la crisi, abbiamo 200 miliardi di titoli in scadenza da qui ad aprile! Come faremo? Forza Monti! Grazie Giorgio! E già che ci siamo perché non Grazie Nicolas, Grazie Angela, Grazie Barack, Grazie Goldman, Grazie Rcs e via dicendo? In fin dei conti, sono loro che hanno deciso... Napolitano che ha fatto? Le televisioni cosa hanno detto? Noi dove eravamo? Sono stati così gentili da fare tutto loro: hanno visto che eravamo impegnati e si sono messi a disposizione. Un G20, due risatine, una speculazione sui nostri titoli, due comunicati stampa et voilà: via il cerotto. Visto? Tutto passato: di cosa avevate paura? Ricordiamoci di ricambiarli, in futuro.
 E poi l'ha detto anche Obama: "L'Italia è un grande paese e sono certo che saprà come continuare a rifinanziare il suo debito". Sì, perché il problema di avere un debito non è come estinguerlo, ma come continuare a farlo crescere. Sono tutti così presi dal grande spettacolo dello spread che si innalza, come quando c'è un eclissi e tutti col naso all'insù, come quando il mare si ritira e a nessuno viene in mente di scappare dalla spiaggia prima che arrivi lo tzunami, che nel frattempo nessuno si accorge degli sconosciuti che vanno e vengono alle loro spalle.

Mario Monti Giorgio Napolitano Claudio Messora Byoblu Byoblu.Com

Cosa significa avere titoli di stato in scadenza? Che bisogna pagarli, con gli interessi. E come si pagano? Vendendone di nuovi e vendendoli a un tasso di interesse accettabile. Come si fa a venderli bene? Basta convincere chi li compra che si tratta di un investimento sicuro, ovvero che saremo in grado di pagare. Come del resto è sempre stato, perché l'Italia ha sempre remunerato i detentori dei suoi Buoni del Tesoro, nonostante il debito pubblico alto non fosse certo una novità dello scorso mese. Ma, dicono, c'è la crisi. I mercati vogliono essere rassicurati. Va bene: come si rassicurano i mercati? Dando l'impressione di avere un governo serio e misure efficaci sul contenimento della spesa pubblica e sul pareggio di bilancio. Oppure, anche, dando l'impressione di essere sul punto di averli. Come è avvenuto in Spagna: anche lì lo spread aveva raggiunto il livello di quello italiano, ma le dimissioni di Zapatero hanno calmierato la speculazione. La Spagna ha detto: faremo nuove elezioni e ci doteremo di un governo che adotterà le misure necessarie. Hanno dato una dimostrazione chiara di intenti, hanno definito una strada da percorrere e i mercati si sono adeguati. E' un po' come mi disse il mio dottore una volta: un medico di base non ha l'obiettivo di guarire un paziente, perché se ci riuscisse perderebbe un cliente. Tuttavia, per lo stesso motivo, non può neanche permettere che muoia. La sua bravura consiste nel mantenerlo in uno stato di costante agonia, cosicché continui indefinitamente ad avere bisogno delle sue cure. Questo è esattamente l'obiettivo dei mercati: se andiamo in default loro perdono i soldi; d'altro canto, se saldiamo i nostri debiti una volta per tutte, loro che sono parassiti, sanguisughe, di cosa vivranno? Dunque sono i mercati ad avere bisogno di noi, e non viceversa.
 Dov'era tutta questa fretta? Se Berlusconi si fosse dimesso, se Monti si fosse presentato a elezioni regolari, con il suo curriculum, con un programma chiaro, chiedendo il voto agli italiani, i mercati giocoforza avrebbero preso atto, lo spread sarebbe sceso e noi avremmo avuto l'impressione di non essere stati presi per il culo. Del resto, un default italiano non conviene a nessuno. Altrimenti, come spiega bene Nicholas Farrel su Libero di oggi, si esce dall'euro, si reintroduce la lira, si soffre un po' sulle importazioni (ma si impara a fare da soli) e in compenso si vola sulle ali delle esportazioni ripartendo alla grande con la produzione e il lavoro. Un po' di coraggio, un po' di dignità, suvvia! Che poi bisogna vedere cosa riuscirà a fare, il senatore a vita Monti, con la stessa accozzaglia di parlamentari che fino a ieri hanno votato le leggi vergogna e che non hanno mai avuto il coraggio di mettere la loro faccia su nessuna riforma utile. Non era meglio fare un Parlamento serio (anche con questa legge elettorale) invece di rischiare di perdere un altro anno?
 Invece i giornali hanno tambureggiato "fate presto!". I talk-show hanno ribadito "fate presto!". La politica ha sbraitato "fate presto!". La gente, tra una cena al ristorante e una partita di Champions, ha twittato "fate presto!". E così Napolitano è stato riesumato e ha "fatto presto". Ora siamo ospiti nel nostro paese, per gentile concessione della BCE, dell'FMI, della coppia Merkozy, della Trilaterale, di Goldman Sachs e di tutti quelli che "il mercato prima di tutto".
 Un tale disse: "non è l'uomo ad essere fatto per il sabato, ma il sabato per l'uomo". Così io vi dico: "non sono i cittadini ad essere fatti per i mercati, ma i mercati per i cittadini".

 Ma finché avremo "tecnici" a decidere delle nostre sorti, l'Italia sarà solo una repubblica fondata sullo spread.



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