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07/10/2011

L'Islanda non molla.

Reykjavik. Il primo ministro Johanna Sigurdardóttir è rinchiusa all'interno dell'Althingi, il parlamento islandese, per spiegare al governo e ai deputati perchè non è possibile rimandare o peggio ancora cancellare il pagamento dei debiti nei confronti di Gran Bretagna e Olanda. Fuori dal parlamento il popolo islandese non ci sta. Persone di tutte le età e di ogni estrazione sociale si sono radunate, prima a decine, poi a centinaia, per mostrare il prorpio dissenso battendo su pentole, bidoni e pali della Luce. Trombe, fischietti e megafoni portano il frastuono all'inverosimile. Di tanto in tanto dalle finestre del Palazzo fa capolino qualche testa Che guarda preoccupata. I manifestanti non mollano, continuano per ore fino a buio inoltrato. Saltano all'unisono, la terra trema. "Abbiamo già mandato a Casa un governo e un parlamento. Faremo lo stesso con loro", dice uno dei tanti giovani presenti. Kristin, Che di anni ne ha 72, è agguerrita: "Stiamo perdendo tutto, I nostri risparmi, le nostre case. Noi non ci stiamo a pagare I debiti di pochi farabutti banchieri Che sono fuggiti all'estero e viaggiano Sui loro jet privati a nostre spese. Non lo permetteremo!"
Dopo il default del 2008 a causa del crollo del sistema bancario, per due volte il popolo islandese ha votato dei referendum per opporsi al pagamento di debiti mostruosi generati dalla gestione criminale delle tre principali banche del Paese.



Fonte.

Gente così tenace e partecipativa meriterebbe la copertina del Time, ma penso che il periodico americano, anche quest'anno riserverà al proprio pubblico un vincitore molto più scontato.

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