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25/10/2011

A lezione dal peggiore.

Berlusconi: "In Ue nessuno può darci lezioni".

 

Roma, 24 ott. (LaPresse) - Inedita strategia di comunicazione del premier, che stretto tra la visita al Quirinale e l'imminente cdm, ha scelto di rispondere con una nota stampa alle critiche rivoltegli da più parti. "L'Italia ha già fatto e si appresta a completare quel che è nell'interesse nazionale ed europeo, e che corrisponde al suo senso di giustizia e di equità sociale" ha esordito in una nota diffusa alle 18 il premier. "Onoriamo il nostro debito pubblico puntualmente, abbiamo un avanzo primario più virtuoso di quello dei nostri partner, faremo il pareggio di bilancio nel 2013 e nessuno ha alcunché da temere dalla terza economia europea, e da questo straordinario paese fondatore che tiene cara la cooperazione sovranazionale almeno quanto la sua orgogliosa indipendenza" ha proseguito Berlusconi.
Poi la stoccata a Sarkozy: "Nessuno nell'Unione può autonominarsi commissario e parlare a nome di governi eletti e di popoli europei. Nessuno è in grado di dare lezioni ai partner". "Abbiamo posizioni ferme, che porteremo al prossimo vertice dell'Unione - ha aggiunto Berlusconi - l'euro è l'unica moneta che non abbia alle spalle, come il dollaro o la sterlina o lo yen, un prestatore di ultima istanza disposto a difendere strutturalmente la sua credibilità di fronte all'aggressività dei mercati finanziari. Questa situazione va corretta una volta per tutte, pena una crisi che sarebbe crisi comune di tutte le economie europee".
C'è spazio anche all'altra protagonista del siparietto di ieri a Bruxelles con Sarkozy, la cancelliera tedesca: "Stiamo facendo qualche timido passo avanti per un governo dell'area euro, ma resta ancora molto da fare. La Germania di Angela Merkel è consapevole di questo, e il suo lavoro si avvarrà della nostra leale collaborazione".
L'appello più forte però Berlusconi lo riserva a "l'insieme della classe dirigente italiana" che se vuol essere considerata tale "invece che un coro di demagoghi, dovrebbe unirsi nello sforzo dello sviluppo e delle necessarie riforme strutturali sulle quali il governo ha preso e sta per prendere nuove decisioni di grande importanza". Perché l'Italia "del lavoro e dell'impresa sa come stanno le cose, vuole un deciso impulso alla libertà e alla concorrenza, e non partecipa a giochi di potere, interni ed europei". Perciò, in una conclusione venata di ottimismo, Berlusconi chiede: "Sarebbe un bene se l'Italia dei partiti e delle fazioni si scrollasse di dosso le vecchie abitudini negative, e per una volta si mettesse a ragionare in sintonia con il paese reale abbandonando il pessimismo e il catastrofismo".

Fonte.

Quando tocca ammettere che uno come Berlusconi (peggio di lui giusto Andreotti) dice, almeno in parte, il vero significa che il fondo del barile è stato bucato per bene a furia di raschiamenti.
Il futuro è sempre più fosco.

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